Principale Attualità & Cronaca Le baraccopoli di Messina

Le baraccopoli di Messina

foto di copertina baracche rione Giostra

MESSINA. Dopo l’ultimo servizio delle “Iene” andato in onda poche sere fa, sono tornate all’attenzione dell’opinione pubblica le baraccopoli della città dello Stretto.

E’ necessario, prima di qualsiasi riflessione, fare chiarezza sulla reale datazione delle baracche messinesi.

Le costruzioni in legno costruite post-terrremoto non esistono più da quasi un secolo, proprio per la loro natura emergenziale furono soppiantate da case e palazzi già durante il periodo fascista.

Le ultime, nei rioni Giostra e Annunziata, sono state distrutte anni fa, e già da tempo non erano più abitate.

Il riferimento al 1908, al terremoto ed allo tsunami che colpirono Messina sono argomentazioni utilizzate dalle testate giornalistiche nazionali ed internazionali per dare un tono sensazionalistico che in realtà non ha nulla a che vedere con lo stato di fatto.

(foto dell’ultima baracca in legno risalente al 1908 disabitata da decenni)

Le “baraccopoli” messinesi oggi esistenti, cioè quelle rilevate dal censimento del 2002, sono sparse per tutto il territorio della città, coprendo il centro urbano così come le periferie più povere.

Queste costruzioni oggi in parte disabitate sono casette in muratura ed alluminio nate come ampliamenti e stratificazioni dei quartieri popolari sviluppatisi tra il 1922 e il 1939, e che videro un ulteriore incremento nei decenni tra gli anni 60 e gli anni ’80.

Generazioni di messinesi sono nate e cresciute in queste abitazioni approntate tra umidità e sporcizia senza avere la possibilità di vivere in una casa vera. Le baraccopoli di Messina sono la vergogna della regione Sicilia e dell’intera Italia. Un simbolo di dimenticanza e immobilismo.

Per molti decenni si sono susseguite migliaia di promesse elettorali, ma ancora oggi migliaia di messinesi vivono in case con i tetti di amianto, con la fogna che scorre accanto, tra topi e blatte.

Tra loro ci sono molti bambini, disabili, malati terminali, anziani e persone in difficoltà, una situazione gravissima sotto il profilo sanitario e sotto quelli ambientale e sociale.

Il problema del risanamento della città di Messina ha radici antiche, nel 1990 la Regione siciliana riuscì a stanziare, con un provvedimento speciale, 500 miliardi che dovevano essere la soluzione alle situazioni di degrado nelle quali vivevano tante famiglie messinesi.

Ma passati più di 30 anni e nonostante i finanziamenti siano stati utilizzati, per lo più con interventi spesso inutili e sicuramente non risolutivi, le baracche sono rimaste dove erano.

Dal 2018 si è scelta una nuova via con la creazione di Arismè, l’agenzia per il risanamento di Messina nata con l’obiettivo di una maggiore autonomia nelle scelte, in modo di poter velocizzare l’utilizzo dei fondi stanziati.

Oggi, a 30 anni dalla “Legge speciale”, le speranze dei “baraccati messinesi” di un futuro migliore sono aggrappate ai 100 milioni stanziati dal Governo nazionale per il risanamento.

Sarà la volta buona?

di Salvatore Anzà

 

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