E’ l’immagine di un’amicizia, precedente per tanti, nata sull’erba di tanti stadi e consolidata, ieri sera, nella hall di un albergo, un’amicizia sospinta dalla musica che ha il potere taumaturgico di unire tutti, come a tavola, anche con persone di diverse vedute.
Quell’immagine di Mirco Antenucci che si destreggia al pianoforte suonando canzoni di cantautori, leggendo gli spartiti dal proprio cellulare e che fanno cantare i suoi compagni, ma anche i tecnici, che, a loro volta, non conoscendo le parole, si aiutano coi propri cellulari, non è passata inosservata. Un segno di vera amicizia, corale, con la quale, idealmente, abbracciano anche i loro compagni che son partiti a causa di una maledetta forza maggiore, un “A mano a mano” quanto mai azzeccato che vuol significare un girotondo, mano nella mano, tra tutti quanti i compagni. Un sentimento di amicizia non certo ciceroniano ma aristotelico, dal quale, attraverso le note musicali, si sprigiona quell’affetto cameratesco indissolubile che mai come adesso si rende necessario e si cementifica diventando indistruttibile e che nessuno al mondo può slegare.
L’amicizia, si sa, nasce coltivandola sia sui banchi di scuola, sia su quelli dell’ambiente di lavoro, e per questi giocatori, che sono soggetti a trasferirsi ogni anno, è sempre difficile, per non dire impossibile, coltivarla per sempre. Si, magari, si rimane in contatto telefonico, si trascorrono le vacanze insieme, ci sono i social, tutto, ormai, riduce le distanze, ma il ”gruppo” quasi sempre si sfalda e quel legame si spezza sempre, ma ieri sera nell’hotel che ospita il Bari si è celebrato davvero un trionfo del sentimento forte, preciso, una sorta di giuramento di fratellanza e di amicizia che, idealmente, è estesa anche ai dieci mancanti, un messaggio per costoro che, con quel brano di Rino Gaetano, “A mano a mano”, tende a non far mancare l’affetto, il bene ed il sentimento verso chi è partito contagiato dal maledetto virus e che, naturalmente, non può far parte, fisicamente, del gruppo “sano”. Ma i dieci sfortunati erano lì, ieri sera, a cantare con loro.
Un segno davvero commovente che accomuna tutti quanti. “A mano a mano”, una straordinaria medicina, un vaccino che crea affetto smisurato e benessere psicofisico non indifferente.
L’amicizia, si sa, ha una dimensione rara, unica, ha il potere di smuovere recinti e confini che si abbattono, una barriera che si sbriciola come un muro, un’amicizia che, tra di loro, anche se momentaneamente, non si evaporerà.
L’amicizia non è altro che un amore, e il tempo che scorre ne è una componente essenziale che non va sprecato ma va assolutamente coltivato con estrema generosità. E ciò che abbiamo visto nel video di Lodrone di Storo di ieri sera sul web, ne è una prova.
Coraggio ragazzi, “può nascere un fiore da questo giardino”, ovvero da questa stagione.
Consideriamo questa canzone come l’inno ufficiale della stagione.
Massimo Longo