Principale Politica Diritti & Lavoro Cosa rischia Arcuri se viene condannato per peculato?

Cosa rischia Arcuri se viene condannato per peculato?

È semplice calcolare l’entità di una condanna?

di Tommaso Gioia

È notizia di questi giorni che Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per la gestione della pandemia, risulti iscritto nel registro degli indagati per peculato e abuso d’ufficio.

L’ex commissario è stato interrogato in questi giorni dai P.M. Varone e Tucci, ed al centro dell’indagine c’è l’acquisto di 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina e non conformi agli standard qualitativi tracciati dall’Unione Europea. Acquisto che, secondo l’accusa, sia stato forzato da Arcuri al fine di favorire realtà imprenditoriali a lui vicine.

Con riferimento al reato di abuso d’ufficio, secondo gli inquirenti è da individuarsi nella forzatura delle procedure amministrative che hanno portato poi all’ottenimento di provvigioni per 12 milioni di euro in favore degli imprenditori individuati dal commissario.

Per Arcuri pende anche una richiesta di archiviazione dall’accusa di corruzione.

Il suo ufficio stampa, al termine dell’interrogatorio ha fatto sapere che: «è stato così possibile un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto».

Ma cosa rischia in concreto oggi chi viene condannato per peculato e abuso d’ufficio?

Si tratta di istituti di cui, purtroppo, sentiamo parlare spesso. Con riferimento ad entrambe le ipotesi di reato, questi possono essere commessi soltanto da pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio.

Si tratta di tipologie di reati che rientrano tra quelli definiti propri, ovvero dotati di caratteristiche specifiche per la loro determinazione.

Con riferimento al reato di peculato, la norma dedicata è quella contenuta nell’art. 314 c.p., secondo il quale è prevista una pena massima che può raggiungere i dieci anni e sei mesi. Si ricorda che si configura il reato di peculato quando, una tra le figure indicate in precedenza, si appropria di denaro o cosa mobile altrui, in ragione della sua mansione lavorativa.

Per il caso dell’abuso d’ufficio, invece, la norma contenente la relativa disciplina è contenuta nell’art. 323 c.p. e prevede che, qualora chi riveste una funzione pubblica, abusi della propria posizione per creare un vantaggio per se o per una determinata persona, può essere punito con la reclusione fino a quattro anni.

Non di rado accade che queste ipotesi delittuose vengano addebitate all’indagato ovvero al condannato, in maniera simultanea e, in questo caso si suole parlare di concorso formale tra reati, ovvero che con la stessa condotta vengono commessi più reati. In questo caso, in via teorica dovrebbe applicarsi la pena prevista per il reato più grave ed essere aumentata fino ad un massimo del triplo.

In questo caso la pena più altra prevista è quella del reato di peculato che, come si è detto, è pari ad anni dieci e mesi sei. Il computo massimo costituisce davvero una extrema ratio e, soprattutto per la commissione di questo genere di reati trova davvero una rarissima applicazione. In caso di condanna, poi, ci saranno da considerare ai fini del computo della pena anche eventuali circostanze attenuanti che potranno condurre addirittura ad una diminuzione della pena (anche molto significativa).

Quindi, in realtà il computo di una condanna non è cosi semplice come si possa pensare, e le variabili possono essere davvero diverse.

Si pensi alla nota questione di Mimmo Lucano, condannato a 13 anni e 2 mesi in primo grado per i reati di falso in atto pubblico”, truffa aggravata abuso d’ufficio e peculato, mentre l’accusa aveva chiesto la sola condanna a sei anni per concussione, oltre all’aggiunta di 23 mesi per i reati connessi a quello principale.

Quel che resta da augurarsi in questa storia è che la magistratura, facendo il proprio corso rilevi una assenza di responsabilità in capo all’ex commissario, anche perché il caso contrario sarebbe davvero difficile da digerire per i cittadini, se si pensa che la commissione di questi reati possa essere avvenuta mentre vivevamo in pieno lockdown la tragedia del covid-19.

 

 

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