Principale Estero Castaner: “Il voto in Francia è un referendum sull’Ue”

Castaner: “Il voto in Francia è un referendum sull’Ue”

 

Ultime 48 ore di campagna dei candidati prima del silenzio elettorale. Intervista al fedelissimo di Macron, capogruppo di En marche, che all’AGI dice: “Le Pen non ha nessuna lezione da dare”.

 

 

© Xose Bouzas / Hans Lucas via AFP – Christophe Castaner

AGI – Il ballottaggio delle presidenziali francesi di domenica sarà “un referendum in cui si chiede se si è a favore o contro l’Europa” e “bisogna essere lucidi e umili, perché un’elezione non è assolutamente una partita già giocata“. Lo dice all’AGI Christophe Castaner, fedelissimo di Emmanuel Macron, attualmente capogruppo del partito ‘La Republique en marche’ all’Assemblea Nazionale.

Ministro dell’Interno francese dal 16 ottobre 2018 al 6 luglio 2020, Castaner sottolinea che “dobbiamo continuare ad agire, per mostrare che la politica che conduciamo produce risultati, e allo stesso tempo combattere il discorso di odio del Fronte Nazionale“.

“Il progetto di Emmanuel Macron è chiaro”, aggiunge, “è un progetto ottimista, per una nuova epoca francese e europea”, e “che consentirà di unire i francesi”. E per quanto riguarda la sicurezza, “Le Pen non ha nessuna lezione da dare, perché da deputata ha votato contro tutte le misure che abbiamo deciso per rafforzare le forze dell’ordine e il comparto Giustizia”.

 

Qual è la posta in gioco di questo secondo turno, per la Francia e per l’Europa?

La scelta che faranno i francesi domenica sarà determinante per il futuro della Francia, ma anche per quello dell’Europa. La posta in gioco è sapere se la Francia manterrà il suo ruolo di motore di un’Europa forte, continuando a lavorare per un’Europa più efficace, più al servizio dei cittadini europei, ma sempre fiera dei suoi valori. Oppure se la Francia sceglie un progetto con cui si chiude in se stessa, un progetto di uscita dall’Unione Europea (anche se Marine Le Pen lo nasconde) e che prevede un’alleanza con la Russia.

In questo senso, l’elezione di domenica è un referendum in cui si chiede se si è a favore o contro l’Europa, a favore o contro la Repubblica, a favore o contro l’azione ecologica, a favore o contro la gioventù. Il risultato di domenica sarà la risposta dei francesi a questi quesiti. Nulla è deciso.

Ovviamente la posta in gioco è anche estremamente forte per l’insieme dell’Europa. Nel periodo di tensioni che viviamo, abbiamo visto come un’Europa unita e solidale può contare sulla scenza internazionale. Con una Francia alleata di Putin le cose sarebbero molto diverse.

Secondo i sondaggi, soprattutto quelli di alcuni giorni fa, il ballottaggio fra Macron e Le Pen potrebbe essere serrato: Lei teme una vittoria della candidata del Rassemblement National? Fra l’altro, i sondaggi dicono anche che circa il 17% degli elettori di Jean-Luc Melenchon pensa di votare per Le Pen e nei Republicains sono emerse divisioni sul sostegno a Macron

Al primo turno, circa 10 milioni di elettori hanno dato la loro fiducia a Emmanuel Macron e lo hanno posizionato in testa. Ma bisogna essere lucidi e umili: un’elezione non è assolutamente già giocata. Ci restano alcune ore per convincere, presentando il nostro progetto e allo stesso tempo radunando ancora di più tutti coloro che non vogliono l’estrema destra al potere.

La sera del primo turno, dopo la diffusione dei risultati, Macron ha affermato che vuole unire, aggiungendo che gli elettori vanno convinti “con molta umiltà”. Ma è stato accusato di essere il “presidente dei ricchi” e di avere una linea politica non ben definita, che cerca di accontentare un po’ tutti. Come può, quindi, Macron convincere i francesi e battere Le Pen?

Si tratta di una domanda molto ampia. Ad ogni modo, la lotta contro l’estrema destra è al cuore della mia lotta politica. Per combattere i populismi, sotto tutte le forme, abbiamo innanzitutto combattutto contro ciò che è alla radice delle preoccupazioni. Nel 2017, era spesso la disoccupazione.

Abbiamo dunque varato una serie di misure per lottare contro quest’ultima, per ridare forza alla nostra economia. Oggi la disoccupazione è al livello più basso, nonostante la crisi sanitaria e le sue conseguenze. Ma non se ne parla più. Altre preoccupazioni sono però emerse e sostituendo quella della disoccupazione. Noi dobbiamo quindi continuare ad agire, per mostrare che la politica che conduciamo produce risultati, e allo stesso tempo combattere il discorso di odio del Fronte Nazionale.

