Principale Estero Lula verso una nuova presidenza: “Bolsonaro genocida e fascista”

Lula verso una nuova presidenza: “Bolsonaro genocida e fascista”

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Il nostro ospite in Global Conversation è l’ex presidente del Brasile e super star della politica Lula.

È stato definito “il politico più popolare del pianeta” da Barack Obama. Ma gli ultimi anni sono stati difficili per l’ex presidente brasiliano. Nel 2017 Luiz Inácio Lula da Silva è stato condannato per corruzione e poi incarcerato. Le sue perdite personali sono state devastanti quanto quelle politiche e molti lo davano per finito.

Ma all’inizio di quest’anno il Tribunale supremo federale del Brasile ha deciso di annullare le condanne che lo avevano tenuto in carcere per quasi due anni e ha ripristinato i suoi diritti politici.

I sondaggi mostrano che Luiz Inácio da Silva è in buona posizione per battere Jair Bolsonaro alle presidenziali dell’anno prossimo.

Un giovane di 75 anni

Presidente Lula, nel 2016 lei mi ha detto che non si sarebbe più candidato alla presidenza, che era stanco e che voleva lasciare spazio alle nuove generazioni. Molto è successo da allora e credo che lei abbia cambiato idea…

“La prima cosa che mi ha fatto cambiare idea è che quando le ho parlato la prima volta pensavo che a 75 anni sarei stato vecchio, e invece ho scoperto a 75 anni di essere giovane.

E dopo che Biden, a 78 anni si è candidato e ha vinto le elezioni negli Stati Uniti, ho pensato: perché non candidarmi alle elezioni in Brasile?

Non ho ancora deciso se gettarmi nella competizione. Stiamo dedicando il 2021 alla lotta per ottenere vaccini per tutto il popolo brasiliano, per ottenere aiuti d’emergenza in modo che le persone possano sopravvivere, e per ottenere credito per i piccoli e medi imprenditori in modo che possano mantenere il loro lavoro.

Solo a partire dalla fine dell’anno cominceremo a pensare alle elezioni.

E se il Pt lo desidera e altri partiti alleati sono d’accordo, io sono totalmente a disposizione per essere candidato alla presidenza del Brasile e riprendere il Brasile, far di nuovo crescere il Brasile, e collocare il Brasile sulla scena internazionale come un paese protagonista come abbiamo fatto quando governavo io il Brasile”.

“Metà delle vittime del coronavirus è responsabilità di Bolsonaro. È un genocidio”

Lei ha parlato di chiedere più vaccini per aiutare i brasiliani a superare la crisi attuale, ma come intende farlo senza essere al potere? Intende chiedere aiuto internazionale per esempio?

“Stiamo facendo non solo campagna e denuncia, stiamo anche lottando al Congresso nazionale affinché il Congresso nazionale, la Camera e il Senato aiutino a comprare vaccini che sono disponibili sul mercato.

Il Brasile è stato molto irresponsabile, il Brasile ha rifiutato di comprare 70 milioni di vaccini quando avrebbe potuto farlo, proprio all’inizio della pandemia.

Il presidente della repubblica è stato irresponsabile. È un negazionista. Non crede al coronavirus. Non crede nel vaccino.

L’unica cosa in cui crede è vendere medicinali che non funzionano contro il coronavirus. Quindi abbiamo avuto un problema.

Più della metà delle persone che sono morte in Brasile sono dovute all’irresponsabilità e al comportamento del governo brasiliano.

Se il governo si fosse comportato in modo responsabile, umanista, se avesse creato un comitato di crisi con esperti e scienziati, non avremmo avuto il numero di vittime che abbiamo oggi”.

Lei sta parlando di una crisi che è già costata la vita a mezzo milione di brasiliani. Nel momento in cui parliamo più di 1.700 persone continuano a morire in Brasile ogni giorno. Pensa che lei avrebbe fatto un lavoro migliore nella gestione di questa crisi?

“Sì, e sa perché? Quando c’è stata l’influenza H1N1 abbiamo vaccinato 83 milioni di persone in soli tre mesi. Ora, il presidente della repubblica non è obbligato a sapere tutto, il ruolo del presidente della repubblica è il ruolo di un direttore d’orchestra, deve coordinare la sua squadra.

Se il presidente avesse creato un comitato di crisi, se avesse chiamato a partecipare degli scienziati, se avesse chiamato – sotto la coordinazione del ministro della Salute – i segretari alla Salute degli stati, se avesse creato un protocollo… non avremmo avuto in Brasile la quantità di vittime che abbiamo avuto.

Per questo dico sempre che metà di queste vittime è responsabilità del presidente della Repubblica. Ed è per questo che tengo a dire che è un genocidio, per la quantità di morti che abbiamo avuto in Brasile”.

“La polarizzazione in Brasile è fra democrazia e fascismo”

Il presidente che lei accusa di essere un genocida è Jair Bolsonaro ed è una figura molto controversa anche nella comunità internazionale. Ma molti incolpano il suo partito, presidente – Il Partito dei lavoratori – e i fallimenti del partito per l’ascesa di Jair Bolsonaro.

Dicono, per esempio, che il disincanto per 14 anni di governo del Pt ha portato a una situazione politica che ha spinto molta gente a votare per il candidato di estrema destra. Che cosa ha da dire a riguardo?

