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“Quel millenovecento69” di Giuseppe Resta – Recensione

“Quel millenovecento69” di Giuseppe Resta – Recensione

di Evelyn Zappimbulso

Un viaggio impetuoso e fresco sul finire degli anni ’60, quando le pizze erano un lusso, condite di gioventù e rabbia, tra le vicende narrate nella Florida d’Italia, il Salento, come si legge nella introduzione del romanzo dello scrittore architetto Pinuccio Resta, de “I libri di Icaro”, per la collana narrativa del genere racconti del Salento.

All’alba del sistema Arpanet, che poi diventerà Internet e di un boom economico che faceva capolino insieme alla liberalizzazione all’accesso all’Università, Lu Luigi, come lo chiama il narratore nel romanzo, accompagna il lettore tra i pensieri e i ricordi di un preadolescente che gusta il sole del sud, le coccole della zia con cui vive e il sapore dei panini ai peperoni, della sua terra tra eventi che segnano la storia e prologhi di emozioni. Un sessantanove interessante, cambiava Lu Luigi, cambiava l’Italia, cambiava il mondo.

Tra maggiorate ideale di bellezza e “fettine d’obbligo” Lu Luigi, quattordicenne con le “ginocchia sbucciate e occhi furfanti” – segni inequivocabili di sveltezza – da giovane che promette bene per il futuro, non si gode un’estate di vacanza prima delle scuole superiori, ma segue il suo ex prof. di educazione fisica Pino Rausa, che gli chiede di aiutarlo nella sua ditta di bibite per trasportare birre con un’Ape. Assunzione diretta senza patente, libretto e sindacati, volano unidirezionale verso la libertà in sella al tanto agognato motorino Corsarino Zeta Zeta.

Lu Luigi ama leggere, al punto di immedesimarsi nei romanzi e capire che la sua vita “anche se fatta di cose semplici e sensazioni banali, usuali, senza erosimi o grandi conflitti interiori, poteva essere perfino letteratura”. Proprio come gli accade, per mano del suo autore Pinuccio Resta.

Una generazione di adolescenti, Lu Luigi, Lu Francu, Lu Salvatore, Lu Glaudiu, Lu Sergiu, Lu Ginu, Lu Mariu, la solita ghenga. Amici da sempre, vicini di casa, compagni di giochi da una vita, tra bar – scuola sociale – e bettole – relitti sociali, classificati tra i fossili antropologici. Nati e vissuti senza smartphone e whatsApp, ragazzi del Sud (con la maiuscola) con notevoli circonvoluzioni celebrali messe appunto per intercettare con precisione maniacale, dopo tanto allenamento, la propria zita, in luogo ascoso e poco frequentato per rubarle un bacio o solo un saluto o solo uno sguardo. Brillantemente laureati in fisica per amore. Lu Luigi, protagonista primo del romanzo, sbanda tra impennate d’ormoni per il ricciolo anarchico de La Carmen e prime emozioni per le ragazze locali, non paragonabili alle “transalpine”, certo disinibite, ma annacquate dalla nordicità. Il primo bacio, benedetto dalla luna, puro casto, al gusto di caramella.

Anni futuristi, cadenzati dai tormentoni nazionali della Gigliola e Celentano, quando la spiaggia la domenica d’estate era qualcosa di simile alla bolgia dantesca. Però bastava viaggiare in autostrada, che passava in fretta sopra tutto e tutti, per incontrare Gianni Morandi in Autogrill o andare dal barman terapista Lu Domenico per capire che l’amore è come un cono gelato.

Termina come un film anni sessanta, il romanzo di formazione di Pinuccio Resta. Proprio quando la scena si fa più calda e promettente, dissolvenza e buio si impossessano dello schermo, così tutto è rimandato alla fantasia. Immaginazione del lettore che non può non innamorarsi di Lu Luigi, così audace ed educato allo stesso tempo, svelto e preciso, timido ma ubriaco di vita, già grande nei suoi meravigliosi quattordici anni di un matto di ragazzino italiano, con i capelli e gli occhi neri, bello e promettente, cresciuto bene, da cristiano di politica. Nato lavoratore. Niente … Cose così. Semplici ed eterni scrigni di bellezza.

Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corriere pl.it

Il libro sarà presentato sabato 7 maggio alle ore 19,00 c/o l’Associazione Utòpia in Grottaglie

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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