Indossano un camice bianco e non hanno ali
Una recente storia permette di affermare che gli angeli esistono, sono tra noi e ci aiutano nei momenti più drammatici; al posto delle ali un camice bianco, tanto tanto cuore e amore per quello che fanno.
Una giovane signora, C.M. di 54 anni, qualche giorno fa si è recata al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Molfetta per forti dolori a livello dello stomaco che mascheravano l’insorgenza di un infarto acuto del miocardio. Improvviso arresto cardiaco trattato con manovre rianimatorie e tante le defibrillazioni per ripristinare il ritmo cardiaco. La mancata ripresa della conoscenza e l’impossibilità di una respirazione spontanea hanno indotto i rianimatori a intubare la giovane signora, ad attivare la rete regionale dell’infarto per trasferirla presso centro di cardiologia con annessa emodinamica. Individuata e ottenuta dalla Centrale operativa del 118 la disponibilità dell’Unità coronarica e l’emodinamica di Mater Dei Hospital, la paziente è stata trasferita in coma e intubata nella struttura ricevente.
La giovane età meritava una attenzione particolare
«Consapevoli della gravità del caso, nel rispetto delle procedure anti Covid – commenta Vincenzo Pestichella, direttore della Cardiologia – abbiamo attivato medici infermieri, tecnici di radiologia e i colleghi rianimatori per essere già presenti in emodinamica e pronti ad intervenire all’ingresso della signora. Il quadro clinico generale era drammatico, stato di coma, midriasi, aritmie, arresti cardiaci, capacità contrattile del cuore bassissima come da EF del 28% all’ecocardiogramma. I tanti arresti cardiaci da fibrillazione ventricolare non ci hanno fermato e nonostante le manovre rianimatorie è stata terminata l’angioplastica sul l’IVA, un ramo principale della coronaria sinistra». Terminata la procedura l’equipe emodinamica ha posizionato il Contropulsatore aortico per garantire il flusso di sangue agli organi periferici e in particolare al cervello.
Quando il gioco si fa duro .. i duri cominciano a giocare
«La paziente – specifica Giampaolo Pellegrini, rianimatore presente in emodinamica, – è stata trasferita in Rianimazione, analgosedata in cardio e neuro-protezione, continuando sempre la contropulsazione. Nelle prime ore successive non sono mancati gli arresti cardiaci e il defibrillatore ha svolto con efficacia la sua funzione». Tenacia, competenza, professionalità ed esperienza hanno ricevuto la giusta ricompensa. Il giorno dopo riduzione della sedazione e valutazione neurologica con TAC di controllo la paziente muoveva i 4 arti. Il graduale miglioramento clinico ha permesso ai rianimatori lo svezzamento della contropulsazione e della respirazione assistita.
L’attuale quadro clinico lascia ben sperare
C.M. ora è vigile, partecipa al colloquio, respira e si alimenta in autonomia. Non ha ancora ricordo di quanto è successo nei giorni precedenti, ma ha una lucida memoria della sua casa, della famiglia e dei nipoti che non vede l’ora di abbracciare. Le condizioni neurologiche sono buone, quelle cardiologiche in progressivo miglioramento. Oggi è stata trasferita in Unità coronarica e sicuramente tra qualche giorno in Riabilitazione per perfezionare il suo stato di salute. Tornerà a breve a Molfetta e sarà festeggiata da familiari e amici. I tanti arresti cardiaci non hanno determinato danni cerebrali. Questo, anche per un cardiologo di lungo corso, è un miracolo. Gli angeli hanno dato una mano.
Il successo ha sempre molti padri
Una storia bella e a lieto fine grazie alla professionalità dei nostri angeli. La tenacia dei professionisti, le tante sinergie operative tra Pronto soccorso, Centrale operativa del 118, la rete territoriale dell’infarto, le donne e gli uomini delle Unità operative di Mater Dei, quella cardiologica diretta da Vincenzo Pestichella e quella di Anestesia e Rianimazione diretta da Mario Tedesco, hanno strappato a morte certa una giovane donna. Il messaggio da trasmettere è che nella nostra Regione esistono strutture di eccellenza. Devono essere potenziate in tecnologie e risorse umane. Queste eccellenze meritano giusto riconoscimento e attenzione dai nostri amministratori.
Questa è la buona sanità di cui ci piace scrivere e raccontare