Principale Estero Germania. I liberali e i Verdi aprono le danze delle coalizioni

Germania. I liberali e i Verdi aprono le danze delle coalizioni

L’Spd e la Cdu/Csu sono in lotta per il primato nei risultati provvisori delle elezioni legislative tedesche, con entrambi i loro candidati, Olaf e Scholz e Armin Laschet, che reclamano la cancelleria. A decidere i giochi sarannò però l’Fdp e i Grunen, che hanno già avviato il confronto.

A sorpresa sono i liberali e i Verdi i primi a lanciare le grandi manovre in vista delle trattative per la formazione del nuovo governo tedesco, il primo del ‘dopo Merkel’. A urne ancora calde, mentre i ‘grandi’ – ossia Olaf Scholz per i socialdemocratici e Armin Laschet per l’unione conservatrice – reclamavano ognuno per sè l’incarico a formare il futuro esecutivo sulla base di un risultato sul filo del rasoio (la Spd avanti di meno di due punti rispetto alla Cdu/Csu), sono i “piccoli” a prendere l’iniziativa prima ancora che prendano il via i contatti veri e propri che prepareranno i negoziati di coalizione.

La scena si svolge davanti a milioni di spettatori durante il dibattito tra gli ‘Spitzenkandidaten’ dei partiti andato in onda sull’emittente Zdf: è il capo dei liberali Christian Lindner, dall’alto del suo 11,7%, a lanciare il sasso nello stagno, sottolineando quanto sia “auspicabile che i partiti che avevano lottato contro lo status quo per prima cosa parlino assieme”. Chiaro il riferimento ai Verdi, e la risposta di Annalena Baerbock, anche lei presente al dibattito, non si fa attendere: “È più che sensato che partiti anche distanti parlino tra di loro in diverse costellazioni”, afferma con un ampio sorriso, aggiungendo che “non si tratta di individuare il minimo comun denominatore, ma di porre le basi per costruire il futuro”.

Poco dopo arriva una frase sullo stesso tono da parte del co-leader dei Verdi, Robert Habeck: dato che le trattative per mettere in piedi una coalizione a tre saranno molto complicate, “sarà d’aiuto che parlino assieme forse politiche anche lontane tra loro per vedere se sia possibile costruire ponti e trovare progetti comuni”.

“Giamaica” o “Semaforo”?

Non a caso, Habeck evoca sia la coalizioni ‘Giamaica’ (Cdu/Csu, Verdi e liberali) che la possibilità di una maggioranza ‘semaforo’ (Spd, Verdi e liberali). L’importante, insiste, è evitare gli errori fatti a livello nazionale, quando un’alleanza ‘Giamaica’ fallì proprio per il dietrofront di Lindner, con la conseguenza che alla fine prese forma una nuova edizione della Grosse Koalition tra Cdu/Csu ed Spd. Non si tratta di una mossa banale: tutti i leader politici ripetono che con grande probabilità le trattative per mettere in piedi una plausibile coalizione di governo saranno complicatissime.

Mentre non è un mistero per nessuno che i socialdemocratici preferirebbero allearsi con i Verdi, in queste ore segnali da parte dell’Spd anche in direzione dei liberali non si sono fatti mancare. Dopodiché Scholz, per non infilarsi nella palude di trattative senza fine, fa sapere che intende “fare di tutto” per concludere i negoziati per un nuovo esecutivo “prima di Natale”. Anzi, il candidato Spd alla cancelleria afferma con un sorriso “di essere fiducioso che non sarà Angela Merkel a tenere quest’anno il discorso di capodanno”.

È chiaro che Baerbock ci tiene a ribadire che “il rinnovamento del Paese rimane il nostro primo comandamento” e che quel di cui c’è bisogno adesso “è un governo del clima”. Ma intanto il ponte verso Lindner è stato lanciato: circostanza ancora più notevole alla luce del precedente del 2017, quando fu proprio per la contrapposizione tra Fdp e Verdi che fallirono i negoziati per una coalizione ‘Giamaica’. Certo, oggi le condizioni generali sono diverse: una Spd che potrebbe uscire più forte dalle urne della Cdu/Csu, che invece ne esce con il peggiore risultato della sua storia. E poi quattro anni fa c’era Angela Merkel alla cancelleria, domani ci sarà un uomo che, stando ai numeri di oggi, sarà certamente meno blindato dell’ex ‘ragazza dell’est’.

