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Poesia. ‘Pane e…Quotidiano’

Quotidiano

PANE E  QUOTIDIANO

la Poesia è per tutti,  rubrica culturale del Corriere di Puglia e Lucania, a cura di M. Pia Latorre ec Ezia Di Monte.

L’intento della rubrica è quello di sfatare l’idea che la poesia sia qualcosa di astruso e che possa piacere o non piacere. In realtà la poesia è nelle nostre vite più di quanto noi possiamo immaginare. Basti pensare alla commistione della poesia con le altre forme artistiche, per esempio alla musica pop, di cui essa è un riflesso.

Proporremo, ogni giorno, pochi grammi di poesia, legati ad un fatto del giorno o ad una data da ricordare sperando che, tra le mille incombenze quotidiane, ogni Lettore, possa ritagliarsi qualche minuto per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Buona Poesia!

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Il 9 ottobre 1893 nasceva a San Paolo Mário Raul de Morais Andrade, poeta, musicologo, critico letterario e narratore brasiliano. Fece parte negli anni venti del gruppo dei giovani modernisti, e fu uno degli animatori, nel 1922, della Semana de Arte Moderna, a San Paolo. Nazionalista, ma venato di influenze socialiste e terzomondiste, fu amico di G. Ungaretti che conobbe durante il soggiorno brasiliano di quest’ultimo. È considerato l’esponente più importante del movimento letterario “modernista” del Brasile. Le soluzioni ch’egli diede all’espressione scritta, sebbene spesso letterarie e talora persino ermetiche, rispondono a una viva esigenza nazionale. Uno dei suoi libri, Paulicéa Desvairada (1922), è l’opera che tra le prime applica i presupposti di libero verso, libero ritmo e libera lingua contenuti nel Manifesto modernista di Aranha. Scrisse anche saggi sulla musica e molte altre opere di varia natura. Nella poesia-manifesto La mia anima ha fretta, leggiamo: “Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.”

Poesia dell’amica
Il pomeriggio si sdraiava sui miei occhi
e la fuga dell’ora mi dedicava aprile,
un sapore familiare di un arrivederci creava
un’aria, e, non so perché, ti ho percepita.

Ritornai in fiore. Ma era appena il tuo ricordo.
Eri lontana dolce amica e solo vidi sul profilo della città
il forte arcangelo del grattacielo color rosa,
muovere le ali azzurre nel pomeriggio.

Quando morirò voglio restare,
non raccontarlo ai miei amici,
sepolto nella mia città
Saudade.

I miei piedi sepolti nella via Aurora,
nel Paissandu il mio sesso,
nel Lopes Chaves la testa
Dimenticate.

Nel Patio do Colegio affondate
il mio cuore paulista:
un cuore vivo e un defunto
Ben uniti.

Nascondete nell’Ufficio Postale l’orecchio
destro, il sinistro al Telegrafo,
voglio conoscere la vita altrui
Sirena.

Il naso conservato nei roseti,
la lingua sulla cima dell’Iparanga
per cantare la libertà.
Saudade…

Gli occhi lì nel Jaraguà
guarderanno ciò che necessita esser visto,
il piede nell’Università,
Saudade

Le mani lanciate intorno
che rivivano ciò che hanno vissuto,
le viscere lanciatele al diavolo,
che lo spirito sarà di Dio.
Addio

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