Il progetto di Emmanuel Macron è chiaro. È un progetto ottimista, per una nuova epoca francese e europea. E’ un progetto che crede nel futuro della Francia, nelle sue forze, e che consentirà di unire i francesi.

Quanto alla politica del “en meme temps” (in francese “allo stesso tempo”, espressione spesso utilizzata dallo stesso Macron nei suoi discorsi e che gli osservatori considerano come espressione di una politica non ben definita, ndr), ebbene la rivendico, perché permette di portare avanti politiche equilibrate e di non decidere soltanto con dogmatismo. Poco importa se un’idea è di destra o di sinistra: se è buona per il Paese bisogna poterla attuare.

Il potere di acquisto sembra aver dominato questa campagna elettorale, ma può spiegare da solo così tanti voti all’estrema destra al primo turno e così tanti vosti a Le Pen nei sondaggi sul secondo turno? La Francia è forse cambiata negli ultimi 5 anni?

Certo che no. Ci sono certamente ragioni molto diverse per cui si vota per il Fronte Nazionale. Marine Le Pen pretende di essere la candidata del potere di acquisto, ma nulla è più falso: le misure che propone non hanno la copertura finanziaria e sarebbero un disastro per l’economia del Paese, ma soprattutto non porterebbero vantaggi a coloro che ne hanno più bisogno. Sul tema del potere d’acquisto come sugli altri Marine Le Pen è una impostora totale.

Ma ciò che è certo è che gioca su una paura – quella, cioè, di un futuro più difficile – e allo stesso tempo su una preoccupazione forte legata alle crisi internazionali, alle tensioni sui prezzi, all’incertezza.

Qualsiasi cosa accada e qualsiasi siano gli eventi mondiali, l’estrema destra si adatterà per cavalcare l’onda delle paure. Spetta a noi lottare contro.

Il giorno dopo il primo turno, in una intervista televisiva, Macron ha affermato che non vuole dividere la Francia sulla sua proposta dell’innalzamento delle pensioni a 65 anni: ha fatto forse marcia indietro?

Emmanuel Macron ha il coraggio delle sue convinzioni e di dire la verità ai francesi. Propone una riforma d’insieme del sistema pensionistico per preservare il nostro modello sociale. È la scelta di società che facciamo. Un’altra scelta comporterebbe un peggioramento del sistema di protezione sociale (sistema sanitario, pensioni…) oppure un aumento delle imposte. Non vogliamo né l’uno né l’altro.

Emmanuel Macron non ricorre al dogmatismo: sa ascoltare le preoccupazioni che vengono espresse, sia durante le sue trasferte che durante il primo turno delle elezioni. Il nostro obiettivo è lo stesso: garantire l’equilibrio del sistema pensionistico al fine di non lasciare la povertà dilagare, assicurando il finanziamento delle pensioni basse e di chi svolge lavori faticosi e di non far pesare sui nostri figli il costo delle scelte che non faremmo oggi.

Preciso che l’età pensionabile per le persone portatrici di handicap (55 anni) non cambierà. Non apporteremo modifiche alle regole sul periodo dei contributi versati né sull’età della “decote” (quella, cioè, per ottenere la pensione completa quando non sono stati versati tutti i contributi, ndr) che resta 67 anni.

Le Pen accusa Macron di non aver controllato l’immigrazione durante il suo quinquennato. Accusa anche il presidente uscente di non aver fatto nulla per migliorare la sicurezza, in particolare nelle banlieue: come risponde a queste accuse, che in parte colpiscono anche Lei, dato che è stato ministro dell’Interno per quasi due anni?

Marine Le Pen è nell’ambito dell’incantesimo, mentre Emmanuel Macron agisce. Le Pen propone più mezzi per polizia e gendarmi, più posti nelle carceri, più risorse per il comparto Giustizia. Occorre però ricordarle che da deputata ha votato sistematicamente contro tutte le misure che abbiamo deciso.

Ovvero, contro la creazione di 10mila nuovi posti di agenti di polizia e di gendarmi, contro l’aumento del 33% del budget della Giustizia, contro la creazione di 15mila nuovi posti in prigione. Non ha nessuna lezione da dare insomma! Soprattutto perché i risultati ci sono, in particolare per i reati contro i beni e le persone.

Se i francesi porranno nuovamente la loro fiducia in Emmanuel Macron, egli potrà proseguire la sua azione con più risorse per la sicurezza, ma anche per la Giustizia, perché non può esserci una politica di sicurezza efficace senza una Giustizia forte

 

 

 

 

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.