Principale Attualità & Cronaca Cerimonia della Bandiera al Banco delle Opere di Carità

Cerimonia della Bandiera al Banco delle Opere di Carità

BITONTO – Un momento per ringraziare tutti coloro che durante l’emergenza covid hanno dedicato risorse proprie e impegno personale per assistere la popolazione in difficoltà: questo lo scopo della Cerimonia della Bandiera che si è svolta sabato scorso al Banco delle Opere di Carità in via Sarago a Bitonto. Coinvolte numerose aziende ma anche enti e associazioni. A condurre la cerimonia Marco Tribuzio, direttore operativo del Banco, che ha ringraziato tutti i collaboratori per lo straordinario lavoro svolto durante la pandemia, «una situazione impensabile che ha visto cittadini e istituzioni disorientati e sgomenti. Grazie agli instancabili volontari non si è permesso alla crisi del covid di diventare anche crisi della fame».
«Importante – ha aggiuto Tribuzio – è stato anche il supporto delle forze dell’ordine, fondamentale quando il Banco delle Opere fu preso di mira da alcuni delinquenti (il 23 giugno e il 7 novembre del 2020, ndr)».
 Durante la pandemia la struttura si è confermata punto di riferimento per gli enti del territorio, diventando il fulcro di una grande rete di solidarietà fatta di aziende e associazioni, affrontando l’emergenza sociale e dimostrando (ancora una volta) il buon cuore dei bitontini.
Il sindaco Michele Abbaticchio, nel suo intervento, si è detto grato al Banco per il suo costante impegno. Don Vito Piccinonna, direttore della Caritas di Bari e parroco rettore della basilica Santi Medici di Bitonto, ha ricordato l’importanza della solidarietà, sempre più rara a causa dell’individualismo sfrenato dei nostri giorni.
Anche nella giornata di sabato non è mancato l’impegno delle associazioni, come Amacuore Bari OdV che ha donato un defibrillatore e formato alcuni operatori del Banco al suo utilizzo, e Volley & Fun Bitonto che ha devoluto oltre 150 uova di cioccolato e piccole colombe pasquali da distribuire alle parrocchie.
Dopo aver issato le bandiere dell’Italia e dell’Unione Europea, la cerimonia si è conclusa con la consegna di 80 targhe ad aziende e associazioni che durante la pandemia hanno sostenuto il Banco delle Opere di Carità.
A conclusione della cerimonia, Marco Tribuzio ha ripercorso con BitontoLive la storia del Banco: «Fu costituito nel gennaio del 2013, quasi dieci anni fa, affiliandosi alla ben più longeva fondazione nazionale. Allora, all’interno della nostra diocesi, poi nelle altre prossime, nacque la necessità di creare un luogo più vicino da cui approvvigionarsi di beni alimentari destinati a sostegno dei poveri. Fino a prima dell’esistenza di questa struttura, per raggiungere le sedi di altri banchi, i volontari degli enti impegnavano intere giornate, dovendo percorrere con i mezzi oltre 200 chilometri. Queste condizioni stavano rendendo oneroso e facendo venire meno la possibilità da parte di molti di offrire questo impegno che già di per sé, a monte, vede dedicate molte ore di tempo personale, senza badare ad orari o alla preminenza di impegni personali. Così si pensò alla creazione di una struttura più prossima. Io personalmente, pur provenendo da esperienze maturate in ambito parrocchiale, non conoscevo l’esistenza di questo sistema di aiuti e la sua incredibile organizzazione. Fui coinvolto da due amici che sollecitarono ad impegnarmi per mettere in piedi questa realtà partendo da zero. Così iniziammo con un gruppo di fondatori questa esperienza».
Alla domanda sul tempo che richiede il confronto con tutte le realtà coinvolte e l’organizzazione delle varie attività, Marco Tribuzio sottolinea che «il Banco ha avuto una progressiva evoluzione , aumentando la sua capacità organizzativa, dotandosi di uno staff e riuscendo a servire in maniera più precisa e puntuale ben 130 strutture, quali mense, parrocchie, associazioni di tutta la Puglia centrale, da nord a sud. Ogni anno in questa struttura vengono movimentati più di due milioni di chilogrammi di prodotti che quotidianamente vengono consegnati per dare sostegno alimentare ad una popolazione di circa 35mila persone. È uno sforzo incredibile di cui possiamo essere orgogliosi, testimonianza di una comunità che si mette a disposizione di tante altre comunità che hanno bisogno, non guardando ai confini territoriali, ma ponendosi al servizio di tutti».
Poi racconta delle storie che sono rimaste scolpite nella sua memoria, fra le tante vissute in questi nove anni: «Non sono tanto quelle rispetto alle persone che chiedono aiuto, le cui storie spesso sono note e ricorrenti. L’emergenza covid ha attivato l’impegno e la solidarietà di tanti altri cittadini. Ci sono gruppi di famiglie che hanno voluto adottare altre famiglie per garantire loro una vita dignitosa e che hanno messo in moto una catena di solidarietà autonoma, al di là di qualsiasi organizzazione, nostra o pubblica. Una solidarietà di vicinato, dal basso, che se fosse sempre costante non solo alleggerirebbe il nostro lavoro ma porterebbe a creare delle comunità più unite».

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