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Il piccolo Gioele è stato ucciso dalla mamma. Per gli inquirenti il caso è chiuso

La procura di Patti, in provincia di Messina, ha chiesto l’archiviazione per la vicenda che un anno fa tenne l’Italia con il fiato sospeso e si concluse nel peggiore dei modi: mamma e figlio furono trovati ai piedi di un traliccio dal quale la donna si era lanciata.

La Procura di Patti (Messina) ha depositato al gip la richiesta di archiviazione per la vicenda della scomparsa di Viviana Parisi e del figlio Gioele di 4 anni avvenuta il 3 agosto 2020 a Caronia. Il procedimento era contro ignoti.

Secondo la procura, Viviana si è lanciata dal traliccio sotto il quale è stata trovata e nessun estraneo ha avuto alcun ruolo. Nel frattempo è stato dato anche il nulla osta per il seppellimento dei corpi.

Il procuratore Angelo Vittorio Cavallo ricostruisce la lunga indagine durata un anno: “L’intera vicenda in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento e alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di salute”. “Le indagini”, prosegue il procuratore, “hanno permesso di accertare in modo incontrovertibile le precarie condizioni di salute mentale di Viviana“.

Cavallo ha ricordato che è stata un’indagine a 360 gradi che ha coinvolto la Squadra mobile di Messina, il commissariato e la polizia stradale di Sant’Agata Militello e il personale della polizia scientifica di Catania e Palermo. Sono stati effettuati vari sopralluoghi, sentite numerosissime persone, analizzate decine di tabulati telefonici ed eseguite intercettazioni telefoniche e ambientali. Sono stati nominati numerosi consulenti tecnici.

Sono stati poi ripercorsi alcuni episodi a partire da marzo 2020, quando la donna era stata portata all’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto in forte stato di agitazione e successivamente il 28 giugno 2020 era stata portata al Pronto soccorso del Policlinico di Messina per l’ingestione di farmaci.

La fragilità di Viviana è emersa, secondo la procura, dalle dichiarazioni di parenti, amici e vicini di casa. Un quadro confermato dall’esame di alcuni audio e dei messaggi del telefonino della donna e dall'”autopsia psicologica” affidata allo psichiatra Massimo Picozzi, consulente della procura.

Altro capitolo è quello dell’incidente stradale che la donna aveva avuto sull’autostrada prima di sparire. “La consulenza ha anche accertato”, aggiunge il procuratore, “come l’incidente, in ogni caso, non avesse provocato particolari conseguenze fisiche sugli occupanti della Opel Corsa condotta dalla donna”.

“Gli accertamenti hanno permesso di accertare”, evidenzia Cavallo, come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione” e che il cadavere “non è stato oggetto di spostamento ad opera di terzi”. L’autopsia ha escluso anche l’ipotesi di una morte “per asfissia da annegamento”.

Più complessi sono stati gli accertamenti sul bambino, anche se sono stati posti alcuni punti fermi a partire dall’epoca del decesso che secondo i consulenti della procura è compatibile con quella della scomparsa. Due gli scenari ipotizzati: nel primo il bambino sarebbe morto per una caduta o per un colpo di calore o per sete mentre nell’altro si ipotizza una responsabilità della madre. “In ogni caso e in definitiva”, conclude il procuratore, “l’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario prima prospettato (morte di Gioele causata da una mera lesione interna, da un colpo di calore, per sete, ecc.), continua a rimanere la tesi più probabile e fondata”.

AGI

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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