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Nutriscore e Nutrinform Battery

Il dibattito che infiamma la scena industriale quanto economica e politica.

L’Italia si è opposta con forza all’obbligo di adozione del Nutriscore sui prodotti alimentari. L’esempio del vino, che delle ultime settimane ha rischiato di essere etichettato secondo la peggiore delle valutazioni possibili, è stato solo l’apice di una questione che viene porta avanti da diversi anni e su cui non si è ancora giunti al verdetto.

In un momento in cui la Commissione Europea si dichiara pronta a dare ordine al mercato alimentare per tutelare la salute dei consumatori, le proposte, le differenze culturali e territoriali sembrano scaturire problemi. Ma a livello di sicurezza nutrizionale che dire?
“Nessun cibo è da condannare di per sé. È la dose a fare il veleno! E le dosi nel NutriScore non sono contemplate” afferma la dott.ssa Chiara Manzi.

È il 2017 e in Francia viene proposto per la prima volta un sistema informativo nutrizionale in campo di etichettatura, il NutriScore.

Ben presto viene riconosciuto e adottato da altri Paesi europei (Germania, Belgio, Paesi Bassi, Spagna). Critiche, nutrizionali e non, sono state mosse in questi anni e hanno portato alla nascita di una nuova etichettatura FOP (front of pack), tutta italiana, il Nutrinform Battery.

L’idea, in entrambi i casi, è di offrire una valutazione nutrizionale dei prodotti confezionati che appaia semplice e immediata per il consumatore, anche poco esperto. L’aumento dei casi di obesità mette in difficoltà la salute e i sistemi sanitari dei Paesi sviluppati che si trovano a dover fronteggiare sempre più malattie croniche legate all’alimentazione sregolata e ricca di calorie, grassi, sale e zuccheri.

7 motivi per cui il Nutriscore è ingannevole

1. Promuove cibi iper-proteici: uno dei modi spesso utilizzati per migliorare il punteggio del prodotto è incrementare il valore proteico trovando il giusto compromesso per poter ottenere una votazione maggiore. Questo è un errore, alla luce del fatto che nella maggior parte dei casi non è minimamente necessario dover introdurre più proteine rispetto a quanto già se ne assumano, in un’alimentazione bilanciata. Anzi, un’esasperazione dell’introito proteico induce a patologie renali e del fegato, sovraccaricati da un’alimentazione iperproteica, o ancora il rischio di velocizzare lo sviluppo di tumori.

2. Non si riferisce alle porzioni ma ai 100 gr: il riferimento ai 100 g induce a errori di valutazione da parte del consumatore. Il rischio è di cadere in un’informazione poco trasparente, incentivando l’industria a realizzare prodotti con porzioni sempre più grandi. Un esempio lampante sono le pizze surgelate, che possono arrivare fino alla categoria A, in quanto non viene valutata la porzione – che spesso supera 300 gr- bensì il voto viene dato a uno spicchio da 100gr. Le ricerche scientifiche hanno evidenziato che l’aumento delle dimensioni delle porzioni è responsabile della diffusione di un eccessivo consumo alimentare, mentre, al contrario, una riduzione delle porzioni riduce efficacemente la quantità̀ degli alimenti consumati, con conseguente riduzione del rischio di obesità. E patologie annesse.

3. Non fornisce riferimenti nutrizionali specifici: i parametri sono troppo vaghi per dare informazioni certe che tendono quindi a perdere veridicità rispetto agli effetti. Un soggetto sovrappeso non ha modo di confrontarsi con il numero di calorie per porzione così come il soggetto ipercolesterolemico non potrà̀ valutare il contenuto in grassi saturi, o l’iperteso quello in sodio.

4. Non considera le differenze nei processi produttivi, non premia l’estrazione vergine rispetto raffinazione: ad esempio, un’eguale valutazione viene attribuita all’olio extravergine di oliva e all’olio di colza (ad esempio), non distinguendo quanto un cibo possa essere processato con tecniche impattanti, come la raffinazione, incentivando sempre l’industria ad usare un ingrediente meno costoso, di qualità inferiore.

5. Non tiene conto degli additivi: Indirettamente, si incoraggia allo stesso modo, l’uso di additivi nei prodotti, perchè non vengono presi in considerazione e non influenzando il puro valore nutrizionale. È quindi il caso di assegnare ad alimenti ricchi di nitrati e nitriti lo stesso punteggio di alimenti della stessa categoria privi di questi additivi? O valutare in modo sicuro prodotti contenenti colorante caramello (E150c) -presente in birre, dadi, preparati per dolci, bevande dietetiche, barrette fitness, integratori alimentari – con possibili effetti negativi sul sistema immunitario?

