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“Dal Cibus 2021 arriva la conferma che l’agroalimentare pugliese ha tutte le carte in regola per ripartire”

“L’agroalimentare pugliese ha tutte le carte in regola per ripartire e la conferma l’abbiamo avuta nelle giornate del Cibus di Parma, evento che da quasi 40 anni costituisce la piattaforma di riferimento per l’agroalimentare italiano.

Molte aziende che hanno resistito nel periodo pandemico hanno sviluppato nuovi approcci ai mercati e nuove linee di produzione in modo da tornare a proporre presto e persino meglio al mondo i prodotti Made in Puglia”.

È quanto dice Luca Lazzàro presidente di Confagricoltura Puglia nella giornata di chiusura, e dunque di bilanci, del Cibus 2021 di Parma, il primo evento in presenza dall’inizio della pandemia covid.

I temi che hanno caratterizzato la presenza di Confagricoltura a questa edizione sono stati innovazione, territorio, sostenibilità.

La vetrina internazionale offerta a Parma delle produzioni agroalimentari ha dunque messo in evidenza che in Puglia il settore può contare su solide basi.

“La transizione green, le filiere e la sicurezza dei prodotti alimentari sono per noi il futuro e, sempre più, i consumatori si stanno accorgendo di quanto sia importante il ruolo dell’alimentazione e del prodotto genuino. In questi giorni – prosegue – abbiamo registrato una forte attenzione ai cibi sani ma anche una maggiore voglia di acquistare alimenti prodotti in aziende che hanno dei valori etici. I consumatori internazionali sono sempre più interessati ai prodotti locali anche se devono spendere qualcosa in più”.

Le buone possibilità di ripresa non devono però far abbassare la guardia sui falsi “Made in Puglia”.

“Quello del falso è un rischio concreto – conclude Lazzàro –  Gli stranieri grazie al turismo, ma anche ai tanti vip internazionali che da qualche tempo hanno imparato a preferire la Puglia, hanno sempre più voglia di assaggiare i prodotti tipici raccontati sui social dalle star.

Questo sta, tuttavia, innescando una macchina del falso che provoca un doppio danno, il primo è che toglie introiti, occupando gli scaffali al posto dei prodotti originali; il secondo è che deludendo nel gusto l’acquirente getta ombre sul prodotto imitato.

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