Lo spettro di una trattativa senza fine

Per di più, all’epoca la grande novità era stata l’Afd: non solo per la prima volta una forza dell’ultradestra aveva fatto il suo ingresso al Bundestag, si era pure ritrovata a essere la prima forza dell’opposizione, dato che i liberali non erano andati oltre il 10,7% e il partito ambientalista si era fermato all’8,9%. Oggi la partita è tutta un’altra.Lo spettro che ora si aggira per Berlino è quello di una trattativa senza fine. C’è chi prevede negoziati fino alla fine dell’anno, se non oltre. Con l’effetto che probabilmente Merkel occuperà ancora per diversi mesi il suo ufficio nella cancelleria berlinese.

Stando al quadro che emerge dalle proiezioni, tra le varie coalizioni possibili quelle di cui si discute con maggiore fervore in queste ore sono l’alleanza ‘semaforo’, preferita da Scholz, e la costellazione “Giamaica”. Ma in teoria sono possibili sia una riedizione dell’attuale Grosse Koalition (Cdu/Csu più Spd), che un’alleanza Kenia (ossia una GroKo allargata ai Verdi) e la cosiddetta coalizione ‘Germania’ (sempre Cdu/Csu, ma con in più liberali al posto degli ambientalisti).

La Linke fuori dai giochi

Sempre secondo ii numeri di questa lunga notte elettorale, l’altra novità è che verrebbe meno un’opzione che tra le più chiacchierate, sicuramente quella più osteggiata dall’unione tra cristiano-democratici e cristiano-sociali: la famigerata coalizione ‘rosso-rosso-verde’ formata da Spd, Verdi e Linke, il partito della sinistra. A causa del risultato inferiore alle aspettative degli ambientalisti di Baerbock e allo speculare risultato sul filo del rasoio della Linke, appena di un soffio sopra la soglia dello sbarramento per entrare al Bundestag, la variante ‘rosso-rosso-verde’ – ampiamente utilizzata da tutte le forze politiche, per un verso e per un altro, come argomento della campagna elettorale – molto semplicemente non arriva a ottenere una maggioranza parlamentare.

Un’altra opzione che viene tolta dal tavolo – e sulla quale sia Scholz che Baerbock mostravano di riporre qualche speranza – è una coalizione formata dai soli socialdemocratici e dai Verdi, così come appare lontanissima una ipotetica alleanza tra Cdu/Csu e Verdi: anche qui è da notare che fino a pochi mesi fa, prima del tracollo nei sondaggi dell’unione conservatrice e la forte flessione dei Verdi, era quella più gettonata da parte degli analisti, commentatori e degli stessi esponenti politici.

Gli ostacoli per le alleanze

Le opzioni che rimangono sul tavolo comunque presentano una lunghissima lista di criticità: da una parte per i liberali le differenze programmatiche con i Verdi sono notevoli, dall’altra è la base dei Verdi a guardare con notevole ostilità a una opzione di governo che veda appaiata l’unione conservatrice e i liberali. E allo stesso tempo la maggior parte degli analisti non scommette su una riedizione della Grosse Koalition: buona parte della Spd lo considererebbe quasi un suicidio politico, d’altronde un’ipotesi GroKo con un cancelliere socialdemocratico sarebbe indigeribile per una Cdu/Csu già profondamente lacerata e divisa al proprio interno.

Divisioni in qualche modo lasciate in stato dormiente sotto il grande mantello merkeliano, ma che dopo il “peggior risultato della storia” potrebbero riesplodere in modo fragoroso. In queste ore si fanno gli scenari più selvaggi. La Zeit sintetizza la partita che si sta giocando ipotizzando che potrebbe essere “lo sconfitto a diventare il cancelliere”. Perché, a causa della logica dei veti incrociati, in queste ore è la parola ‘Giamaica’ quella sulla bocca di tutti. Grazie, soprattutto, ai flirt in diretta tv tra Verdi e liberali.

AGI

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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