Principale Attualità & Cronaca Blitz antimafia a Taranto con 38 arresti

Blitz antimafia a Taranto con 38 arresti

Sgominato il clan Pascali attivo nel rione periferico di Paolo VI. Secondo gli investigatori al vertice dell’organizzazione c’erano anche due donne che avevano compiti ‘di attività operativa’ e di ‘mediazione’ con i detenuti

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Associazione per delinquere di stampo mafioso aggravata dalla disponibilità di armi: è uno dei reati contestati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Lecce, Marcello Rizzo, che all’alba di oggi ha portato la polizia a eseguire 38 misure cautelari, di cui 28 in carcere e 10 ai domiciliari, mentre altre 20 persone sono indagate a piede libero.

Gli arrestati secondo il gip hanno proseguito “l’azione criminale del sodalizio di stampo mafioso” denominato clan Pascali, attivo nel rione periferico Paolo VI di Taranto.

Esponenti della cosca  sono già stati condannati con sentenza del gup di Lecce a ottobre 2017, confermata in Appello ad aprile 2019 e passata in giudicato.

L’operazione odierna nasce dopo una lunga e articolata indagine ma proprio ieri Taranto ha visto un altro episodio di criminalità.

Una sparatoria nel periferico rione Tamburi avvenuta nel primo pomeriggio e definita a grandi linee, con le indagini, nella serata di ieri.

Il primo bilancio emerso è di un arresto, tre pistole, una Smart colpita da alcuni proiettili. Gli agenti hanno accertato che c’è stato un conflitto a fuoco, probabilmente un regolamento di conti nella criminalità, quasi certamente preceduto da un inseguimento in macchina.

Forse è stata usata anche una mitraglietta da una persona riuscita però a fuggire. Una decina di colpi esplosi nel rione Tamburi, in prossimità della superstrada 172 per Martina Franca, e la Polizia ha arrestato e trasferito un uomo di  32 anni, di Taranto, pregiudicato.

Ruolo apicale nella cosca per 2 donne

Ci sono anche due donne tra i 38 arresti di oggi a Taranto per mafia, Antonella Bevilacqua ed Eufrasia Quero. Per il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, il prefetto Francesco Messina, “avevano un ruolo apicale anche se la gestione e leadership permane nei detenuti”, assolvendo compiti di “attività operativa, e anche di mediazione rispetto all’interpretazione di episodi che dalla galera potevano sembrare negativi”.

Molti elementi, aggiunge, dimostrano “la libertà di movimento di queste donne. Il gip, nell’ordinanza, parla di reggenza”.

Tutti gli arrestati di oggi, riconducibili al clan Pascali di Taranto, “non sono pesci piccoli – spiega Messina – ci sono personaggi che si mettono in mostra e devono apparire. Il gip parla di estorsione evocativa perchè vanno lì e ottengono“.

In carcere per l’operazione odierna Luigi Agrosi’, Giovanni Albertini, Antonella Bevilacqua, Agostino Bisignano, Antonio Bleve, Cosimo Damiano Caforio, Emanuele Capuano, Christian Chiafele, Leonardo Durelli, Mirko Guarino, Domenico Iacca, Lucky La Gioia, Salvatore Labriola, Simone Loperfido, Antonio Maiorino, Giuseppe Pascali, Luca Pascali, Nicola Pascali, Giuseppe Petrelli, Giuseppe Portacci, Eufrasia Quero, Vito Onofrio Salerno, Francesco Sangermano, Massimo Sedete, Patrizio Sedete, Pietro Spezio, Francesco Tambone, Ezio Verardi. Beneficio dei domiciliari con braccialetto elettronico, invece per Salvatore Auletta, Pietro Francesco Brescia, Gianluca Ciccolella, Francesco Cosmai, Antonio Greco, Benito Marangiolo, Giuseppe Palumbo, Francesco Presta, Francesco Tortella, Amedeo Zonile.

Il gip Rizzo sottolinea che nell’ordinanza l'”evoluzione del metodo mafioso in ragione dello spessore criminale” degli arrestati, ed evidenzia l’esistenza di “una forma di intimidazione silente e simbiotica, avvalendosi sempre e comunque della gia’ esistente ed acclarata forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento ed omerta'”. Tutto questo finalizzato a rafforzare “l’egemonia dell’associazione mafiosa sul territorio”. agi

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