Principale Attualità & Cronaca Mezzi tacchi in parata

Mezzi tacchi in parata

Esiste differenza tra i termini “uniforme” e “divisa”? Seguendo la logica si direbbe di sì.  Infatti, il vestito degli appartenenti alla Polizia di Stato costituito da giacca e pantaloni o gonna, di colore diverso può definirsi divisa, mentre uniforme è, per esempio, quella indossata dai carabinieri con giacca e pantaloni o gonna di eguale colore.

Anche etimologicamente c’è differenza fra detti termini. Entrambi hanno origine latine, ma mentre una ha il significato di separare l’altra quello di aggregare. Ma, se andiamo indietro negli anni, sino a raggiungere il medioevo e i giochi che al tempo si praticavano, ecco che le differenze si assottigliano, giacché il tutto deriva dall’abbigliamento delle varie squadre che portavano uguali vesti (uniformità, all’interno del gruppo) ma ben distinte per colore e/o foggia (diversità nei confronti dell’esterno) tra squadre.

Tutto questo per arrivare al punto, rappresentato dal criticato uso dei mezzi tacchi da parte delle soldatesse ucraine nel corso di una parata militare.

Se vogliamo essere sinceri, dobbiamo condividere il pensiero di Paola Borboni (attrice somma che di uomini e donne se ne intendeva) da lei espresso nel corso di un’intervista televisiva. In tale occasione dichiarò all’incirca: è una boiata pazzesca l’affermare che le donne, ove usino abiti succinti, lo facciano per essere invidiate dalle altre donne.

Ma quando mai.

Il concetto lo ripropose una psicologa al tempo delle prime minigonne. Il fine ultimo è solo e sempre quello che la natura impone: affascinare un maschio che, se fosse per lui solo il genere umano si sarebbe estinto da secoli.

In questo contesto non fanno eccezione i tacchi femminili. Sono usati e utili per slanciare le gambe, per rendere (in chi li sa usare) l’incedere flessuoso anzichenò, per ingentilire gli arti inferiori, per tutto questo e altrettanto ancora, ma non per marciare in “parata”, al suono di pifferi e tamburi. Ivi la femminilità sta come i cavoli a merenda. I soldati, in servizio, al pari degli angeli non hanno sesso. Donne e uomini tutti uguali. La mimetica con i tacchi, no! Per carità di patria. Le donne non hanno bisogno del “mostrarsi” sempre e comunque, la “ruota” la si lasci fare ai maschi che sono meno ricchi di risorse naturali.

La donna soldato non deve essere mortificata attraverso un elemento sessista. Ha scritto sull’argomento la commentatrice Maria Shapranova: «I tacchi alti sono una presa in giro delle donne imposta dall’industria della bellezza», accusando il Ministero della Difesa ucraino di «sessismo e misoginia».

L’esistenza di una donna ha mille volti, come le sue potenzialità naturali: sa essere soldato, sposa e madre. Ancora oggi in alcune realtà rurali chi nasce vede per prima cosa un volto femminile che, spesso, è anche l’ultima. Può separare benissimo la vita privata da quella di servizio, facendo sapientemente convivere tacco “12” e anfibi in cuoio. Può sostituire un uomo mai il contrario.

Tutto ciò madre Eva lo sapeva, ecco perché se ne infischiò bellamente del pomo proibito, tanto, se non l’Eden avrebbe comunque governato il mondo.

Giuseppe Rinaldi

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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