Principale Arte, Cultura & Società Don Maurizio Patriciello: il prete degli ultimi

Don Maurizio Patriciello: il prete degli ultimi

Don Maurizio Patriciello: il prete degli ultimi
di Rita Lazzaro
“Domenica delle Palme. Gesù entra a Gerusalemme. Un successo. Applausi. Acclamazioni. Inchini. Salamelecchi. Passano solo pochi giorni e coloro che gridavano: “ Viva Gesù!“ Sono già passati dall’altra parte. Eccoli che – imbestialiti, o meglio, inferociti – adesso, con la bava alla bocca e l’odio nel cuore, gridano: “A morte! A morte! Sia crocifisso!
Come è strano l’uomo. Capace di dare la vita per gli altri e anche capace di schiacciare, uccidere, annientate l’altro. E io? E tu? Sempre liberi di schierarci dall’una o dall’altra parte. Scegliamo Gesù. Rimaniamo con lui. Schieriamoci sempre dalla parte della verità. Sempre con i più piccoli, i più poveri, i più deboli. Anche se dovessimo restare soli. Anche se dovessimo pagare un prezzo. Buona Settimana Santa”
Queste le parole di Don Maurizio Patriciello in occasione della Domenica delle Palme.
Parole che lasciano il segno e smuovono gli animi, almeno così dovrebbe essere, soprattutto in un clima di guerra dove si respira aria di morte, di distruzione, di vite spezzate o nel migliore dei casi, che si trovano costrette a cambiar vita.
Parole ancor più incisive se dette da chi, in occasione del suo compleanno, subisce un atto vile e ripugnante come lo scoppio di una bomba carta nel cuore della notte, alla base del piccolo cancello pedonale della parrocchia di don Maurizio Patriciello, nel parco verde di Caivano.
Il tutto preceduto dalle minacce al comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello.
Attentato da cui emergono intercettazioni a dir poco inquietanti, come “Uccidiamoci tra di noi, ma la chiesa è sacra”.
Parole queste pronunciate da Pasquale Landolfo, capo clan del gruppo malavitoso che prima da solo – poi insieme ai Monfregolo di Arzano – è entrato in guerra con i Cristiano-Mormile a Frattaminore, dando luogo – in tutta l’area a nord di Napoli – a un clima di forte tensione dove regnano stese, minacce e bombe.
Il boss, la moglie, la figlia appena 20enne ed altri 4 affiliati alla cosca sono stati arrestati nella notte a seguito di un blitz dei carabinieri in via Turati. Dalle 60 pagine di ordinanza, emergono ulteriori dettagli. Le intercettazioni hanno infatti consentito di accertare come sia l’atto intimidatorio nei confronti del parroco don Maurizio Patriciello sia le minacce in forma di manifesto funebre al comandante della municipale di Arzano, Biagio Chiariello, fossero ormai all’ordine del giorno in casa Landolfo.
La famiglia è infatti convinta che entrambi i gesti, siano opera dei rivali affiliati al clan Mormile. Condotta che ai Landolfo non sta bene e per questo intendono attuare ritorsioni. “Mettere una bomba sotto la chiesa di quello no! – si legge dall’intercettazione – Sono stati loro. Io gli manderei una lettera dicendo che qui non esiste proprio, poi contro la Chiesa… Uccidiamoci tra di noi, ma la Chiesa è sacra”. E ancora: “Bisogna in qualche modo punirlo: “Ci vogliamo mettere un po’ addosso a questo?”. Pasquale Landolfo progettava di uccidere tre persone legate al clan rivale per vendicare un duplice tentativo di omicidio nei confronti dei suoi. A tale scopo, aveva convocato un uomo vicino ai Mormile chiedendogli di attirare i tre in una trappola: in cambio avrebbe avuto salva la vita. Prima dell’ulteriore agguato, però, è arrivato il blitz dei carabinieri.
Alla notizia di queste intercettazioni a dir poco aberranti, la reazione di Don Maurizio non si fa certo attendere, manifestando ancora una volta la sua fede ferrea e la sua disarmante umanità.
“Mio Dio! Nelle mani di chi è caduta la nostra società e le nostre vite. Italia democratica e civile, corri in nostro aiuto. Cara signora camorrista, non solo la Chiesa è sacra, ma ogni vita è sacra e inviolabile. Perfino la tua, quella degli uomini del tuo clan e dei clan avversi.”
Queste le parole di un fedele servitore di Dio, così attaccato e ostacolato dalla camorra che lo stesso definisce” Una consorteria del male, una sorta di sottobosco, un mondo nel mondo.”
Il camorrista lo considera invece “un fratello”.
