Principale Attualità & Cronaca Violenza Orrore a Varese: Padre uccide i suoi figli e poi si suicida

Orrore a Varese: Padre uccide i suoi figli e poi si suicida

Orrore a Varese: Padre uccide i suoi figli e poi si suicida
di Rita Lazzaro
“Non risultano precedenti denunce da parte della ex moglie”.
Quello che è certo ai carabinieri, poi anche confermato dalla ex moglie, è che l’uomo soffriva di disturbi psichiatrici.
Ad aver commesso il folle gesto è Andrea Rossin, il 44enne che nella mattinata di giovedì 24 marzo, ha ucciso i suoi due figli di sette e tredici anni prima di togliersi la vita. Quello che risulta con certezza ai militari, confermato altresì dalla ex moglie, è che l’uomo soffriva di disturbi psichiatrici. Ahimè la causa del gesto estremo è quasi sempre la stessa: il non aver mai accettato la separazione dalla ex moglie.
In base alla ricostruzione fatta dai carabinieri, l’uomo ha colpito a morte i due bambini con una coltellata al cuore prima di pugnalarsi a sua volta e uccidersi con lo stesso coltello.
L’orrore è stato scoperto dalla madre dei bambini quando la mattina si è presentata a casa dell’ex per prendere i figli e portarli a scuola. Alla vista di quella mattanza, è stata in seguito soccorsa in stato di choc.
Si attende l’autopsia che potrà fornire anche gli ultimi dettagli della vicenda.
“Non c’erano precedenti, la famiglia non era stata segnalata ai servizi sociali – ha detto a Fanpage.it il sindaco di Mesenzana, Alberto Rossi -. Li conoscevamo poco, perché, pur abitando qui da diversi anni, non facevano vita di paese. Solo i ragazzi frequentavano la scuola e l’oratorio. Giada faceva l’animatrice in parrocchia e Alessio il chierichetto: erano una famiglia normale, anche se i genitori apparivano schivi e non parlavano molto”. Alcuni parenti della famiglia invece hanno detto: “Abbiamo interrotto il turno e siamo venuti subito qui, hanno dovuto accompagnarci in macchina i colleghi, perché non eravamo in grado di guidare. Sapevamo che c’erano dei problemi e che si stavano separando, ma non avremmo mai immaginato nulla del genere”.
Un orrore che ahimè, non è il primo e probabilmente non sarà neanche l’ultimo, visti i precedenti.
Basti ricordare infatti, l’omicidio-suicidio che ha come protagonisti il padre che uccise i figli strangolandoli.
Nella casa di villeggiatura a Margno, il 30 giugno 2020, i gemelli Elena e Diego vengono uccisi dal padre Mario Bressi, il quale poi si toglie la vita lanciandosi nel vuoto dal ponte della Vittoria.
Ma prima di commettere questa ennesima follia, di notte, invia dei messaggi inquietanti alla moglie. Messaggi ben lontani dall’essere rassicuranti come “non li vedrai più”. Infatti la donna, lette queste parole agghiaccianti, si precipita nel luogo della tragedia. Un vicino racconta di averla sentita urlare verso le 7 di mattina “non si svegliano!” Non si svegliano!”.
Amara ironia della sorte, a pochi mesi di distanza da questo orrore, eccone un altro in cui un operaio di 47 anni, uccide il figlio 11enne sparandogli, per poi puntare l’arma contro se stesso togliendosi la vita.
Tragedia che ha luogo nel Torinese.
L’uomo spiega il motivo del folle gesto in un post su Facebook, indirizzato alla ex convivente. “Ho perso la battaglia contro la depressione. Partiamo per un lungo viaggio dove nessuno ci potrà dividere.
Abbiamo trascorso momenti bellissimi – scrive – fino a quando ho iniziato ad avere problemi di schiena e di conseguenza un danno permanente alla gamba. Esattamente una settimana prima mi avevi chiesto di sposarti, ma poi hai iniziato a allontanarti piano piano. Da quel momento sono caduto in depressione e non mi sono più tolto da questo incubo”. “E’ un vero peccato, non ci mancava niente per poter fare una vita tranquilla e serena senza alcun problema, avere una famiglia normale e per me normale significa perfetta. Io e Andrea non potevamo stare distanti nemmeno per un secondo 1/8 … 3/8 noi partiamo per un lungo viaggio dove nessuno ci potrà dividere, lontano da tutto, lontano dalle sofferenze. Tu mi hai ripagato con questo distacco nel momento più brutto della mia vita. Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime, perché saranno sempre l’una accanto all’altra. Andrea e il suo papà per sempre insieme …”.
Infine si rivolge di nuovo alla donna: “Buona fortuna Iris e se nel tuo cammino incontrerai una persona depressa, aiutala, potresti salvarle la vita e forse quella di qualcun altro. Ti auguro di vivere 100 anni”.
La madre del bambino respinge queste accuse, dandogli del vigliacco, dicendo che la accusava di cose che lui non era in grado di affrontare e che mai avrebbe pensato a un gesto simile, visto il forte legame tra lui e il figlio.
Storie con protagonisti diversi, famiglie diverse ma con lo stesso epilogo:
una tragedia familiare che spezza vite e condanna a vita chi resta in vita. Depressioni, incapacità di accettare la fine di un rapporto e alla fine a pagare sono sempre loro: i più piccoli e quindi chi si dovrebbe proteggere a costo della stessa vita.
Di fronte a simili orrori, la sola certezza è la domanda che sorge sponte: Dove abbiamo sbagliato?
Sicuramente la soluzione, non è quella di strumentalizzare simili nefandezze per marchiare un’intera categoria ossia quella dei padri separati e un intero genere ossia quello dell’universo maschile, come invece fa un certo “femminismo”, né quella di abbracciare volutamente il silenzio, come invece fa un certo “garantismo” verso il mondo dei padri separati e del genere maschile in sé.
Forse forse, la soluzione sarebbe quella di fare un vero e proprio lavoro di prevenzione, con percorsi di supporto psicologico per le coppie in via di separazione affinché si mantenga un equilibrio tra ex e tra genitori e figli.
Non è strumentalizzando certe vicende o tacere volutamente sulle stesse che si eviteranno altre tragedie familiari, aventi ad oggetto incommentabili nefandezze
Prevenzione e onestà intellettuale, queste e solo queste devono essere le armi per evitare simili orrori.

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