“Guardi, quelli che dicono queste cose sono quelli che hanno votato per Bolsonaro, quelli che l’hanno aiutato a vincere. Chi ha aiutato Bolsonaro a vincere le elezioni?

Quelli che mi hanno accusato falsamente, quelli che mi hanno messo in carcere per 580 giorni perché io non potessi candidarmi alle elezioni, quelli che hanno presentato accuse false contro di me, e ora è stato provato che quelle accuse erano false, che il giudice era di parte, che i procuratori facevano parte di una banda. Tutto questo è già provato.

Bolsonaro è il risultato di una menzogna, di una farsa, perché non ci sono mai state così tante fake news in una campagna. Non ha partecipato ai dibattiti, ha mentito e mentito sfacciatamente.

Ancora oggi Bolsonaro racconta quattro bugie al giorno.

Immagini quante ne ha raccontate durante il processo elettorale. Quindi in effetti la gente ha preso una decisione, secondo me, sbagliata a votare Bolsonaro, ma questo è un rischio della democrazia, è il rischio del processo elettorale. La polarizzazione in Brasile adesso è diversa.

Non è fra due oppositori, destra e sinistra. La polarizzazione in Brasile è tra fascismo e democrazia. Io rappresento la democrazia perché faccio parte di un partito democratico che ha una storia di governo molto democratico. E Bolsonaro rappresenta il fascismo.

Quindi è questa la posta in gioco. È una reale polarizzazione. Il popolo deciderà se ama la democrazia, se vuole un presidente democratico o se vuole continuare ad avere un fascista al governo. È questo che è polarizzato. E non dobbiamo avere paura della polarizzazione.

Dobbiamo essere consapevoli che dopo le elezioni, se vinci le elezioni, sei tu che dovrai governare, unificando la società, parlando con tutti gli esseri umani del paese e cercare di costruire una governance in cui le persone possano vivere più felici e in pace, lavorare e vivere con dignità. È questo che farò. L’ho già fatto una volta. Sono stato presidente per otto anni, sono già riuscito a dimostrare che è possibile costruire un Brasile altamente sviluppato, un Brasile che migliora la qualità di vita del suo popolo, e conoscete la mia lotta contro le disuguaglianze e la povertà.

Siamo riusciti a togliere il Brasile dalla mappa della fame dell’Onu, e purtroppo la fame è tornata nel nostro paese.

Quindi io sono un presidente che governerà per tutti, ma la gente deve sapere che nel governare per tutti la parte povera della popolazione è quella che avrà la preferenza nella mia governance”.

Presidente, si direbbe che lei sia già in campagna elettorale…

“È possibile. Vede, il problema è questo: non posso eclissarmi. Devo far vedere alla gente che sono vivo, che sono a disposizione, che sono in buona salute, che so come riconciliare questo paese, che so come costruire la democrazia. La prima cosa che ho fatto quando ho vinto le elezioni nel 2003 è stato creare un Consiglio per lo sviluppo economico e sociale, collocandovi grandi imprenditori, preti, pastori, indigeni, neri, bianchi, sindacalisti… cioè l’intera società civile, in modo che, insieme a me, si assumessero la responsabilità di governare il Brasile.

E ha funzionato. È per questo che, quando ho lasciato la presidenza, avevo un’opinione pubblica favorevole all’87 per cento”.

Una campagna non tanto sottile…

“Dobbiamo ratificare l’accordo fra Ue e America del sud”

La comunità internazionale è molto preoccupata per la situazione in Brasile. Ha un messaggio per la comunità internazionale? In particolare per i paesi europei? Quale sarebbe il suo messaggio oggi?

“I leader europei – sia quelli che sono al governo che quelli che sono stati al governo in passato, i movimenti sindacali, altre entità e ong, conoscono il Pt, conoscono il Brasile e conoscono il nostro governo. Abbiamo avuto un rapporto molto fruttuoso.

Posso dirle che quand’ero presidente della repubblica la mia relazione con tutti i partiti europei era straordinaria, con tutti i presidenti, con Gordon Brown, con Tony Blair, con Sarkozy, con Chirac, con Angela Merkel, con Schroeder… Ho parlato con tutti. Il Brasile è un paese che non ha contenziosi.

E il Brasile deve avere un partenariato con l’Unione europea. Dobbiamo ratificare l’accordo fra Unione europea e America del sud, per poter dare all’Europa l’opportunità di non restare isolata fra Cina e Stati Uniti. Io continuo a seguire le notizie da qui e vedo gli americani opporsi al gasdotto che la Germania sta cercando di realizzare con la Russia.

Continuo a vedere gli Stati Uniti litigare per l’industria dell’intelligenza artificiale, per Huawei, per l’industria dei dati… Insomma, gli Stati Uniti e la Cina devono trovare un accordo, e l’Europa non può trovarsi in mezzo a questa lite. È per questo che l’America latina e la relazione con il Brasile è molto importante, perché tutti i paesi possano comprendere che la guerra fredda è finita, che non vogliamo più una guerra nucleare.

Non possiamo avere una guerra commerciale. Non possiamo avere una guerra dell’industria digitale. Dobbiamo costruire un modo per migliorare la vita dell’umanità. Io penso che l’Europa, con il suo sistema di welfare, possa aiutarci a fare politiche di aiuto allo sviluppo dei paesi più poveri del mondo. Compreso il vaccino contro il coronavirus, perché si trasformi in un bene per l’umanità e perché tutti possano ricevere il vaccino”.

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