Principale Politica Enrico Letta apre le porte a tutto il centrosinistra 

Enrico Letta apre le porte a tutto il centrosinistra 

Il segretario dem spiega che la partita più delicata sarà quella del Colle e dice, riferendosi alla eventuale candidatura di Silvio Berlusconi: “Non mi metto a giudicare i singoli candidati di una corsa di cui discuteremo quando sarà il momento”

Enrico Letta (afp)

“Costruiscilo e loro verranno”: la citazione è del film “L’uomo dei sogni” i cui Kevin Costner interpreta un agricoltore che sente irrefrenabile il bisogno di costruire un campo da baseball in mezzo al granoturco. In quel caso ad arrivare sarebbero stati gli spiriti dei giocatori del passato. Nel caso di Enrico Letta, invece, il campo è quello ‘largo’ di centrosinistra che attende quanti si riconosceranno nel lavoro e nelle idee delle Agorà Democratiche.

Il segretario dem non tiene nessuna porta chiusa, nemmeno a Matteo Renzi, sebbene ribadisca che lo strappo con il disegno di legge Zan c’è stato ed è stato profondo.

Però fa sue le parole del ‘saggio’ Gianrico Carofiglio quando dice “non sta a noi dare patenti d’ingresso in una alleanza tutta da definire. Le cose andranno in maniera molto naturale, c’è chi dice che Renzi stia guardando verso destra.

Chi ci sta ci sta e chi non ci sta non ci sta”. Ma, aggiunge Letta, molto dipende anche da “come ci si avvicina al progetto”. Tradotto: se dal Partito Democratico non si distribuiscono patenti, questo non deve accadere nemmeno da altre forze.

E qui il discorso sembra cadere sul Movimento 5 Stelle il cui avvicinamento al gruppo dei Socialisti e Democratici europei, in cui trova casa anche il Pd, provoca qualche malumore fra i parlamentari dem vicini all’area di Base Riformista.

L’11 novembre il segretario comincerà ad affrontare il dossier volando a Bruxelles, dove incontrerà prima il gruppo S&D e poi la delegazione Pd. “È un momento nel quale discuteremo del tema. Una convergenza tra Pd e M5s sui temi europei è una buona notizia se c’è.

Nel Conte II questa convergenza c’è stata ed è stata molto forte. Non è una questione di schieramento, si tratta di partire dai temi”,  sottolinea il segretario nazionale al videoforum di Repubblica.

Ipotesi sul dopo Draghi

“L’Europa è stato un tema di grande dissidio fra noi in passato, nel momento in cui c’è una convergenza io la saluto positivamente.

Dopo di che stiamo parlando del gruppo parlamentare, non del partito”, aggiunge. Assieme a lui, nello studio della web tv, ci sono i sei osservatori esterni delle Agorà Democratiche: Elly Schlein, Monica Frassoni, Annamaria Furlan, Gianrico Carofiglio, Carlo Cottarelli e Andrea Riccardi.

Tutti senza la tessera del pd ma che Letta ‘candida’ sul posto a rappresentare l’ossatura di un possibile, eventuale governo per il dopo Draghi. Prima, però, bisogna vincere e la strada giusta” indicata dal segretario Pd è proprio quel campo largo che “ha già battuto le destre” e che sta incassando il pieno di consensi, stando almeno ai sondaggi che lo vedono in testa alla classifica dei partiti, davanti anche a Fratelli d’Italia.

Non basta per garantirsi una marcia trionfale da qui al 2023.

Il Quirinale la partita più delicata

Anche perchè da scollinare c’è nientemeno che il Quirinale. E’ quella la partita più delicata, quella da cui si capirà la forza dei partiti e la composizione delle future alleanze. Letta dribbla ogni domanda riguardante i candidati.

“Trovo che questo gioco politico-mediatico per cui viene lanciato un candidato, poi ne viene rilanciato un altro, come i criceti che girano nella ruota.

Non mi metto a giudicare i singoli candidati di una corsa di cui discuteremo quando sarà il momento”, dice riferendosi alla eventuale candidatura di Silvio Berlusconi. Ma su una cosa scommette: i gruppi Pd di Camera e Senato arriveranno “compatti all’appuntamento”.

La notte dei 101 ha fatto sviluppare “gli anticorpi” per evitare nuovi incidenti come quello del 2013. Prima ancora dell’appuntamento con il Colle, ci sono poi le ‘partite’ sulla riforma fiscale, le pensioni, il lavoro, le imprese. Letta mette in fila le proposte Pd al governo, caratterizzate tutte dall’attenzione primaria a donne, giovani e categorie più fragili.

“La riduzione fiscale”, nodo rimasto da sciogliere nella legge di bilancio, “secondo noi non va parcellizzata in tanti piccoli interventi ma concentrata sulla riduzione delle tasse sul lavoro. Sarebbe un incentivo alla localizzazione delle imprese, un modo per dire ‘venite in Italia’ perchè chiudiamo un gap. Poi è favorevole ai lavoratori perchè corrisponde a un aumento di salario.

E’ un modo per far ripartire la domanda interna e far ripartire la fedeltà fiscale”, è la ricetta del segretario dem.

E, a proposito di imprese, Letta sferza il governo: “Io penso che i tempi siano maturi, dopo discussioni approfondite: il governo assuma in tempi rapidissimi e presenti il testo sulle delocalizzazioni per evitare nuove attività predatorie” nel Paese. Infine le pensioni: “Non si può aspettare un anno da adesso per la riforma delle pensioni.

Il tavolo della riforma è bene che si apra adesso, immediatamente. Bisogna dare la priorità a tre categorie: le donne, e ora c’è opzione donna; giovani, con la pensione di garanzia; e la questione dei lavori gravosi, pericolosi e usuranti, che devono essere avvantaggiati rispetto ad ora.

Sono sicuro che in questo modo sarà possibile superare le quote”.

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