Principale Economia & Finanza I 10 alimenti che hanno subito i maggiori rincari

I 10 alimenti che hanno subito i maggiori rincari

Le associazioni dei consumatori hanno elaborato i dati Istat per stilare la classifica di alimenti e bevande che in aprile hanno toccato il massimo

di Silvia Inghirami

© Melissa Kuhnell / Robert Harding Premium / robertharding via AFP
– Un baco del pesce al mercato di Ballarò, a Palermo

Con la guerra in Ucraina molti prodotti alimentari hanno segnato incrementi “a dir poco allarmanti”. Lo segnalano le associazioni dei consumatori, che hanno elaborato i dati Istat per stilare la classifica di alimenti e bevande che in aprile hanno registrato i maggiori rincari annui. “L’inflazione per questi beni è letteralmente decollata – afferma l’Unione Nazionale Consumatori – con un rialzo mensile dell’1,5%, salendo dal 5,8% di marzo al 6,7%. Tradotto in termini di aumento del costo della vita significa, per una coppia con due figli, una spesa aggiuntiva annua pari a 502 euro solo per mangiare e bere, per una coppia con 1 figlio la stangata per cibo e bevande è pari a 451 euro, 549 euro per una coppia con 3 figli, 373 per una famiglia tipo”.

Olio in testa al podio

Il record dei rincari spetta all’olio diverso da quello di oliva che esplode del 63,5%; al secondo posto della top 20 la farina che vola del 17,2% su aprile 2021 (medaglia d’argento anche su marzo 2022, con +5,9%). Sul gradino più basso del podio il burro che sale del 15,7% in un anno.

La pasta è aumentata più della carne

Al quarto posto la pasta (fresca, secca e preparati di pasta), che si impenna del 14,1%. Seguono il pollame che svetta del 12,2%, i vegetali freschi diversi da patate e altri tuberi (+12%), al settimo posto i frutti di mare freschi (+10,2%).

Preoccupante, in vista della prossime estate il caso gelati. Nonostante la domanda non sia certo decollata, il rialzo è già del 9,5%.

Chiudono la top ten le uova (+9,3%) e i succhi di frutta e verdura (+8,9%). Nella top 20, in 11 posizione, il pane (fresco e confezionato) con +8,4%, seguito da frutta fresca (+7,8%), pesce fresco, margarina e patatine fritte (tutte e 3 a +7,7%) al 3 posto per la variazione congiunturale (+5,2%).

La carne più rincarata, in 14 posizione, quella di wurstel, carne macinata e salsicce, che aumenta del 7,3%, poi latte conservato (+7,1%), carne ovina e caprina (+6,9%), per via della Pasqua. In 17 posizione il riso (+6,6%). Seguono olio di oliva e acque minerali (ambedue a +6,1%). In 19 posizione conserve di frutta e prodotti a base di frutta con un incremento del 5,9%, mentre chiude la top 20 lo zucchero con +5,7%.

La spesa di una famiglia tipo

Considerando, pero’, la spesa di una famiglia tipo, la classifica cambia totalmente. Al 1 posto della top ten i vegetali freschi che pur con un’inflazione “solo” del 12%, costano 52 euro e 80 cent in più su base annua. Al 2 posto la frutta fresca, in 12 posizione quanto a crescita dei prezzi, ma con un aggravio pari a 34,80 euro, al 3 posto il pollame, +28,70 euro nei dodici mesi.

Appena fuori dal podio il pane, +22 euro, seguito a ruota dalla pasta (+20,70 euro) e dal pesce fresco (+16,30 euro). Solo in 7 posizione il vincitore dell’altra classifica, l’olio diverso da quello di oliva, con +14,90 euro. Segue l’acqua minerale (+9,20 euro) e la farina (+7,40 euro). Chiude la top ten l’olio di oliva, +7,30 euro.

La stangata annua è pari a 214 euro

Questi soli dieci prodotti determinano una stangata annua pari a 214,10 euro. Assoutenti calcola che l’olio di semi di girasole in soli due mesi, tra gennaio e marzo 2022, ha fatto registrare aumenti di prezzo superiori al 40% a Verona e Lodi, tra il 20% e il 25% a Mantova, Cremona, Sassari, Novara e Vercelli e tra il +10% e il 20% in ben 19 province italiane.

Ma a crescere a ritmi sostenuti sono anche i listini della pasta: a Messina in soli due mesi è aumentata del +13%, a Venezia del +11%, e in generale ben 12 città registrano per tale prodotto incrementi superiori addirittura al tasso annuo di inflazione. Va male anche sul fronte del pane: a Cremona tra gennaio e marzo il prezzo al chilo aumenta del +12,2%, a Cosenza del +8,7%, e incrementi superiori al 6% si registrano a Terni, Belluno, Lecco, Lodi.

“A inizio conflitto avevamo denunciato il rischio di rincari proprio per quei prodotti realizzati con materie prime di cui Russia e Ucraina sono principali esportatori – afferma il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi – I numeri ufficiali ci danno oggi ragione: al di là dei record registrati da alcune province, gli aumenti dei prezzi di pane, pasta e olio di semi sono generalizzati e interessano tutte le città, e a fine anno avranno un impatto pesante sui bilanci delle famiglie, essendo beni primari di cui i cittadini non possono fare a meno.

In tale contesto, il rischio di speculazioni sulla pelle dei consumatori è elevatissimo: per tale motivo invieremo il nostro report a Mr Prezzi, affinchè indaghi sugli aumenti spropositati dei listini che in soli due mesi si sono abbatute sulle famiglie

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.