Principale Arte, Cultura & Società Le storie sotterranee di Bari raccontate da Slowtravels.it

Le storie sotterranee di Bari raccontate da Slowtravels.it

Le storie sotterranee di Bari raccontate da Slowtravels.it

di Annamaria Iannelli 

Domenica 13.02.2022 l’Associazione Slowtravels ha organizzato un “free tour”, un percorso alla scoperta delle storie sotteranee della città di Bari.

Il presidente dell’associazione SlowTravels, Pasquale Ruggieri, ha guidato un gruppo di soci. L’esperienza si è rivelata a dir poco interessante per conoscere i segreti della città.
L’approccio di Slowtravels è differente dai tour conosciuti.
Per loro, come hanno dichiarato nell’introduzione, è sotterraneo quello che è sia sotto i nostri piedi sia sotto quella patina di dimenticanza che ci fa passare oltre, ignorando passaggi fondamentali della nostra storia.
“Nel nostro percorso narrativo toccheremo le pietre che raccontano storie:
– l’epopea di San Nicola, dalle origini alla lotta tra l’Abate Elia e l’Arcivescovo Ursone, che hanno fatto in modo che Bari non scomparisse nella dimenticanza dei secoli;
– i “Tasselli di Bellezza”, l’evoluzione dei mosaici, dall’arte romana delle domus alla magnificenza bizantina all’armonia arabo-normanna;
– il ciclo dei “Grandi Doni”: come sono rimasti nella storia schiavi, nobili, imperatori e despoti.
Aggiungeremo le storie delle evoluzioni architettoniche della Città Vecchia, le stratificazioni, le rivoluzioni sociali e la storia misteriosa dello jus primae noctis e delle chiese cancellate nel ventennio.”

Il percorso è cominciato dalla visita a Palazzo Simi, passando per la parte di Bari dov’era, probabilmente, la sinagoga e il quartiere ebraico, dove ora c’è largo San Sabino e la scuola Colleoni. In piazza si nota la torre dell’isolato 49, uno dei resti delle antiche torri della città, come si evince dal disegno della Bari Bizantina proprio a Palazzo Simi. Sotto i nostri piedi poi s’è aperto prima il sedicesimo secolo, con il suo forno funzionante fino ad una sessantina d’anni fa, poi i resti di una inumazione da Balsignano, sepolta in posizione fetale rivolta ad ovest, e poi, ovviamente, i resti incantevoli della chiesetta bizantina del V secolo, che presenta ancora parte degli “affreschi blu”.
Risalendo, ci si è persi nelle storie dell’Italia tra il VI e il IV secolo a.C., con le ceramiche Peucezie e Messapiche e quelle Magnogreche, tra le storie ancestrali degli dei del Pantheon greco, la svastica nella storia dell’uomo e le boccette di profumo di 2500 anni fa.
Le Veneri del Neolitico hanno chiuso questa tappa, con una somiglianza alle sculture di Modigliani.

Giunti in Cattedrale, si è accolti dal battistero, che probabilmente era una delle sale della Moschea della Bari araba del IX secolo. Da lì il mistero del Rosone scomparso e il suo allineamento con il rosone musivo sul pavimento davanti all’altare, il fenomeno del solstizio d’estate e le convergenze del culto di Mitra e del Sol Invictus illuminati dal culto del Cristo.
I leoni a guardia della sacralità del transetto dopo il trasferimento nell’arcivescovado dal portale, nel XVIII secolo. Il ciborio e l’ambone con l’aquila di Federico II e il mosaico della seconda Cattedrale.
Scendendo nella Cripta barocca ascoltiamo le storie dell’arrivo a Bari del quadro dell’Odegitria, il mistero delle reliquie di San Sabino, l’equivoco del numero dei martiri di Sant’Orsola e la storia di Santa Colomba, di cui conserviamo le reliquie.
Finalmente passiamo al Succorpo, entrando in quella che fu la Cattedrale del V secolo, che nasconde la domus romana e il primo dei doni, quello di Lucio Gellio Primigenio.
Gli altari paleocristiani raccontano il misticismo del rito, come il mosaico tardoromano ci riporta ai tempi della guerra greco-gotica del VI secolo e la storia del secondo dono, il lascito di Timòteo, il contatto col mare e le similitudini con i mosaici siriani.
Il contatto col mare lo notiamo in seguito dall’acqua che riaffiora nella chiesetta dei greci, la piccola chiesa del X secolo accanto alla struttura della prima cattedrale, con l’iconostasi in pietra e il mosaico a grandi losanghe.
Le rovine dell’asse interno della Traiana ci riporta all’età romana, quando Bari era già municipium nel III secolo a.C.
Uscendo dal Succorpo notiamo le coppettine ritrovate nelle sepolture, adagiate sui corpi avvolti nei sudari e contenenti dei semi di grano, simbolo di resurrezione.
Uscendo dalla Cattedrale, la parte absidale ci rivela i pavoni, simbolo di eternità, e gli elefanti, simbolo di purezza, dopo aver visto tutti gli animali apotropaici: nel Medioevo difendevano le anime dei devoti che entravano in chiesa dal maligno.
Lasciamo la Cattedrale guardando il pozzo di Bona Sforza, l’acqua pubblica della città di Bari per 400 anni.
Incamminandoci verso San Pietro ci fermiamo davanti all’edicola dei Tre Santi Patroni, di Montrone da Conversano e davanti all’Arco delle Meraviglie, testimone della storia ancestrale, simile a Giulietta e Romeo cantata da Shakespeare.

Ci ritroviamo alla chiesa di Santa Maria del Buonconsiglio, “le colonne” e qui apprendiamo della rivolta del 946 contro i Bizantini, del pavimento recuperato e delle fasi della riquaificazione architettonica del ventennio.

Giunti a San Nicola incontriamo il terzo dono, l’altare di Uros II, che fu usato per pagare il soffitto dipinto dalla scuola di Carlo Rosa, che contiene, tra gli altri, la sequenza del concilio di Nicea e lo schiaffo di San Nicola al Vescovo Ario, per difendere il dogma della consustanzialità.
Prima di entrare, ci raccontano del terzo mosaico, quello della Cattedra dell’Abate Elia, di cui si racconta il finale della storia con la costruzione della cripta ultimata nel 1089, e della “beffa degli arabi”.
In cripta la descrizione continua con la cappella ortodossa, il quarto dono, l’icona di Uros III, la storia della colonna miracolosa e il significato delle tre palle di San Nicola, il santo che riunisce la figura pagana del dio del mare, il Nettuno romano e il Poseidone greco.
Arriviamo alla tomba del Santo, il miracolo della Manna e il posizionamento delle reliquie.
Passando oltre, la storia del quadro bollato della Madonna in trono con bambino e si arriva al quarto mosaico.
Finiamo in cripta con la rivelazione della tomba dell’Abate Elia, con Bona Sforza e San Nicola nel triangolo della saggezza.
Uscendo parliamo di denaro: dal braccio barese, segno dei ricchissimi mercati che per secoli si sono susseguiti nella piazza della Basilica fino a piazza Mercantile all’afflusso di pellegrini e quindi di ricchezza, così come previsto e auspicato dallo stesso Elia.
Finiamo col quinto dono, la statua di San Nicola donata da Putin, in cambio della Chiesa Russa divenuta centro di accoglienza dei pellegrini russi.
Un viaggio pieno di racconti, tra storia, miti, usanze, architettura, religione ed economia.

Ogni sabato e domenica, sia nella modalità freetour, a contributo libero, che su prenotazione per gruppi e turisti.

Guarda il video 

www.slowtravels.it

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Corriere Nazionale

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