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Haiti, migliaia di morti e feriti dopo il sisma. E ora è allerta “Grace”

Il terremoto di sabato rivela un bilancio crescente di oltre 1300 vittime e 5700 feriti. Incalcolabili i danni su circa 30.000 edifici. Ospedali saturi, si scava tra le macerie cercando dispersi

Haiti
Haiti. Foto di Paul Moville su Unsplash.

I 7.2 gradi di magnitudo (Mwpd) che sabato 14 agosto 2021 hanno fatto tremare la terra nella Repubblica di Haiti hanno causato una carneficina: già vicina ai 1.300 accertati, l’agghiacciante conta dei cadaveri cresce di continuo e sembra destinata a toccare quote più elevate, visto che è altissima l’attuale cifra dei dispersi e dei  feriti gravi e che non si possono escludere, al momento, eventuali violente scosse di assestamento nel breve periodo a venire.

Con quasi 30.000 case distrutte o danneggiate, molte persone ora non hanno più un riparo, mentre prosegue senza sosta la ricerca dei parenti dispersi o intrappolati sotto le macerie. Gli ospedali, dopo aver accolto più di 5.700 feriti, sono ormai al collasso.
Ma una paura anche maggiore incombe e sembra non voler arrestare la sventura: battezzata “Grace“, una violenta tempesta tropicale si prepara a scaricare litri d’acqua che potrebbero creare ulteriori smottamenti e danni.

L’impatto della terra che trema

Sabato i sismografi hanno registrato le prime potenti oscillazioni intorno alle 8:30 ora locale (14:30 a Roma), secondo i dati dell’Istituto americano di Geofisica (USGS), a 12 km dalla città di Saint-Louis-du-Sud. Con cadenza quasi regolare si sono poi verificati altri scossoni, che hanno interessato anche la giornata di ieri.

Dopo una notte di lavoro estenuante alla ricerca immediata di eventuali sopravvissuti tra le rovine, all’indomani del terremoto i residenti e gli operatori umanitari sono stati impegnati nel coordinare i pochi e malridotti macchinari pesanti (camion e terne) utilizzati per spostare le lastre di cemento degli edifici crollati a Les Cayes, zona vicina all’epicentro del terremoto.

Proprio dal nosocomio di questa località, terza città del Paese, giungono ancora le testimonianze più drammatiche del disastro: installati su panche, sistemati su sedie o sdraiati per terra su lenzuola, i feriti si sono accalcati alle porte del servizio di emergenza, che solo nelle ultime ore ha iniziato a ricevere rinforzi: “Al momento del terremoto, c’erano solo tre medici in servizio. Subito dopo il sisma gli ospedali sono andati in tilt a causa massiccio afflusso di feriti”, ha dichiarato il Dott. Michelet Paurus, operatore di pronto soccorso. “Adesso la situazione sta fortunatamente migliorando, perché abbiamo ricevuto ortopedici, chirurghi e anche 42 residenti che sono stati distribuiti in tutti gli ospedali del reparto”, ha poi aggiunto.

La paura negli occhi

Venel Sénat, abitante a Les Cayes, si è rotto il braccio durante la prima scossa che ha colpito e danneggiato il suo edificio residenziale. Ha dovuto attraversare diversi ospedali prima di essere curato e ora attende nella zona esterna dell’ospedale che il farmaco prescritto sia disponibile presso lo stabilimento centrale, poiché i presìdi farmaceutici situati nel centro della città sono tutti momentaneamente chiusi.

“Quando si è scatenato il terremoto io ero in casa”, racconta Venel Sénat, uomo corpulento di circa quarant’anni. “La scossa mi ha letteralmente fatto volare in aria facendomi ricadere malamente, e adesso ho il braccio rotto. I vicini sono venuti ad aiutarmi, mi hanno aiutato a prendere un taxi, poi ho attraversato diversi ospedali, ma erano tutti sovraccarichi. Questa mattina sono venuto qui e finalmente mi hanno curato, mi hanno fatto una radiografia gratuita e mi hanno messo questa ingessatura, anch’essa gratuita”, ha detto sollevato, mostrando il braccio destro al collo. “Ma la mia casa è completamente distrutta…”, ha aggiunto sconsolato.

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Haiti, ennesima “tempesta” alle porte 

Molti feriti, già curati ma sotto osservazione, si stanno intanto accampando provvisoriamente nei prati intorno ai palazzi rimasti in piedi. Hanno paura di tornare alle loro case, traumatizzati anche nell’animo dalle frequenti scosse di assestamento.

Ma la popolazione di Les Cayes teme anche e soprattutto gli acquazzoni torrenziali e i venti violenti che potrebbero essere portati dalla tempesta tropicale “Grace”, prevista in quell’area nelle prossime ore. “La gente ha timore di tornare a casa, e stanotte pioverà”, ha spiegato il Dott. Paurus, spostandosi tra i diversi reparti. “Cercheremo di ospitarli in uno dei locali antisismici del nosocomio, mentre per i bambini del reparto pediatrico proveremo a montare delle tende in cortile”, ha aggiunto poi il medico.

Il primo ministro Ariel Henry, intanto, ha dichiarato lo stato d’emergenza, una la misura che resterà in vigore per l’intero mese. E tutto questo accade in quel Paese già gravemente provato dall’altro devastante terremoto del 2010 e da una più recente profonda crisi civile e politica che, circa trenta giorni fa, ha assistito all’uccisione del proprio presidente Moïse.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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