6. Classifica i grassi per grassi e non per qualità nutrizionale. Non pone preferenze verso i grassi monoinsaturi, come l’acido oleico e i grassi polinsaturi omega 3, di cui la ricerca scientifica ne ha confermato gli effetti anti-infiammatori e cardioprotettivi. Questi influenzano negativamente il voto finale, incidendo pesantemente sul valore energetico.

7. Non esiste alcun riferimento ai contaminanti di processo tossici per la salute: tra questi, uno dei più frequenti in prodotti per grandi e piccini, è l’acrilammide, un potente cancerogeno, presente solo nell’alimento cotto e con colore bruno. Biscotti, patatine, pane e altri prodotti da forno, ma anche nel caffè tostato, preoccupano Efsa per il frequente consumo, in tutte le fasce di età. Il problema è accentuato nei più piccoli per il minor peso corporeo. EFSA segnala come dose con effetto trascurabile, per un uomo di 60 kg è trascurabile solo 1 microgrammo di acrilammide, presente in un solo grammo di patatine abbrustolite o 4 gr di biscotti o ancora 3 gr di pane e pizza dal colore bruno. Una recente ricerca scientifica analizza il contenuto di acrilammide in biscotti per l’infanzia, notando livelli pericolosi, soprattutto se somministrati a bambini.Leggi la ricerca

Il Nutrinform Battery risolve solo due di questi problemi

Il riferimento alla porzione (e non ai 100 gr) e la divisione in nutrienti.

Ogni nutriente viene inserito in una batteria, le informazioni prese in considerazione si riferiscono al contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale della singola porzione. Il simbolo della batteria consente visivamente di riconoscere le percentuali di apporto di nutrienti rispetto alle quantità raccomandate giornalmente, per adulto, secondo il Regolamento UE n. 1169/2011 art. 35 tabella 13.

Energia: 8400 kJ / 2000 kcal

Grassi: 70 g

Grassi saturi: 20 g

Zuccheri: 75 g

Sale: 5 g

Un punto a sfavore rispetto al Nutriscore: non menziona le fibre (considerate dall’algoritmo del sistema a semaforo), necessarie al buon funzionamento del microbiota con importanti conseguenze sul metabolismo, difese immunitarie e stati infiammatori. Un nutriente positivo ed estremamente necessario nella nostra dieta quotidiana.

L’apporto di fibre consente non solo un efficiente assorbimento di macro e micronutrienti ma anche uno sconto sulle calorie. Si rivela un ottimo alleato per patologie come diabete e patologie cardiovascolari, sia nel trattamento che nella prevenzione.

La certificazione Buono da Vivere

“Cucina Evolution Academy, l’unica accademia europea di Nutrizione Culinaria ha creato il primo marchio di certificazione volontaria “Buono da Vivere” che contempla non solo la qualità nutrizionale dei cibi, tenendo in considerazione tanto l’apporto calorico, di grassi, zuccheri e sale, quanto gli aspetti positivi come il contenuto di fibre, vitamine, sali minerali e antiossidanti.

Il focus non è solo sulle materie prime utilizzate, anche su metodi di cottura e trasformazione e abbinamenti tra cibi. Con il patrocinio del Ministero della Salute e il supporto dell’Associazione per la Sicurezza Nutrizionale in Cucina, il disciplinare di Qualità Nutrizionale Garantita segue le linee guida nazionali e internazionali sulla sicurezza nutrizionale” spiega la dott.ssa Chiara Manzi.

1. Ingredienti di qualità: non sono ammessi ingredienti potenzialmente dannosi per la salute secondo le indicazioni date dall’EFSA come grassi idrogenati, olio di palma, alcuni additivi e contaminanti di processo.

2. Equilibrio nutrizionale: giuste quantità di calorie, grassi, zuccheri semplici, fibra e sale, secondo le GDA.

3. Processi produttivi e metodi di cottura che aumentano la biodisponibilità di vitamine, sali minerali e antiossidanti e allo stesso tempo evitano la formazione di cancerogeni e contaminanti di processo. Cucina Evolution Academy verifica di persona i processi di produzione.

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