Principale Ambiente, Natura & Salute Palese incongruità sull’informazione delle malattie

Palese incongruità sull’informazione delle malattie

Per la Lotta al Cancro, concettualmente, io sono con la “Fondazione Umberto Veronesi”.

In premessa, desidero evidenziare che il mio Papà, grande fumatore, morì di cancro ai polmoni nel 1988.

Quindi parlo dell’argomento, con cognizione di causa.

Il fumo da sigaretta, è più diffuso nella fascia di età che va tra i 20 e i 44 anni.

Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco, oltre 93 mila morti l’anno nel nostro Paese; più del 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età (8 milioni complessivi nel mondo, ed è come se sparisse la popolazione di una città come New York all’anno)

Insomma, il Quotidiano” Il Messaggero”, definisce la strage del tabagismo, come  “UN GENOCIDIO”.

Queste cifre che fanno spavento, si riferiscono solo ai decessi da tabacco, ma quante sono le persone con danni seri alle vie respiratorie e alle altre patologie correlate? Una cifra sproporzionata.

Secondo studi scientifici, Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme.

Il tabacco, è una causa nota, o probabile, di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive ed altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie.

E a quanto ammontano le spese sanitarie per i fumatori che si ammalano e che incidono sulle tasche dei cittadini italiani?

Non è dato sapere.

Ed allora pongo a me stesso, una serie di domande:

Come mai, in questo momento di epidemia da Coronavirus, che colpisce le vie respiratorie, non si chiudono i tabacchini e la vendita delle sigarette in Italia?

Come mai, chiudono ai domiciliari milioni di cittadini “sani” e si lasciano liberi di circolare e di andare a comperare le sigarette ai tabacchini, persone a “rischio” come i “grandi fumatori”, soprattutto quelli di una certa età?

Come mai, non si obbligano i “grandi fumatori”, soprattutto quelli di una certa età, a restare in casa, per evitare che possano contagiare i loro simili, con patologie infiammatorie dei bronchi e dei polmoni, di cui soffre la maggior parte delle persone che fanno uso smodato di tabacco?

Come mai, non si tengono sotto osservazione obbligatoria i “grandi fumatori”, soprattutto quelli di una certa età, in quanto soggetti a rischio in caso di contagio da Coronavirus e non solo da quello?

Come mai, ai “grandi fumatori”, soprattutto a quelli di una certa età, si concede la LIBERTÀ di fumare e di infliggere alla persone loro vicine, il “fumo passivo” e non se ne impone, invece, il divieto?

È mai possibile che nessuno si interessi del grave problema?

Certo, qualcuno obietterà che una dipendenza come quella del fumo, non si possa interrompere da un giorno all’altro.

Bene, ed allora i “grandi fumatori” avrebbero potuto ricevere un pacchetto da 10 sigarette al giorno, per una normale e graduale decompressione della dipendenza, da ritirare giornalmente presso l’ASL del proprio paese e/o presso una struttura sanitaria alternativa, invece di andare al tabacchino.

Se l’emergenza c’è per il Coronavirus, e di questo non ne abbiamo alcun dubbio, il problema legato al fumo, accentua la problematica dei decessi e delle rianimazioni ospedaliere intasate, o no?

Io ho cominciato a fumare all’età di 14 anni ed ho lasciato il fumo a 30 anni, da un giorno all’altro, eppure non ho avuto alcuna conseguenza da dipendenza.

Appare evidente che, alla base di tutto, necessiti una grande forza di volontà. Questo, è scontato.

Qualcun altro potrebbe obiettare che, immaginare file di fumatori, in attesa di ricevere un pacchetto da 10 sigarette al giorno, sarebbe stato umiliante e poco dignitoso.

Si, va beh, ma forse non ci sono anche e soprattutto le file alla Caritas, di persone non abituate ad una simile umiliazione, e nessuno si pone il problema della loro dignità?

Al tempo del Coronavirus, non possiamo andare tanto per il sottile e porci poi tante domande.

Ma per capire un po’ di più sull’argomento, proviamo a partire dal costo analitico della produzione delle sigarette.

La risposta è molto semplice e ce la fornisce implicitamente, in tempi non sospetti, Aurelio Vindigni Ricca, più precisamente il 24 Luglio 2019, alle ore 11:14:, con un suo articolo dal titolo “Il Monopolio sui Tabacchi”.

Quello che segue, è il Testo originale di Aurelio Vindigni Ricca, salvo errori e/o omissioni.

Vediamo dunque a quanto ammonta il reale costo dei tabacchi.

Quanto costa produrre un pacchetto di sigarette e quali sono le tasse rivenienti dal monopolio?

La prima cosa da sapere è che il costo del tabacco è molto basso, produrre un singolo pacchetto di sigarette, costa al produttore tra 0,10 e 0,15 centesimi di euro.

A far lievitare il prezzo si sommano le famigerate IMPOSTE che sono composte dall’ ACCISA che varia in base alla categoria del prodotto ed è composta a sua volta da una parte fissa e da una parte variabile.

La parte fissa si calcola sul prezzo medio di tutti i pacchetti di sigarette in vendita, questo prezzo del tabacco medio è chiamato WAP (Weighted Average Prices).

Dal 2015 il WAP in Italia è pari a 233 euro al chilo (4,66 € a pacchetto).

