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Per le donne vittime di violenza è previsto il reddito di libertà, ma che tipo di libertà?

Ha scritto William Shakespeare: “Per tutte le violenze su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna”.  Se Shakespeare sapesse che a distanza di secoli nulla o poco è cambiato nei confronti della donna, la quale continua a subire comportamenti violenti e discriminatori verso la sua persona, si rivolterebbe nella tomba?

Penso che lo scenario attuale farebbe inorridire il poeta. Piccoli passetti sono stati fatti a tutela del gentil sesso, sono state emanate diverse e nuove leggi, sempre con i pro e i contro, non capisco come mai non ci possano essere solo pro, mah!

E, adesso, in Italia, si ha anche il reddito di libertà, vediamo intanto chi sono le destinatarie: donne vittime di violenza, con o senza prole, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.

È previsto per le donne residenti nel territorio italiano che siano cittadine italiane o comunitarie, se appartengono a uno Stato extracomunitario devono essere in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Qual è la finalità di questo reddito?

Ai sensi dell’articolo 3, comma 5, del D.P.C.M. del 17 dicembre 2020 il reddito di libertà è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli/figlie minori.

A quanto ammonta?

Siccome l’Inps, sempre che la domanda venga accettata, è tenuto a erogare il contributo massimo mensile di 400 euro, personalmente avrei difficoltà a decidere su dove puntarli, autonomia abitativa? Indipendenza economica? O assicurare una buona formazione ai miei figli? Ovviamente si sottolinea tutta la bontà delle intenzioni di tale decreto che prevede un assegno al momento erogato per un anno, poi si vedrà.

Mi permetto una riflessione da donna che si occupa di economia domestica, ma 400 euro al mese consentiranno a queste vittime di pagare l’affitto, o riacquistare l’autonomia personale, per non parlare poi della formazione scolastica o universitaria dei figli?

Un contributo certamente utile, in fin dei conti è meglio di niente, e dunque ben vengano iniziative di questo tipo, si spera a lungo termine, e no una tantum, a cui io affiancherei azioni concrete di prevenzione alla violenza nei confronti della donna, insomma non quando il danno è già stato fatto.

Il reddito di libertà per una vittima è quando il suo aguzzino viene rinchiuso nelle patrie galere a vita già ai primi segnali di abuso verso la sua persona. È notorio ormai che i carnefici sono soggetti disturbati, difficilmente recuperabili, in alcuni casi il recupero è addirittura impossibile.

Concludo questo mio articolo con una bella e significativa affermazione di Kofi Annan: “La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”.

Francesca Moretti

Bibliografia immagini:

https://pixabay.com/it/photos/soldi-banconote-euro-banconota-1005477/

 

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