
Nel panorama intellettuale odierno – o in quello che ne rimane – l’equilibrio tra Arte e Politica sembra essere sottoposto a una sfida sempre più pressante. Sia il celebre passo tratto dai “Demoni” di Fëdor Dostoevskij1, che innalza la Cultura al di sopra delle controversie politiche, sia il suo autore sembrano trovare sempre meno spazio nella fobica e manipolata società attuale. Nè sono stati l’esempio il noto scrittore Paolo Nori e la sua triste esperienza con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, in una vicenda che ha messo in luce la fragile intersezione tra la creazione artistica e le questioni ideologiche.
Recentemente, Paolo Nori (autore di “Sanguina ancora”, una biografia dedicata alla pietra miliare russa della letteratura mondiale, scritta in occasione del bicentenario della sua nascita) ha condiviso su Instagram tutta la disillusione riguardo alla cancellazione, da parte dell’Ateneo milanese, del proprio corso su Dostoevskij, scrittore morto a fine ‘800 ma colpevole, oggi, di essere stato di nazionalità russa, per l’esattezza originario di di San Pietroburgo. Questo episodio non è isolato ma, probabilmente, sembra rientrare a pieno titolo in un contesto più ampio di crescente polarizzazione culturale.
Professione: vittima delle mancanze altrui
È un elemento molto preoccupante la tendenza che emerge a censurare o isolare opere e figure culturali, addirittura morte, sulla base delle loro radici territoriali. Per non parlare di cosa accade a quelle “non culturali” e attuali, col pretesto delle dichiarate o non prese di posizione: volti noti e viventi, come il direttore d’orchestra Valery Gergiev (licenziato dal Teatro alla Scala di Milano insieme alla soprano Anna Netrebko, dimessasi) e il fotografo Alexander Gronsky (che, persino dopo aver pubblicamente manifestato contro il governo Putin a Mosca ed essere stato arrestato, si è visto cancellare la partecipazione al Festival della Fotografia europea di Reggio Emilia), sono stati anch’essi vittime del nuovo ostracismo integralista russofobo. A Torino, poi, è si è preferito annullare una retrospettiva sul regista Karen Georgievich; sono stati interdetti i cantanti russi dall’Eurovision Song Contest, le squadre russe – Spartak Mosca – dalla Champions League di calcio e gli sportivi di medesima cittadinanza dall’Eurolega e dall’Eurocup di pallacanestro; infine, a chiudere, tutte le rappresentanze nazionali russe sono state allontanate dai mondiali e dalle competizioni sportive internazionali. Tuttavia, la nuova “caccia all’Orso” – a differenza del passato – sembra riflettere una dualizzazione spinta sempre più marcata che, questa volta, non risparmia neanche i personaggi storici. Dostoevskij, in sintesi, è stato solo il nome più celebre nel lungo elenco dei “colpiti e affondati”.
L’approccio alla centenaria cultura della “Terra degli zar” – che viaggia distintamente su un binario lontano e parallelo a quello della cerchia governativa di oggi – sembra essere improvvisamente, drasticamente – e, soprattutto, volutamente – cambiato. Mentre un tempo essa era studiata e ammirata per la sua grandezza (in particolare nella letteratura, nella musica e nella danza), in queste ore si assiste invece a una decadenza ideologista che minaccia di distruggere qualsiasi preziosa eredità. E si sollevano puntuali interrogativi sul futuro del dialogo intellettuale e sulla possibilità stessa di apprezzare l’arte al di là delle barriere politiche.
E se questa deriva russofoba non fosse a sé stante e nata dal nulla ma la si potesse inquadrare, invece, nell’ultimo trend a stelle e strisce ribattezzato “Cancel Culture” (che ha portato alcuni personaggi in cerca d’autore oltreoceano a tirar giù statue centenarie di icone nazionali e a mortificare persino autori stranieri e scomparsi da millenni, come Ovidio)?
"Paolo Nori":
Perché ha reso noto che l'università #Bicocca di Milano ha deciso di annullare un suo corso di quattro lezioni sui romanzi di Fëdor #Dostoevskij per "evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione"pic.twitter.com/UzVt1tSUIp— Perché è in tendenza? (@perchetendenza) March 2, 2022
La magistra vitae cancellerà la “Cultura della cancellazione”
La “Cancel Culture” – antitesi per definizione della Culture – cancella tutto quello che, presente o passato che sia, ritiene errato e pregiudizievole (a suo dire), sperando di riuscire così a plasmare un futuro più equo (sempre secondo i suoi canoni). Ma ha un limite: non sa creare.
La “Cultura della cancellazione“, infatti, distrugge. E sa fare solo quello.
Ed in questo non può che evocare immagini dei più oscuri periodi storici vissuti dall’Uomo: ad esempio richiama alla mente la follia nazista di bruciare libri e di perseguitare autori sulla base della loro identità etno-religiosa (e Heinrich Heine, poeta ebreo tedesco, aveva profetizzato con lungimiranza che “chi brucia libri prima o poi brucerà le persone”). Questo monito dovrebbe, almeno teoricamentete, farci riflettere sulla direzione che la nostra società sta prendendo.
Il “caso Dostoevskij”, con tutti i suoi recenti risvolti2, è stato un bene, in pratica: ci ha offerto un campanello d’allarme sul pericolo di limitare la libertà artistica e intellettuale (e di condannare i loro fautori) a causa di motivazioni meramente ideologiche. L’Arte, che ha il potere di connetterci con l’Umanità attraverso i secoli, dovrebbe essere preservata come un bene collettivo, al di sopra delle divisioni e dei pregiudizi.
L’episodio di Milano ci ha ricordato – o, almeno, lo speriamo – che la Storia è “maestra di vita” e che dobbiamo impegnarci affinché certi episodi del passato non si ripetano mai più. In poche parole ha sussurrato, all’orecchio di chi vuole ascoltare, che è un dovere preservare, culturalmente parlando, la bellezza, unica risorsa che può veramente salvare il mondo.
E lo ha detto Dostoevskij.
L’università Bicocca cancella il corso di Paolo Nori su Dostoevskij. Lo scrittore in lacrime: “È censura”. Poi il dietrofront dell’ateneo
Anche solo averlo pensato è aberrante #Nori #Dostoevskij #UcraniaRussia— Hoara Borselli official (@HoaraBorselli) March 2, 2022
Fonti online:
Visione TV (testata giornalistica italiana; articolo di Andrea Sartori del 02 marzo 2022).
Wikipedia (enciclopedia libera con sito web);
Il Fatto Quotidiano (testata giornalistica italiana);
Il Dubbio (testata giornalistica italiana);
AGI, Agenzia Italia (agenzia di stampa italiana);
Radio Città Fujiko (testata giornalistica italiana);
CapX (testata giornalistica internazionale);
Affaritaliani (testata giornalistica italiana);
TgCOM24 (testata giornalistica italiana);
Twitter (social network);
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania
Note di riferimento:
- “E io vi dico che Shakespeare e Raffaello stanno al di sopra della liberazione dei contadini, al di sopra del nazionalismo, al di sopra del socialismo”.
- Nonostante la Bicocca – forse anche come risultato del polverone mediatico sollevatosi – abbia recentemente e fortunatamente deciso di ripristinare il corso di Paolo Nori, questa vicenda continua a richiamare l’attenzione sulla necessità di mantenere aperta la comunicazione culturale e di proteggere l’Arte dall’ombra oscura della “Cancel Culture” e dalla manipolazione ideologica.