Principale Ambiente, Natura & Salute Viaggio nel Nucleare: quale futuro?

Viaggio nel Nucleare: quale futuro?

Saint-Laurent-Nouan (Loir-et-Cher)

Dario Patruno

La frase celeberrima di Winston Churcill “Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni” diventa la chiave di lettura e detta l’agenda di Governo e Parlamento dei prossimi mesi e anni sul nucleare.

L’obiettivo che tutti i paesi hanno assunto è quello di ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030, quindi ci sono poco meno di nove anni ed ecco che si rianima e trova nuovi protagonisti il dibattito sul nucleare ma su quali basi e con quali premesse.

Il passato remoto

Gli elementi sui quali ragionare e da cui partire sono due, uno appartiene al passato remoto e l’altro al futuro prossimo: l’Italia nel 1987 disse no al nucleare rispondendo sì a tre quesiti: Il quesito 3 riguardò l’abrogazione della facoltà del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) di deliberare sulla localizzazione delle centrali qualora gli enti locali interessati non avessero raggiunto un accordo a riguardo.

Il sì vinse con l’80,57%. Il quesito 4 chiese l’abrogazione dei contributi agli enti locali che ospitassero sul proprio territorio centrali nucleari o a carbone. Il sì vinse con il 79,71%. Il quesito 5 riguardò l’esclusione dell’Enel, all’epoca ancora ente pubblico, dalla partecipazione alla costruzione di centrali nucleari all’estero. Anche in questo caso il sì vinse, con il 71,86%.

In quel periodo vi erano in Italia quattro centrali elettronucleari: la centrale di Latina, da 210 MWe con reattore Magnox, attiva commercialmente dal 1964; la centrale Garigliano di Sessa Aurunca (CE), da 160 MWe con reattore nucleare ad acqua bollente (BWR).

Attiva commercialmente dal 1964, è l’unica tra queste che era già stata spenta prima del referendum. Fermata per manutenzione nel 1978, si optò per la disattivazione nel 1982; la centrale Enrico Fermi di Trino (VC), da 270 MWe con reattore nucleare ad acqua pressurizzata (PWR), attiva commercialmente dal 1965; la centrale di Caorso (PC), da 860 MWe con reattore BWR, attiva commercialmente dal 1981, l’unica delle quattro ad essere di seconda generazione.

Un forte impulso verso il nucleare si ebbe a inizio degli anni ’70 a causa del repentino aumento dei prezzi di importazione dei prodotti petroliferi dovuti alla questione arabo-israeliana. Per questo motivo il PEN – Piano Energetico Nazionale – datato 1975 “prevedeva la realizzazione di ulteriori otto unità nucleari su quattro nuovi siti”.

Il futuro prossimo e l’Unione Europea

La proposta della Commissione europea di inserire nella tassonomia green, ovvero tra le fonti rinnovabili, anche alcuni investimenti sul nucleare e sul gas divide l’Europa.

La proposta muove dal presupposto che il gas e il nucleare siano fondamentali per favorire la transizione verso un’energia più pulita.

“È necessario riconoscere che i settori del gas fossile e dell’energia nucleare possono contribuire alla decarbonizzazione dell’economia dell’Unione”(Commissione europea Ue).

Secondo la proposta, solo gli impianti a gas e nucleari con gli standard più elevati sarebbero considerati verdi. Gli impianti nucleari dovrebbero anche avere rigorosi piani di smaltimento dei rifiuti, riporta Deutsche Welle.

Mentre gli impianti a gas avrebbero un limite alla quantità di anidride carbonica rilasciata per kilowattora di energia prodotta. Se la maggioranza dei membri dell’UE sosterrà la proposta, diventerà legge dal 2023.

Le posizioni dei vari paesi

La Francia aveva spinto per l’inclusione dell’energia nucleare, visto che dall’energia nucleare arriva il 70% dell’elettricità del Paese, anche se Parigi punta a dimezzare questa quota nei prossimi 15 anni.Secondo la definizione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, gli Smr sono dei mini-reattori nucleari a fissione. Questo processo può avvenire spontaneamente in natura oppure essere indotto artificialmente tramite opportuno bombardamento di neutroni.

Si tratta prima di tutto di reattori decisamente piccoli: occupano quasi il 10% dello spazio di una centrale tradizionale e sono generalmente impiegati all’interno di grandi navi. Sono inoltre capaci di produrre circa 300 MegaWatt (contro i 1700 MW dei reattori più potenti oggi funzionanti, quindi circa un terzo) con la novità però di generare un quantitativo davvero contenuto di scorie che è il problema principale delle centrali nucleari.

Germania e Austria si sono schierate contro la proposta della Commissione. “Se questi piani dovessero essere attuati, presenteremo un’azione legale”, ha minacciato su twitter il ministro del Clima austriaco Leonore Gewessler, all’indomani della presentazione della bozza da parte di Bruxelles.

Gewessler ha accusato la Commissione europea di “ambientalismo di facciata”, con il tentativo di “ripulire” il nucleare ed il gas naturale: “L’energia nucleare è pericolosa e non è una soluzione nella lotta ai cambiamenti climatici”.

Dura la presa di posizione anche del numero del due dell’Spd al Parlamento tedesco, Matthias Miersch: “La Germania dovrebbe esaurire tutte le possibilità per impedire di promuovere questa tecnologia a livello europeo. L’energia nucleare non è sostenibile e non ha assolutamente alcun senso economico”. “Il futuro – ha continuato Miersch – deve appartenere solo alle energie rinnovabili, specialmente a livello Ue”.

Imperativo: fare presto!

Insomma il dibattito è aperto ma bisogna fare presto e bene con persone competenti e intellettualmente oneste pensando alle generazioni future, ai nostri nipoti e non alle prossime elezioni. L’Italia faccia la sua parte, ha le intelligenze, sapendo che il pericolo può essere alle porte (Centrale nucleare di Krško in Slovenia).

Quando gli elettori voteranno per il Presidente della Repubblica pensino ad un autentico “patriota”, moralmente prima che tecnicamente, appassionato dell’Ambiente.

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