La parte fissa dell’ACCISA è pari al 10% del WAP (quindi 0,46 € a pacchetto)

Stenterai a crederci ma l’accisa fissa in Italia è la più bassa d’Europa.

Pensa che, in Germania, è pari a 0,53 € a pacchetto, in Francia 0,68 €, nel Regno Unito addirittura 0,88 € a pacchetto.

La parte variabile dell’accisa, invece, è decisa dal governo italiano e oggi è pari al 53,64% del prezzo tabacchi finale del pacchetto, qualunque esso sia.

  • L’IVA, è pari al 22% del prezzo tabacchi al pubblico e incide quindi circa il 18% sul prezzo finale di

vendita. 

Sommando ACCISE ed IVA, la parte imposte PESA il 76,5% dei prezzi del tabacco cioè su un pacchetto da 5,20 euro, ben 3,97euro sono di TASSE !!!!

E il restante?

Il restante è diviso lungo la filiera che va dal produttore al rivenditore, cioè il tabaccaio.

Fin qui, il Giornalista Aurelio Vindigni Ricca.

Se tutto quanto ci riferisce il Giornalista Aurelio Vindigni Ricca è vero, non capiamo perché i Governi che si succedono da decenni, non abbiano fermato la strage degli innocenti fumatori.

Definisco i fumatori come vittime, perché alcune sigarette potrebbero contenere addirittura degli additivi che ne accentuerebbero la dipendenza da tabacco.

Le sigarette, così come gli altri prodotti derivati dal tabacco, potrebbero contenere altre sostanze, la cui funzione potrebbe essere quella di migliorare il rilascio e l’assorbimento della nicotina e che, esse stesse, sarebbero in grado, poi, di indurre alla incondizionata dipendenza.

I media italiani, con la loro fragilità comunicativa, ci dicono che ciò che fanno i Governanti per contrastare il Coronavirus, è a tutela della salute dei cittadini.

Malgrado ciò, nulla possono fare quei governanti contro il fumo, perché scegliere se fumare o meno, viene lasciato al libero arbitrio del cittadino, altrimenti si intaccherebbe il loro diritto di scelta e, quindi, la libertà individuale costituzionalmente garantita.

Il Potere, può solo lasciare aperti i tabacchini anche la domenica, per chi sceglie di continuare a fumare.

Viva la libertà di scelta, mi verrebbe da dire.

E, tutto ciò, solo per quanto riguarda il tabacco!

Ma la proporzionalità tra i danni da fumo e quelli da altre patologie, non sono paragonabili.

Senza tralasciare tutte le altre malattie infettive, che sono dei veri e propri flagelli sociali.

Ricordate l’AIDS o peggio ancora l’Herpes Genitalis, per rimanere nel campo del sesso promiscuo?

Eppure tutti i Governanti che si sono succediti negli ultimi 40 anni, non hanno mai risolto il dramma della prostituzione e quello della droga, divenuto in molte circostanze terreno fertile di scontro politico.

Migliaia e migliaia di persone tra i 16 e i 45 anni si infettano giornalmente di quelle malattie contagiosissime e, le categorie più fragili e più esposte al contagio, non vengono mai sottoposte regolarmente ai tamponi e o agli esami ematici, per prevenire quei contagi che tanto cambiano l’esistenza dell’uomo.

Per il Coronavirus, sono obbligatorie le mascherine, mentre per i rapporti sessuali occasionali e promiscui (derivanti e devastanti soprattutto a causa della prostituzione) nessuno ha mai imposto il preservativo e/o norme di protezione prevedendo, in caso di mancato utilizzo, sanzioni pesantissime.

Mi chiedo da uomo della strada: come mai le Tv nazionali e locali, parlano 24 ore su 24, incessantemente, del rischio di contagi da Coronavirus e neanche una parola sull’AIDS e sulle altre malattie infettive altamente trasmissibili?

Mentre, negli ultimi 18 mesi, decine e decine di milioni di italiani sono stati “posti”, per così dire, ai domiciliari, di contro, le strade pullulavano di prostitute, di alcolizzati, di spacciatori e di tossicodipendenti.

Si lascia, dunque, ai nostri giovani inesperti, la valutazione di fare scelte di vita importanti (quelle di assumere o meno droga e/o alcol e/o di andare con una prostituta e/o di avere rapporti occasionali), senza che abbiano la minima capacità di comprendere i rischi che corrono.

Si, si, è proprio ciò che intendo dire: lasciamo i nostri figli, alla mercé di uomini predatori e contaminatori e corruttori di anime (cit. Papa Wojtila), che corrompono i ragazzi attraverso la somministrazione loro, di paradisi artificiali.

Infine, si è pensato di comperare i banchi con le ruote da utilizzare nelle aule delle Scuole, quale prevenzione dai contagi del Coronavirus (qualcuno mi dovrebbe spiegare scientificamente il vantaggio di così simili strumenti da “Giostra”, che impedirebbero, secondo loro, la diffusione di quel virus) mentre non si è pensato minimamente di istituire una materia di Igiene e profilassi nei programmi scolastici, per istruire i giovani ad un più attento e corretto modo di gestire la loro vita.

Qualcosa non mi torna.

Tutto questo, non sembra anche a voi una “palese incongruità”?

ROBERTO CHIAVARINI

Opinionista di Arte e Politica

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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