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Il giro di vite di Pechino sui colossi Hi-Tech che vogliono quotarsi all’estero

© JAKUB PORZYCKI / NURPHOTO / NURPHOTO VIA AFP

La Cina intensifica il giro di vite sui colossi della tecnologia che intendono quotarsi all’estero, rendendo più difficile l’approvazione delle Ipo e la raccolta di fondi negli Stati Uniti. Le nuove regole sono state pubblicate oggi dalla Cyberspace Admnistration of China, l’ente statale di vigilanza su internet, e rafforzano la supervisione sui giganti della tecnologia che possiedono dati di almeno un milione di utenti, una soglia bassissima in un Paese che sfiora il miliardo di persone che naviga su internet (989 milioni all’ultimo conteggio).

In base al meccanismo nazionale di revisione della sicurezza informatica al centro della bozza di legge, che si compone di 23 articoli, “ogni operatore che ha informazioni personali di più di un milione di utenti e che si quota all’estero deve sottoporsi a una verifica della sicurezza informatica”.

La revisione della sicurezza informatica, si legge nel testo delle nuove norme, verterà sulla valutazione dei rischi per la sicurezza nazionale che possono essere causati da attività di approvvigionamento e trattamento dei dati. In particolare saranno presi in esame alcuni aspetti, tra cui vengono elencati i rischi di controllo illegale dei dati o di interferenze nella loro gestione, la conformità alle leggi cinesi, il rischio di furto, divulgazione o distruzione di dati fondamentali e il rischio che l’infrastruttura informatica e i dati possano essere “colpiti, controllati o utilizzati in modo doloso da governi stranieri dopo la quotazione all’estero”.

Alla bozza di legge pubblicata dalla Cyberspace Administration sul proprio account WeChat, hanno collaborato altri dodici ministeri, tra cui la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme – l’organo del Consiglio di Stato, il governo cinese, che si occupa dei piani quinquennali di sviluppo – il Ministero della Sicurezza Nazionale, l’authority per la regolamentazione del mercato e l’ente di vigilanza sul mercato azionario, e le nuove norme sono aperte a commenti dal pubblico fino al 25 luglio prossimo.

Tra gli scenari che si possono aprire, secondo gli analisti, le nuove norme avranno come effetto di scoraggiare le quotazioni a Wall Street, a favore di Hong Kong. Le nuove regole si inseriscono nel giro di vite sul gigante delle auto a chiamata, Didi Chuxing, finito sotto indagine della Cyberspace Administration due giorni dopo il debutto a Wall Street con un’Ipo da 4,4 miliardi di dollari, la più grande di un gruppo cinese al Nyse, dopo la quotazione di Alibaba (25 miliardi di dollari) nel 2014.

In pochi giorni, il valore di Didi è crollato sui listini Usa e la stretta di Pechino ha comportato anche la rimozione dagli app store cinesi della app del gigante del ride-hailing e di altre 25 aziende controllate dall’Uber cinese. Didi è finita anche nel mirino della raffica di multe inflitte per violazioni delle norme anti-trust compiute dai colossi di Internet, tra cui il gigante dell’e-commerce Alibaba, e TenCent, che controlla app di messaggistica e servizi WeChat. agi

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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