Principale Politica Diritti & Lavoro Plastic Free July, la plastica monouso ha i giorni contati

Plastic Free July, la plastica monouso ha i giorni contati

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Negli ulltimi anni la plastica è diventata un problema sempre più grande per il nostro pianeta, arrivando oggi ad essere ingestibile. La produzione della plastica è aumentata arrivando a 448 milioni di tonnellate nel 2015 rispetto alle 2,3 milioni di tonnellate del 1950, un numero che è destinato a incrementare entro il 2050. La maggior parte della plastica si riversa nei mari e negli oceani dove ogni anno se ne sversano circa 8 milioni di tonnellate, danneggiando in questo modo non solo la salute degli animali e dell’ecosistema marino, ma anche dell’uomo. Da ritenere più pericolosa è la plastica monouso.

La plastica monouso è entrata a far parte della nostra quotidianità, non facciamo più caso al fatto che scegliamo sempre questa soluzione “comoda” ma dannosa. L’accumulo di plastica ha forti effetti sull’ambiente, infatti contenitori di polietilene (materiale impiegato per la creazione di sacchetti, nastro adesivo, bottiglie, sacchi della spazzatura) o di cloruro di polivinile (impiegato per la produzione di contenitori per uova, tubazioni e pellicole isolanti) abbandonati nell’ambiente impiegano da 100 ai 1000 anni per essere biodegradati. Il corretto smaltimento e riciclaggio di questi oggetti sono una soluzione al problema, ma ormai non bastano più, bisogna trovare altri modi alternativi per diventare più plastic free.

Il movimento Plastic Free July (luglio senza plastica), nato nel 2011 dalla Plastic Free Foundation, ha come scopo sensibilizzare la popolazione sull’uso della plastica monouso e incentivarla a ridurne l’utilizzo almeno per il mese di luglio.

Il movimento Plastic Free July però non è l’unico a lavorare per diminuire l’utilizzo di plastica. Dal 3 luglio 2021 è vietata la vendita negli stati membri dell’Unione Europea di prodotti in plastica monouso.

La discussione di bandire la plastica monouso è iniziata nel 2015 e nel 2019, con 560 voti favorevoli, 35 contrari e 28 astensioni, la plastica monouso è stata finalmente vietata. Secondo la direttiva UE 2019/904 entro il 3 luglio 2021 doveva essere bandita la vendita di plastica monouso quali: posate, piatti, cotton-fioc, cannucce, plastiche ossi-degradabili, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. Inoltre l’UE ha anche stabilito che il 90% delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto dagli stati membri entro il 2029, esse dovranno contenere almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030.

Un piano che fa sperare in un cambio di rotta positivo, seppur minimo, per il nostro pianeta. Tuttavia l’Italia ha deciso di gestire la situazione a suo modo non bloccando la vendita di plastica monouso.

«L’Italia sembra preferire una finta transizione ecologica. Se vogliamo andare oltre la plastica e la cultura del monouso, dobbiamo evitare la semplice sostituzione dei materiali e promuovere soluzioni basate sul riutilizzo […]. Il governo ha il dovere di guidare l’industria verso una vera transizione ecologica con norme basate sulle conoscenze scientifiche e che mettano al primo posto la tutela degli ecosistemi anziché modelli di business inquinanti. Se quanto stabilito dal parlamento verrà confermato dal Governo Draghi e dal ministro Cingolani danneggeremo due volte il Paese: il nostro sistema industriale resterà ancorato a logiche che appartengono al passato e fatalmente subiremo una procedura d’infrazione, con danni economici a carico della collettività» dichiara il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, Giuseppe Ungherese. L’Italia ha inoltre varato una legge che va contro la direttiva europea promuovendo le plastiche biodegradabili. Secondo Tatiana Luján , esperto di legislazione sulle plastiche di ClientHeart, le plastiche biodegradabili sono una falsa soluzione perché servono temperature elevate affinché la degradazione avvenga.

La soluzione sembra abbastanza chiara: non eliminare la plastica potrebbe costare la salute del pianeta Terra e la nostra. Alcune soluzioni a primo impatto efficaci, in realtà sono solo un sano greenwashing delle aziende che guadagnano dalla spinta che ha la popolazione di voler cambiare in meglio. Le alternative alla plastica ci sono. Saranno le scelte dei singoli cittadini a fare la differenza.

Gaia Russo

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