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In Basilicata, piu’ che altrove, le aziende pensano al taglio dei costi contro recessione e ritardi nei pagamenti

Secondo l’European Payment Report di Intrum, i manager lucani prevedono difficoltà finanziarie per i propri debitori nel prossimo anno e con i pagamenti a rischio ci si rivolge a recupero crediti e si stipulano accordi flessibili. In Europa il 70% dei manager ne è sicuro: “pagamenti più rapidi permetterebbero di investire in sostenibilità e digitale”. 

Le aziende lucane molto più che nel resto d’Italia (42% contro 26% della media nazionale) si vedono costrette nei prossimi mesi a tagliare i costi a causa della crisi economica generata dall’emergenza Covid-19. Uno scenario che emerge dallo European Payment Report (EPR) di Intrum, il principale operatore europeo nei credit services che ha intervistato più di 11.000 imprese di 29 paesi europei. Imprenditori e manager della Basilicata sono più pessimisti rispetto alla media italiana: la recessione colpirà il proprio business entro un anno secondo il 50% dei manager lucani contro il 31% di media nel resto del Paese e gli effetti negativi della crisi Covid perdureranno per altri due anni secondo il 45% degli intervistati in regione contro il 34% in Italia.

Problematiche che si riflettono sui tempi di pagamento: in Basilicata il 35% delle imprese intervistate attende tra 21 e 30 giorni per i pagamenti da parte di un’altra impresa contro il 25% in Italia. Nel settore pubblico in Basilicata sembra andare meglio: il 23% dei rispondenti ha dichiarato di aspettare fino a 75 giorni contro il 32% di tutto il territorio nazionale. Le aziende lucane per tutelare i livelli di liquidità dell’azienda si affidano in particolare a società di recupero crediti (42% in regione contro il 25% in Italia) o piuttosto accettando termini di pagamento più lunghi a fronte di un supplemento (23% contro il 12% di media italiana).

L’EPR di Intrum ha cercato di indagare anche in quanto tempo manager e imprenditori lucani stimano che la regione possa diventare “cashless, che utilizzi cioè esclusivamente la moneta elettronica: secondo il 69% ci si impiegherà 10 anni, una prospettiva più pessimista di quella italiana (56% degli intervistati). 

TEMPI DI PAGAMENTO: IN ITALIA OLTRE 6 AZIENDE SU 10 STIMANO RISCHI CRESCENTI. In Italia, oltre 6 aziende su 10 (il 63% delle realtà intervistate) stimano oggi un rischio crescente (e sono maggiormente preoccupate) rispetto alla possibilità di ricevere i pagamenti nei tempi pattuiti. L’European Payment Report (EPR) di Intrum, il principale operatore europeo nei credit services, evidenzia un netto incremento rispetto alla situazione pre-pandemica quando, nel 2019, solo il 25% delle aziende italiane intervistate si riteneva “preoccupata più del solito” per il rispetto dei tempi di pagamento da parte dei committenti. A livello europeo, un terzo dei 11.000 manager e imprenditori (C level e business owners di aziende) ascoltati da Intrum in 29 Paesi, hanno affermato che i ritardi nei pagamenti impediscono la crescita e ben il 70% pensa che pagamenti più rapidi da parte dei propri debitori consentirebbero alle aziende di investire in sostenibilità e innovazione digitale.

A tutti i livelli – ha commentato Antonio Rabossi, Operations Director di Intrum Italyle aziende sono concordi nel ritenere la sana gestione del credito l’elemento chiave per la ripresa economica nella fase post-pandemica. Una sana gestione del credito investe l’impresa di un ruolo sociale: per il 67% delle aziende italiane (69% in Europa) che abbiamo intervistato, il pagamento dei fornitori nei tempi concordati è una delle componenti della responsabilità sociale d’impresa”.

MANAGER ITALIANI PIÙ OTTIMISTI SULLA RECESSIONE RISPETTO ALL’EUROPA.

Nel 2021 i manager delle imprese italiane sono meno pessimisti rispetto al media europea: 62% contro il 67%. La situazione si è “ribaltata” non solo rispetto al critico 2020 travolto dalla pandemia, quando l’83% degli intervistati italiani si aspettava la recessione a fronte del 56% di media europea, ma anche rispetto al 2019, quando il 76% degli intervistati italiani pensava che la recessione fosse imminente contro il 28% della media europea.

Nel contesto di crisi generato dall’emergenza Covid-19, le azioni dei governi sono state decisive per permettere alle aziende di mantenere a livelli accettabili la liquidità nell’ultimo anno: per questo, il 48% della media degli intervistati europei dal report Intrum prevede un rischio considerevole di crescita di ritardi e mancati pagamenti quando le misure di sostegno dei governi saranno ritirate. Ad oggi, quasi la metà (45%) delle aziende italiane ritiene di essere stata fortunata a sopravvivere all’emergenza sanitaria (49% media europea). Per vincere la recessione, il taglio dei costi è una risposta secondo il 27% delle PMI e il 24% delle grandi aziende, mentre la riduzione delle assunzioni è nei progetti del 15% delle PMI e delle grandi aziende, ma nel 2020 questo dato era più alto: il 25% per le PMI e il 29% per le grandi aziende.

Intrum è il leader europeo nel settore dei credit services con una presenza in 24 mercati del vecchio continente. Intrum aiuta le aziende offrendo soluzioni progettate per migliorare i flussi di cassa e la redditività a lungo termine e prendendosi cura dei propri clienti. Garantire che le persone e le aziende ottengano il supporto di cui hanno bisogno per affrontare i problemi finanziari è una parte importante della missione dell’azienda. Intrum ha circa 10.000 professionisti dedicati che collaborano con circa 80.000 aziende in tutta Europa. Nel 2020 i ricavi sono stati pari a 16,85 miliardi di Corone svedesi. Intrum ha sede a Stoccolma, ed il titolo Intrum è quotato al Nasdaq di Stoccolma. Intrum Italy i cui azionisti sono Intesa Sanpaolo (49%) e Intrum Group (51%) ha quasi 1.000 collaboratori e 28 uffici in 22 città italiane.

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