“Una persona che, purtroppo, si fa lupo di altre persone. E le umilia, le opprime, le fagocita, le uccide. Il motivo che sta alla base del suo illogico e sciocco comportamento è la bramosia di denaro e di potere. Ne vuole tanto. E per ottenerlo, è disposto a tutto, anche a tradire la parola data, i vecchi amici, la propria terra, i propri figli”.
Queste le parole di un parroco che ha sempre dimostrato particolare sensibilità e ammirevole impegno nella lotta contro ciò che costituisce una vera e propria piaga nella zona in cui quotidianamente lotta con forza, coraggio ma soprattutto fede. Don Maurizio Patriciello infatti è sempre stato in prima linea nelle problematiche concernenti l’inquinamento del territorio come le discariche industriali inquinanti e radioattive.
Una piaga sociale, umana e ambientale nota come “Terra dei fuochi”.
Il prelato ha vissuto in prima persona sempre con tenacia straordinaria e fede ferrea i drammi umani provocati da una situazione ambientale a dir poco devastante, tanto quanto lo è la costante assenza delle istituzioni.
Don Maurizio ha visto infatti la morte di adulti, ragazzi ma anche bambini di 4 anni, nonchè del suo stesso fratello Franco, colpito dal cancro. Ma nè le minacce, nè i drammi familiari, né le difficoltà che costantemente incontra in una realtà così umanamente complessa e disumanamente dimenticata da chi dà lezioni di umanità e legalità dall’alto dei palazzi, hanno fermato e fermeranno Don Maurizio, che con la sua disarmante umiltà e incredibile coraggio prosegue nella sua lotta contro una realtà che sa amaramente dell’incredibile.
Soprattutto se ciò avviene in uno stato di diritto e garante di nobili valori, quali appunto la legalità. Il parroco di Caivano ha dimostrato queste sue qualità nel 2019, quando il ministro Orlando si recò nella terra di nessuno per constatare la situazione in cui questa versava e tuttora versa.
La risposta di don Maurizio in questa situazione fu infatti esemplare:
“Anche se questa è terra del clan dei Casalesi, qui non c’è da temere. È la gente che ha paura. Paura di perdere un figlio, se non ne ha già perso uno. Di vederlo morire, se è morto quello dei suoi amici. Paura che non si salvi se è in ospedale”.
Parole ricche di umanità, l’umanità di chi vive sulla sua pelle e quotidianamente dei veri e propri drammi umani.
L’ umanità e la fede di chi lotta credendoci a rischio della sua stessa vita, dimostrate dal fatto che, lo stesso si è recato nei luoghi campani dove vige questa piaga umana, ambientale e istituzionale.
Da ricordare altresì che, Don Maurizio ha ricevuto attacchi pesanti e addirittura minacce sui social, per aver osato manifestare – sempre con civiltà e rispetto verso il prossimo- le sue perplessità su una certa ideologia politicamente corretta
“Ho scritto un post per dire che sono per dare un nome a un padre e una madre. Sono stato travolto dall’intolleranza totalitaria dei tolleranti”.
Queste le parole di chi osò dissentire al ripristino sulla modulistica scolastica degli under 14 della dicitura “genitore 1, genitore 2” al posto di quella di padre e madre. Ovviamente attacchi gettati nel dimenticatoio da parte di quella politica che paradossalmente è sempre in prima linea contro le parole d’odio.
E a proposito di politica, la solidarietà manifestata al parroco – in occasione dell’esplosione dell’ordigno- con parole toccanti e incisive come quelle dette dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte o dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi o dal presidente della camera Roberto Fico, ci si chiede perché, nonostante la così tanta vicinanza da parte delle istituzioni, don Maurizio abbia ricevuto condotte così vili e meschine per mano di chi “dà fastidio”.
Consecutio, la domanda sorge spontanea:
la politica si fermerà alle parole solidaristiche o passerà finalmente ai fatti, per far sì che simili oscenità non si ripetano?
I cittadini non hanno bisogno di altri martiri ma di Uomini coraggiosi che siano tutelati, appoggiati e affiancati da uno stato altrettanto coraggioso e quindi costantemente presente a suon di fatti anzichè di frasi di circostanza che lasciano il tempo che trovano
Non per nulla, il primo Aprile, è stato il primo giorno di scorta di Don Maurizio.
Quanto fa onore tutto ciò a uno stato di diritto sempre in prima linea per la difesa della legalità?

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