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Diritto d’amore

Diritto d’amore

di Evelyn Zappimbulso

Consultando l’enciclopedia Treccani, alla voce “diritto” in senso oggettivo, si riscontra la definizione di “complesso di norme giuridiche, che comandano o vietano determinati comportamenti ai soggetti che ne sono destinatari, in senso soggettivo, la facoltà o pretesa, tutelata dalla legge, di un determinato comportamento attivo od omissivo da parte di altri, o la scienza che studia tali norme e facoltà, nel loro insieme e nei loro particolari raggruppamenti”.

Per “amore” si intende invece un “sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia”. Ma come possono diritto e amore entrare in contatto tra loro e stabilire un rapporto di relazione?

La risposta, ovviamente, non è semplice e richiede ben più di una ricerca specialistica che potrebbe portare a perdersi tra versi poetici che tanto hanno decantato il lieto argomento o tra norme di diritto positivo che disciplinano i vari ordinamenti giuridici. Montaigne definiva la vita come un movimento volubile e multiforme. È un dato di fatto che il diritto sia esattamente l’opposto. Esso infatti parla di regolarità e di uniformità ed è insofferente alle sorprese della vita, e soprattutto quando poi si sconfina nel terreno amoroso è chiaro che la soggettività prorompe.

Per il diritto positivo, si può affermare, l’amore non esiste. Difatti, nei vari codici la parola in questione non compare, segno di una insofferenza forse reciproca, di una incompatibilità che in Italia è evidentemente ancora più forte che altrove. Al conflitto permanente tra diritto e amore aveva già dedicato un libro, ovvero “Diritto d’amore”, edito da Laterza, un giurista da sempre attento al tumultuoso rapporto tra l’irregolarità e l’imprevedibilità della vita e l’astrazione formale della regola giuridica, Stefano Rodotà, che in un’intervista rifletteva su quanto poco le nostre leggi corrispondano ai mutamenti della vita affettiva, dichiarando che “i rapporti affettivi possono essere qualcosa di esplosivo nell’organizzazione sociale. E dunque il diritto s’è proposto come strumento di disciplinamento delle relazioni sentimentali che non lascia spazio all’amore. Basta ripercorrere due secoli di storia: nella tradizione occidentale il diritto per un lungo periodo ha sancito l’irrilevanza dell’amore. E di fatto ha sacrificato le donne, codificando una diseguaglianza“.

Che entri, dunque, l’amore tra i rivoli del diritto. Che sia elemento giuridico preso in rilievo.

L’uomo, da sempre, aziona movimento pulsando amore.

Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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