Principale Attualità Truffe, riciclaggio, prezzi gonfiati: così i criminali usano gli Nft

Truffe, riciclaggio, prezzi gonfiati: così i criminali usano gli Nft

I non fungible token sono “gettoni digitali non fungibili”. Proprio come una criptomoneta si muovono sulla Blockchain, possono essere trasferiti, comprati e venduti senza un intermediario. Ma (a differenza di una criptomoneta) sono unici.

AGI – “Dove ci sono soldi da fare, i truffatori cercheranno modi per rubarli”. Damian Williams è un procuratore di New York. È stato tra i primi, lo scorso marzo, ad accusare due ventenni di aver utilizzato gli Nft per frodare e riciclare denaro. Il vecchio adagio è sempre valido: follow the money. Nulla di nuovo, a eccezione dello strumento: i non fungible token sono in circolazione da un po’ di tempo, ma la loro popolarità è esplosa solo negli ultimi due anni. E con essa anche le attività illecite.

Cosa sono e quanto valgono gli Nft

I non fungible token sono “gettoni digitali non fungibili”. Proprio come una criptomoneta si muovono sulla Blockchain, possono essere trasferiti, comprati e venduti senza un intermediario. Ma (a differenza di una criptomoneta) sono unici. Gli Nft sono quindi, di fatto, dei certificati che conferiscono a chi li detiene la titolarità di un’opera digitale.

Gli Nft conferiscono quindi unicità e verificabilità in un mondo di repliche. Le potenzialità sono enormi: l’opera digitale resta replicabile ma non è più sostituibile. Di conseguenza, acquisiscono valore immagini Jpeg, meme, persino tweet. Una manna per tutti quei creatori di contenuti fino a ora non tutelati: gli Nft aprono così un mercato enorme che, fino a poco fa, valeva zero. Anzi, che non esisteva neppure.

Secondo l’Nft Market Report 2021 di Nonfungible.com e L’Atelier Bnp Paribas, il giro d’affari ha toccato i 17,7 miliardi nel 2021. Era di appena 82,5 milioni l’anno prima. Impressionante anche la crescita dei venditori (da 31.774 a a 1,2 milioni) e dei compratori (da 75.144 a 2,3 milioni). Il prezzo medio di un Nft è passato da 49 a 807 dollari. E se per vendere un certificato digitale nel 2020 servivano 156 giorni, lo scorso anno sono bastate 48 ore. In sintesi: è un mercato che cresce, è molto liquido e ha una platea che inizia a essere consistente. Ma dove ci sono tanti soldi e poche regole, arrivano anche truffe e riciclaggio.

Truffe: gli Nft come esca

Oggi gli Nft sono un’esca efficace, anche perché alimentati dalla cosiddetta Fomo (Fear of missing out), ossia la paura di rimanere fuori dalla corsa all’oro. Succede di continuo con le criptovalute, con gli utenti poco informati che comprano Bitcoin ai massimi o con progetti che nascono e svaniscono nel giro di qualche settimana. Funziona più o meno così: vendo gettoni digitali promettendo grandi vantaggi futuri e, dopo aver raccolto un po’ di soldi, chiudo tutto e spariscono dalla circolazione. È quello che è successo nel caso del procuratore Williams: Ethan Nguyen e Andre Llacuna hanno venduto una serie di Nft, chiamati “Frosties”, che avrebbero assicurato guadagni futuri e l’accesso a giochi esclusivi nel metaverso. Dopo aver incassato circa un milione di dollari, hanno abortito il progetto e tentato di ripulire il denaro distribuendolo su una rete di propri portafogli digitali. Sono accusati di frode e tentato riciclaggio.

Come ti manipolo il prezzo

Un altro tipo di truffa è il cosiddetto wash trading, una forma di manipolazione del mercato nella quale venditore e acquirente coincidono. In pratica, si vende un Nft a se stessi utilizzando una triangolazione con altri portafogli digitali. Il portafogli X trasferisce 10mila euro al portafogli Y. Tramite uno dei tanti mercati online, Y compra l’Nft di X per 10mila euro. In questo modo, passaggio dopo passaggio, il mercato complessivo appare più liquido di quello che è (quindi più appetibile) e il valore dell’Nft sale, fino a quando un compratore terzo (reale) lo acquista per un prezzo gonfiato.

Questo fenomeno va immaginato come una rete in cui le operazioni vengono ripetute anche decine di volte. Gli specialisti di Chainalysis hanno individuato 262 utenti che hanno venduto a se stessi almeno 25 volte. Non è detto che siano tutte attività illecite, ma la ripetitività è comunque un forte indizio: in 11 casi i movimenti sono stati più di 200, fino al caso limite di un venditore che ha comprato Nft da se stesso per 830 volte. Non sempre il meccanismo funziona: a causa delle tariffe sulle transazioni, sei utenti seriali su dieci sono in perdita. Gli altri, però, hanno guadagnato circa 8,5 milioni di dollari.

Il wash trading non riguarda solo i non fungible token: viene già utilizzato per drogare il prezzo di azioni e criptovalute. Gli Nft, quindi, non innescano un nuovo modus operandi ma lo semplificano, anche perché (al momento) è più libero da regole e controlli.

Arte e riciclaggio

Anche l’arte fisica si presta al riciclaggio: le opere hanno infatti mercato, sono facili da muovere, il loro valore ha una componente soggettiva che lo rende mobile. E naturalmente gli scambi sono legali fino a prova contraria: è del tutto lecito pagare un milione di euro per uno scarabocchio di un artista promettente (mio nipote di cinque anni). Il mondo dell’arte tradizionale, però, ha delle prassi consolidate e tanti intermediari, dai periti alle case d’aste. La Direzione investigativa antimafia ha sottolineato, infatti, come il commercio degli Nft possa essere “finalizzato a cancellare l’origine illecita dei capitali, muovendosi in un mercato non normato e per il quale non sono previsti puntuali obblighi in capo agli operatori ed all’utenza”.

Il meccanismo alla base del lavaggio è piuttosto semplice. Ho 10 milioni di euro ottenuti da attività illecite. Compro, a buon prezzo e con soldi puliti, l’Nft di un meme. Passando per altri portafogli digitali, lo riacquisto da me stesso per 10 milioni di euro. I soldi girano, tornano sempre nelle stesse mani ma con la differenza che adesso sono puliti perché frutto di un’attività legale (la vendita di un’opera d’arte digitale). Alcuni movimenti, però, possono essere tracciati. Tra luglio e dicembre 2021, Chainalysis ha individuato circa 2,5 milioni di dollari spesi da “indirizzi illeciti” (cioè portafogli legati a truffe e attività cybercriminali) per acquistare Nft.

L’utilizzo degli Nft per riciclare denaro sporco è ancora limitato. Chainalysis lo definisce “una goccia nel mare” rispetto agli 8,6 miliardi di dollari riciclati tramite criptovalute nel 2021. Per non parlare del giro d’affari del riciclaggio tradizionale. Non è però un fenomeno da sottovalutare, sia perché cresce in fretta, sia perché “rappresenta un rischio per la fiducia negli Nft”. Cioè per l’utilizzo lecito di uno strumento potenzialmente utile, che, spiegano gli analisti, “andrebbe monitorato con più attenzione dai mercati online, dai regolatori e dalle forze di polizia

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