Donare è un atto di amore.
La parola “dono” deriva dal latino “donum”, dare ad altri senza alcun corrispettivo in cambio. È un atto libero che non comporta alcuna costrizione nel donare e neanche nel ricevere.
di Anna Materi
Un gesto di generosità per un passo verso la fiducia
Secondo il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara “la generosità spesso non insegue il clamore, opera in silenzio, quasi con pudore. Quel pudore che deriva dalla consapevolezza di non essere in sintonia col pensare generale. Forse dovremmo imparare, tutti, a volere più bene a noi stessi e a liberarci dai vincoli e dai pesi che la società ci impone, recuperando la nostra soggettività e la nostra libertà di pensiero”.
Il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione (IID) Stefano Tabò sostiene che promuovere la cultura del dono sia necessario per sviluppare anche il senso di fiducia nel futuro. Infatti ogniqualvolta si rafforzano posizioni contrarie all’accoglienza e alla solidarietà, la comunità sente in sé la necessità di un gesto di solidarietà. A tal fine sarà necessario uscire dalla sfera del privato dove ogni proiezione personale si compie nell’atto del consumo e apprendere l’arte del dono.
L’importanza della cultura del dono
Apprendere l’arte del dono è pensare l’altro come un dono, cioè partecipare alla vita dell’altro, condividerne gli interessi, i successi, le scelte. Questo ci permette di sperimentare l’arte della comunicazione, perché solo donando si sceglie di restare, di sperimentare insieme. Il dono acquisisce così un significato superiore, non più fine a sé stessa, ma come azione partecipativa alla vita dell’altro.
La cultura del dono non è un’utopia, va esercitata con piccole azioni quotidiane o con grandi richiami internazionali, quali possono essere le raccolte fondi. Se è vero che la generosità non insegue il clamore, è pur vero che solo nella generosità noi troviamo fondamento dell’essere parte attiva del cambiamento, con quel senso di altruismo che ha cambiato forma e sostanza.
Donare è al contempo ricevere, in quel senso ermeneutico che produce gratitudine. Ci sentiremo così allineati al senso della vita, perché solo nella condivisione dell’atto si sviluppa quell’intelligenza emotiva che ci fa sentire “vivi” nella reciprocità. Il donare ci permette di dare senza perdere, al contempo prende senza togliere alcunché.
L’intelligenza emotiva nelle realtà di crowdfunding
Come ci insegna Lorenzo Fariselli, direttore di Six Seconds Italia & EQ Biz, “l’intelligenza emotiva ci permette di unire pensiero ed emozioni in maniera consapevole, portandoci a comportamenti efficaci, intenzionali e sostenibili nel tempo”. Sarà dunque la chiave per far leva e sviluppare competenze di produttività, collaborazione e fiducia.
Come può coniugarsi l’esperienza formativa di intelligenza emotiva con la realtà del crowdfunding? Fariselli in ciò è chiaro: “Penso che il crowdfunding e l’Intelligenza Emotiva abbiano lo stesso cuore: unire le persone per un obiettivo più “alto”. Nel modello di Intelligenza Emotiva di Six Seconds c’è un’area completamente dedicata a tutto ciò ed è quella che chiamiamo Self Direction. L’area cioè che orienta e direziona le nostre azioni. La Self Direction è composta da due competenze: l’empatia ed il perseguimento di obiettivi nobili.”
“Attraverso l’empatia” – continua Fariselli – “riusciamo a rispondere in maniera appropriata alle emozioni altrui, agiamo nel rispetto degli altri. L’empatia è la chiave per essere allineati con le persone che vogliono sostenere il progetto. Quindi allenare l’Empatia del founder è molto importante affinché non trascuri la dimensione emozionale nella sua comunicazione. La seconda competenza è invece l’Obiettivo Nobile, che nel crowdfunding può tradursi nell’impatto sociale che la campagna ha sul mondo. Tutto questo significa che attraverso la chiarezza del proprio obiettivo nobile il founder riuscirà con più facilità a rendere chiaro l’impatto della sua campagna, mentre attraverso l’empatia sarà più efficace nel portare gli altri a bordo, facendo percepire così tutti i benefici della campagna stessa”.
Educare gli studenti alla cultura del dono
Liberandoci dal fardello dell’apparire e dando senso invece all’atto del dono possiamo coltivare quella cultura che non appare nei libri di scuola, ma che dalla scuola deve essere coltivata e incentivata come risorsa educativa per il benessere degli studenti. La scuola deve poterli educare come cittadini liberi e consapevoli di avere un ruolo proattivo all’interno della comunità.
Sarà quindi necessario sviluppare un’azione trasversale che veda protagonisti la scuola, i professionisti dell’educazione, le associazioni del Terzo Settore e il volontariato, al fine di sviluppare una corretta conoscenza della cultura del dono, che possa dare senso di appartenenza e sviluppare quindi quel capitale sociale che si accresce solo se “consumato” nella comunità.
Perché promuovere all’interno della scuola interventi educativi sulla cultura del dono? Gli studenti sono propensi al confronto se opportunamente stimolati alla riflessione in tema di responsabilità civile. Potranno voler chiarire eventuali dubbi che possono sorgere in merito al dono e sarà quindi necessario proporre esempi concreti di persone che hanno donato ad esempio attraverso una raccolta fondi.
In questo contesto si pone l’European Crowdfunding Festival, che vuole promuovere la cultura del dono attraverso atti di comunicazione sociale. Durante la terza edizione conosceremo anche i donatori attraverso piattaforme che permettono di sviluppare raccolte fondi per obiettivi di natura sociale. Gli studenti dell’Istituto Comprensivo Verga di Bari racconteranno la loro esperienza nel progettare una raccolta fondi all’interno della loro scuola per migliorarla, nell’ottica di quella domanda “La scuola che vorrei”, che stimola gli studenti a porsi nuove domande e a darsi nuovi obiettivi.
La vision del Festival è suscitare emozioni, dopo aver provocato curiosità e desiderio di entrare a far parte di qualcosa che cresce solo se si consuma. Questa è la natura intrinseca di quel capitale sociale di cui parlavamo: poter insieme pensare al cambiamento che svilupperà azioni di partecipazione collettiva. Le raccolte fondi permettono di donare senza perdere, anzi permettono di crescere in solidarietà, umanità e consapevolezza di sé.
Partecipare al Festival è un dono che noi facciamo innanzitutto a noi stessi, nella conoscenza della cultura del dono e nello sviluppo di processi di raccolta fondi potremo acquisire quelle competenze che ci renderanno cittadini attivi e consapevoli.
Per partecipare al festival è necessario iscriversi: