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Minare criptovalute rispettando l’ambiente, la sfida di Celo

Una risposta alle accuse piovute da tutte le parti circa l’impatto ambientale . Elon Musk diceva di voler abbandonare i bitcoin perché troppo inquinanti e l’Università di Cambridge ne aveva denunciato l’eccessivo peso sul clima 

Foresta

Minare criptovalute rispettando l’ambiente. L’iniziativa è di Celo, la piattaforma di finanza decentralizzata che ha già all’attivo 2 stablecoin ancorate rispettivamente all’euro e al dollaro. L’idea è semplice quanto rivoluzionaria: ancorare entro il 2025 il 40% della riserva Celo alla foresta pluviale. In sintesi si tratterebbe di creare FNT da legare alle valute digitali che si possono scambiare sulla piattaforma.

Una risposta alle accuse piovute da tutte le parti circa l’impatto ambientale delle criptovalute. Qualche esempio: Elon Musk, con un tweet che ha fatto tremare l’impero delle monete digitali più famose al mondo, diceva di voler abbandonare i bitcoin perché troppo inquinanti e l’Università di Cambridge ne aveva denunciato l’eccessivo impatto ambientale, mettendo in guardia i detentori: la produzione dei bitcoin avrebbe, secondo gli studiosi inglesi, un peso energivora superiore al consumo di una nazione come l’Argentina.

Un sistema di cose che sembra immutabile: “Siamo abituati a considerare i costi dell’inquinamento come esternalità” dice all’Agi Markus Franke, Head of Europe di Celo, che parte dal proposito di collegare la ricchezza delle persone alla salvaguardia della natura. “L’idea arriva da Charles Eisenstein e dal suo libro Sacred Economics – racconta ancora Franke – l’autore osserva che le persone sono spinte a produrre qualunque cosa sostenga le valute, guardando alla storia troviamo l’esempio dell’oro e dei capi di bestiame”. Le persone erano spinte naturalmente a produrre questi elementi per garantire la valuta dell’epoca.

“Se, come società, dovessimo diffondere l’uso di criptomonete garantite dal capitale naturale – dice ancora Franke – qualsiasi crescita economica, qualsiasi aumento del denaro in circolazione porterebbe a una crescita di quelle risorse naturali legate alla valuta”.

Ma cosa significa concretamente ancorare le criptovalute alla foresta pluviale? In che modo questo può salvaguardare il nostro patrimonio naturale? “Esistono molti modi di intendere questo processo – commenta ancora il capo di Celo Europa – e solo il tempo ci dirà qual è il migliore”.

“Ad esempio un token potrebbe rappresentare la proprietà di una parte di foresta – racconta Markus Franke – oppure i crediti di carbonio generati dalla foresta stessa, o ancora potrebbero essere quote di governance di organizzazioni che proteggono la foresta operando sul campo”.

Insomma, le opzioni sono molte e anche la strada da fare, ma siamo davanti a un cambiamento di paradigma: anche il sistema delle criptovalute comincia a considerare il proprio impatto e valutarlo un fattore determinante per il suo sviluppo.

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