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Storia di una brutta aiuola a Colli Aniene

Ce ne sono altre nel quartiere di Colli Aniene, a Roma, anche più brutte, ma di questa conosco la storia, giacché quasi tutti i giorni le passo vicino.
Ne scrissi sei anni or sono, sul blog “Italians” curato da Beppe Severgnini. Trascrivo alcune righe: “Prima di oltrepassare il cancello che porta al plesso dei palazzi d’edilizia popolare, c’è una grande aiuola con un albero nel mezzo. E’ uno spettacolo: erbacce, spazzatura, e un mucchio di rami e ramaglie che arriva a toccare la chioma dell’albero”.
Il mucchio di rami e ramaglie si alzò a poco a poco fino alla chioma dell’albero, perché il giardiniere che si occupava delle aiuole nei cortili tra i palazzi, quando potava le piante o raccoglieva foglie e rami secchi, accatastava tutto sotto l’albero della grande aiuola, senza chiedere il permesso all’aiuola e neppure all’albero.
Scrivevo ancora, tre anni dopo: “A proposito di Via Cassiani, dove questa fa angolo con via Mammucari, c’è un’aiuola abbandonata con rami secchi che arrivano alla chioma dell’albero e un po’ di tutto, compresa spazzatura che qualche cittadino maleducato vi ha depositato”.
Dopo un po’ un cittadino ancora più maleducato vi depose due sacchi di calcinacci. Il giardiniere mi disse: “Quella roba resterà lì per anni”. E aveva ragione, giacché i due sacchi sono ancora lì, lacerati in più parti a mostrarne il contenuto. Non potrà rendersi conto d’aver avuto ragione, il povero giardiniere, giacché ha lasciato questo mondo portato via da un tumore.
Un giorno vicino a quei sacchi neri, scorsi una rosa. Scrissi rivolgendomi a lei, alla rosa: “Ma come ti è venuto in mente, delicatissima rosa, di crescere in quest’aiuola ignorata dai giardinieri del Comune di Roma, ma non dai cittadini maleducati che l’hanno scambiata per una piccola discarica? Come hai fatto a mantenere il tuo profumo, come hai fatto, in mezzo a tanta sporcizia?
Come hai fatto a crescere così pura, in mezzo alle erbacce, tra sterpi e sterchi di topi e gabbiani e cornacchie? Di’ la verità, rosellina, volevi imitare il fratello che nasce dal fango e resta incontaminato, il fiore di loto?”. Non durò a lungo la rosa che voleva imitare il fiore di loto: dopo pochi giorni, ripiegata sullo stelo, aveva tristemente chinato la testa e perso petali.
Recentemente un cittadino maleducatissimo, non volendo forse che i due sacchi di calcinacci soffrissero di solitudine, ha pensato bene di aggiungervi altri calcinacci e qualche blocco di cemento. Il colpo di grazia per la sventurata aiuola.
L’altra mattina nel parco di Via degli Alberini e via Cassiani, sono venuti i giardinieri del Comune a potare i tigli e a tagliare l’erba. L’aiuola brutta, a pochissima distanza, chiamava chiamava, ma a causa del rumore delle motoseghe, i giardinieri non hanno sentito. Forse. E per ora finisce qui la storia della brutta aiuola. Chissà se leggendola qualche bravo assessore, non proverà pena per la sfortunata aiuola e provvederà a renderla nuovamente bella?
Renato Pierri

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