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Mentre il pd sbandiera certezze, a Macchia di Monte Sant’Angelo continuano i roghi

Nella giornata del 22 giugno, l’incendio propagatosi nella zona industriale di Macchia ha destato  notevole allarme tra la popolazione di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, preoccupata delle ricadute sulla propria salute e sulla salubrità del territorio circostante.

Il fuoco ha interessato il “materiale” depositato proprio in quell’area, che attende da tempo la bonifica, dopo il disastro dell’ex petrolchimico. E’ utile ricordare che l’impianto ex Anic, Enichem, poi Enichem Agricoltura spa ha cessato la produzione di caprolattame nel 1988 e quella dei fertilizzanti nel 1993: poco meno di trent’anni fa. La bonifica non è mai stata terminata.

Pochi giorni fa, e precisamente il 24 giugno u.s., dalle pagine de l’Attacco il sindaco di Monte Sant’Angelo informava che “ci sono numerosi capannoni e aree dismesse che fanno capo a società fallite o andate in liquidazione o con altre procedure affini, che presentano situazioni potenzialmente pericolose. Sono diventate ricettacolo di rifiuti, a volte tossici o comunque pericolosi, quindi vanno smaltiti con determinate procedure”. “Dovremmo usare i soldi del bilancio comunale”, aggiunge il sindaco.

Altra testata on line (Foggiatoday) riportava, il 27 giugno, le seguenti dichiarazioni del sindaco: “Nei diversi capannoni abbandonati, sarebbero stoccate tonnellate di rifiuti depositati anche illegalmente”.

Nel medesimo giorno, la Polizia Locale di Monte Sant’Angelo accompagnava il sindaco, mentre “girava per le strade di Manfredonia”.

La Legge 7 marzo 1986 n.65, legge-quadro sull’ordinamento della polizia municipale, stabilisce i lineamenti fondamentali dell’assetto ordinamentale e organizzativo della polizia municipale. L’articolo 2 della Legge 65, così recita: “Il sindaco o l’assessore da lui delegato, nell’esercizio delle funzioni di cui al precedente articolo 1, impartisce le direttive, vigila sull’espletamento del servizio e adotta i provvedimenti previsti dalle leggi e dai regolamenti”. Dall’articolo 2 si evince che il sindaco riunisce in sé poteri di comando, di vigilanza e di direttiva vincolante. La polizia municipale esercita le funzioni di polizia stradale in virtù della Legge 65/86 e in base all’articolo 12 del codice della strada, nel territorio di competenza, al pari delle altre forze di polizia. E’ forse mancata la vigilanza del territorio con insufficienti posti di controllo stradale, nella piana di Macchia, al fine di verificare chi trasportava i materiali andati a fuoco anche un paio di giorni fa, e tenere monitorato cosa veniva trasportato?

Tutti gli attori istituzionali, e quindi anche gli enti locali, devono concorrere alla tutela ambientale, diritto fondamentale dell’individuo e per l’interesse della collettività- come emerge dall’articolo 32 della Costituzione- i quali non possono essere assicurati se non con un’opera di tutela e di difesa dell’ambiente dai rischi di degradazione provocati dall’attività economica pubblica e privata.

A onor di cronaca, vi sono stati pochissimi altri comunicati e/o dichiarazioni rilasciate da altri rappresentanti istituzionali degli enti locali. Tra questi, la presa di posizione di Paolo Campo, già sindaco di Manfredonia per due mandati (2000-2010). Ora Campo è consigliere regionale nonchè componente  della Commissione regionale di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia e presidente della V Commissione regionale (quella, per intenderci, che dovrebbe occuparsi di Ecologia, Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del suolo, Risorse Naturali, Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti, Edilizia Residenziale). Dalle colonne del giornale l’Attacco, ha affermato: “Attendiamo fiduciosi l’esito delle indagini della magistratura”. Non basta: dalle Istituzioni regionali si attende concretamente altro. Lo attendono il territorio e la comunità. Con gli allarmanti dati Istat che collocano la provincia di Foggia al primo posto in Italia per reati ambientali, è auspicabile un cambio di passo per porre fine allo scempio ambientale. Già in passato, non sono mancati incidenti ambientali sulla stessa area, per la presenza del petrolchimico. A metà luglio del 1972, l’allora stabilimento veniva invaso da una alluvione e non venne data informazione alcuna su potenziali fuoriuscite di sostanze chimiche. Il 26 settembre 1976 si verificò una fuga di arsenico. Il 3 agosto 1978, si diffuse una nube di ammoniaca. Il 22 settembre 1978, divampò un violento incendio nell’impianto per la produzione di fertilizzanti. Il 23 ottobre, ci fu una perdita di anidride solforica. Dal 1980 al 1988, venivano scaricati in mare sali sodici (certo, dietro concessione ministeriale).

Il 17 maggio 1984 un incendio distrusse il magazzino di caprolattame. L’11 luglio 1986 una fitta nube gialla si diffondeva sull’abitato di Manfredonia: fuoriuscirono gas nitrosi dall’impianto caprolattame.  Il 18 luglio 1988, da un serbatoio di stoccaggio dello stabilimento si disperse acido solforico. Infine, l’8 marzo del 1990 avvenne una fuga di ammoniaca durante le operazioni di carico di una nave cisterna.

A dimostrazione che né la sicurezza né la vigilanza del territorio sbandierate dal partito democratico  sono certe.

Matteo Impagnatiello

componente del Comitato scientifico di Unidolomiti

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