Principale Arte, Cultura & Società Il gioco nel Medioevo

Il gioco nel Medioevo

Il gioco nel Medioevo
di Claudia Babudri

C’è chi gioca a pallavolo, chi a calcio, chi con i racchettoni in spiaggia. Di inverno sono insostituibili i giochi da tavolo, le carte o gli scacchi nel tepore delle nostre case. I nostri svaghi moderni sono i più vari anche se alcuni hanno sapore davvero antico. La battaglia di Bernardino da Siena, noto predicatore medievale, contro il gioco in tutte le sue forme non ebbe l’esito sperato. Carte, dadi e scacchi sono in uso ancor oggi nonostante le antiche invettive, in quanto considerati strumento del Demonio. Le carte si diffusero in Europanell’ultimo quarto del Trecento.  La loro fabbricazione era appannaggio dell’interesse reale (specie francese) in modo da ricavarne introiti fiscali. I mazzi giunti fino a noi, destinati un tempo alle grandi famiglie, sono in realtà tarocchi come quelli di Carlo VI realizzati in Italia a fine Quattrocento, oggi fruibili alla Biblioteca Nazionale di Parigi.  Per quanto utilizzate dai nobili, le carte non godevano dello stesso prestigio degli scacchi, gioco ufficiale dell’aristocrazia. Rappresentati in numerosi cofanetti e su copertine di specchi in avorio tra XIV e XV secolo, dipinti in scene sempre cortesi, gli scacchi ebbero origine nell’India del VI secolo. Nel lungo viaggio dall’Oriente, subirono alcune modifiche: l’elefante divenne l’alfiere, il cammello la torre e il visir la regina. Le pedine degli scacchi procedono lentamente, simulando uno scontro corpo a corpo che non mancava in giochi molto più violenti. Tutti da bambini hanno giocato a palle di neve o se d’estate, a rinfrescanti secchiate d’acqua. Sono note, tra i pargoli, le gare in bicicletta, le sfide a chi corre più lontano o più veloce. In alcuni casi, si simulano anche battaglie fantastiche in cui i più piccoli, sull’onda della fantasia, divengono prodi cavalieri che espugnano la torre o sconfiggono il drago. È proprio l’antropologia ad attestare queste battaglie tra fanciulli come tradizione generale dei popoli con un fondo comune antichissimo. Così come in epoca romana, anche il Medioevo riprende il gioco della battaglia ma in modo più cruento. Parlo della battagliola. Quasi ovunque era usanza giocare con sassi, clave, bastoni o mazze (da cui deriva il verbo ammazzare). Le fonti medievali registrano questa usanza, in auge specialmente tra il Carnevale e la Quaresima, come “ludus”, gioco svolto solitamente in aree suburbane o, in taluni casi, anche nelle piazze cittadine. Partecipavano solo maschi, senza distinzione d’età o di ceto: si dividevano in squadre e poi si battevano fino alla sconfitta totale di una delle due squadre. Per quanto gioco violento, il diritto lo considerava sempre uno svago e l’opinione pubblica non si scandalizzava poi troppo a meno che la violenza non diventasse intollerabile. Mi raccomando, non provateci a casa.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Corriere Nazionale

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