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Avvocate: what do you want?

Avv. Giovanna Barca – Le Avvocate Italiane

Interessante rubrica di Susan Smith Blakely, avvocata, consulente legale e autrice di una serie di libri Best Friends at the Bar per le avvocate, tra cui What Millennial Lawyers want: a bridge from the past to the future of law pratice, sulla rivista ABA journal del 29 giugno 2021 dove nuovamente si affronta con chiarezza e lucidità la problematica della carriera delle donne avvocato.

Tematica indubbiamente più che attuale e che riguarda non solo le avvocate statunitensi ma anche tutte le avvocate del mondo.

Una ferita aperta nel cuore delle avvocatesse tutte!

Alle donne è stato negato per troppo tempo l’accesso alle scuole di legge ed ai consigli dell’ordine, e la professione ha perso molti talenti in quei primi anni.

Ma le donne avvocate, come dimostrato nel corso del tempo, sono generalmente molto motivate, straordinariamente organizzate, attente ai dettagli, e grandi pianificatrici dello spazio e tempo che hanno a disposizione, soprattutto se lavorano in ambienti strutturati come gli studi legali: queste caratteristiche le rendono adeguate per raggiungere grandi obiettivi lavorativi.

Ma, troppo spesso, accade che le avvocate, mamme, sono così tese e sovraccariche che non riescono facilmente a trovare il tempo nelle loro giornate per aiutare gli altri. Si concentrano sui propri carichi di lavoro e massimizzano il tempo tra l’arrivo e l’uscita dall’ufficio. Molte di loro non fanno la pausa pranzo o hanno molte conversazioni con i colleghi e perdono interesse a promuovere nuovi lavori per lo studio legale, sviluppare clienti e partecipare a eventi sociali dello studio. Sono esauste.

Sebbene molte mamme avvocate possano avere coniugi e compagni che aiutano ad alleviare il loro fardello a casa, i bambini piccoli in genere si rivolgono alla mamma per i pasti puntuali, i viaggi a scuola prima che suoni la campanella del mattino, il controllo dei compiti e il comfort e le cure generali. E questo è particolarmente vero quando anche il papà è un professionista impegnato.

Non a caso, nel pieno periodo pandemico, vi sono state gravi interruzioni della vita professionale e personale da parte delle avvocatesse, che hanno visto i loro oneri aumentare  quando il lavoro da casa spesso includeva ulteriori responsabilità di custodia e insegnamento a beneficio dei propri figli.

Proprio per questi motivi, le stesse devono imparare ad essere sempre più strategiche per arrivare anche ad occupare posti di comando negli studi legali.

Ma, forse, l’avvocatura maschile è poco propensa ad accettare nella leadership una donna avvocata: la mentalità è ancora radicata su questioni di genere, non c’è colpa da parte delle avvocate!

Le donne avvocate dedicato tempo e sacrificio alla professione, non si fanno distrarre da alcuna preoccupazione personale anche se è difficile conciliare lavoro e famiglia!

La scrittrice Blakely ricorda che i vertici della avvocatura dovrebbero creare un campo di gioco giusto ed equo per le donne.” Ad esempio, l’American Bar Association, che è stata guidata da 10 donne presidenti, tra cui quattro delle ultime cinque, sa che le avvocate rimangono in posti di lavoro in cui la cultura, le politiche e le pratiche favoriscono il loro successo e la soddisfazione professionale.

L’ABA è ed è stata profondamente impegnata a garantire la piena ed equa partecipazione delle donne all’ABA, alla professione e al sistema giudiziario, e continueremo a fare ciò che è necessario per raggiungere questo obiettivo”. L’ABA lavora intensamente per garantire una partecipazione paritaria nella professione forense, emanando studi e raccomandazioni tempestivi per aiutare gli studi legali e, quindi i datori di lavoro, ad affrontare le persistenti disuguaglianze di genere nella professione, coinvolgendo gli uomini come alleati e combattere le molestie sessuali.

