Principale Arte, Cultura & Società Taranto: arte che viene dal cuore

Taranto: arte che viene dal cuore

Taranto: arte che viene dal cuore
di Eleonora Vecchioli

Nella serata di venerdì 10 dicembre, l’Antro della Sirena (sede dell’associazione ARTAVA) – situato nel Borgo Antico di Taranto – ha ospitato la prima mostra sulle opere dell’artista Francesco Polimeni.
All’incontro era presente Armando Blasi (presidente dell’associazione), Francesco Polimeni stesso, la sua famiglia, Anna Maria D’Urso (presidente ARCA e psicologa), Giuliano Neglia (dirigente dipartimento disabilità) e diversi altri ospiti.

L’artista e le opere

Il centro focale della mostra è stato la disabilità e quanto questa possa sfociare in arte ed emozioni purissime.
Francesco Polimeni ha trasformato la sua disabilità in qualcosa di speciale, riuscendo a trasmettere ogni suo pensiero tramite i dipinti.

Le opere rispecchiano completamente il cuore e la personalità dell’autore, influenzato particolarmente da artisti del calibro di Gentilini, Giacometti, Magrette, Mirò e soprattutto Kiko Arguello.

I vari interventi

All’inizio della serata, il presidente Armando Blasi ringrazia gli ospiti presenti, nonché collaboranti nei confronti della mostra.
“Francesco ha conosciuto l’arte e con l’arte ha donato”, queste le sue parole.

Anna Maria D’Urso: ringrazia il pittore e Armando per l’iniziativa, per l’intento di diffondere arte e cultura (specie la cultura della disabilità), tenendo sempre fede ai suoi valori e non smettendo mai di perseguirli.

Lei ha lavorato spesso nell’ambito della disabilità, descrivendolo come un percorso in cui si riceve molto più di quel che si dà, portando ad una crescita personale (arricchimento e maturità emotivi).
“Gli interventi a favore di persone con disabilità sono segno di civiltà”.

Giuliano Neglia: “Abbattiamo sì le barriere architettoniche, ma solo dopo quelle culturali. Partiamo dai dettagli, come la vita quotidiana. Io sono per la realtà, per i fatti: le parole e le chiacchiere lasciamole ad altri”.

La testimonianza del padre del pittore: “Trovo che si debba dare un senso alla sofferenza, così da poterla superare. Qualunque famiglia che porti con sé un disabile, finisce col provare una fortissima solitudine: la solitudine è sì principalmente del disabile, ma anche della famiglia.

Ci sono diverse, dolore realità che vive il singolo e che vive la famiglia stessa.
Un aiuto, un’ancora, una certezza è arrivata dalla religione: la disabilità non viene vista come un castigo, una punizione o chissà cos’altro.
Viene vista come una missione il cui obiettivo è quello di mostrare a coloro che “rientrano nella norma” che è importante esternare le proprie emozioni e le proprie capacità.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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