L’ABA ha finanziato ricerche sulle carriere legali delle donne avvocate, inclusi sondaggi, focus group, studi sulle traiettorie di carriera a lungo termine delle donne avvocate e indagini sui problemi affrontati dalle donne avvocate di colore e donne avvocate di età superiore ai 55 anni.

La collega sostiene che “Il rapporto ABA 2020 ha rilevato che non esiste una ragione per cui le donne lasciano la professione.

Infatti, il 45% delle donne ha dichiarato di essere state private dell’accesso adeguato alle opportunità di sviluppo del business a causa del loro genere. Al contrario, solo il 6% degli uomini si sentiva allo stesso modo. I focus group hanno messo in evidenza le storie di donne avvocate che credevano di essere state usate come segno di diversità in un incontro. Molte hanno riferito che l’onorario per il lavoro svolto era stato rubato da un collega maschio.

Le donne sulla cinquantina, anche quelle con risultati significativi, ci hanno detto di sentirsi invisibili. I soci più giovani si lamentano di ricevere incarichi minori che limitano la loro capacità di avanzare. Avvocati esperti descrivono la fatica del successo; le donne avvocate si stancano di lavorare di più per raggiungere lo stesso livello di successo degli uomini e dicono: “Ho finito”.”

Sicuramente, alla luce di questo studio, risulta che occorrono strategie concrete per alleviare le donne avvocate dalle pressioni degli obblighi familiari e per garantire pratiche politiche ed aziendali che prevedano un aumento di assunzioni laterali di donne nei comitati chiave delle aziende.

Ma i pregiudizi contro le donne persistono nella professione. Nonostante il notevole numero di donne presenti negli studi legali, solo il 21% sono partner azionari e solo il 2% sono donne di colore.  Ancora, dunque, pochissime le donne che riescono a far carriera negli studi legali: le donne avvocato meritano un posto di lavoro giusto ed equo in cui le politiche e l’etica consentano loro di prosperare e non le respingano.

In Italia, la situazione non è molto diversa: il V Rapporto Censis ci segnala il clima di incertezza professionale nel quale vivono le avvocate, per le difficoltà causate dalla pandemia e per i noti problemi che affliggono il nostro Paese.  Il Presidente della Cassa Forense, Luciano, sta facendo la sua parte per dare sostegno all’avvocatura con le misure assistenziali straordinarie, la temporanea abrogazione del contributo minimo integrativo per gli anni 2018-2022 e con il progetto di riforma del sistema previdenziale forense, al quale si sta lavorando:“Riteniamo prioritario dare supporto alla trasformazione green, alla digitalizzazione, alle riforme istituzionali delle quali l’Italia ha davvero bisogno. Ci anima la convinzione che le casse previdenziali unite nell’Adepp possano avere un ruolo fondamentale a vantaggio di tutti i liberi professionisti: sinergia tra le casse italiane e collaborazione con quelle europee per lavorare meglio, insieme.”

Dalla ricerca risulta che il numero delle avvocate, per la prima volta, ha sorpassato quello degli avvocati nell’anno 2020. Ulteriore dato significativo è che le donne nel 2020 hanno dichiarato un reddito medio che si ferma al 62,5% di quello medio complessivo, che è pari a circa 40.000 euro.

È palese che le donne avvocato guadagnano molto meno dei colleghi e i motivi ipotizzabili sono due: incassano meno pratiche o, se anche il numero delle pratiche fosse identico a quello dei maschi, risultano meno retribuite. Ovvero, solo un quarto (25%) delle donne si vede pienamente rappresentata nel sistema legale, mentre una donna su dieci (10%) ha dichiarato di non sentirsi affatto rappresentata. Solo il 6% presume che gli operatori del settore legale provengano da una classe sociale non elevata.

La strada è ancora in salita mie care amiche avvocate italiane ed americane!

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