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Considerazione sulla situazione del Coronavirus

Vorrei fare un attimo il punto della situazione sul Coronavirus, fare due considerazioni sulla situazione nel nostro Paese, ricordando come eravamo messi un poco di tempo fa (non c’è bisogno di andare troppo a ritroso nel tempo).

Ogni giorno era una ecatombe tempo fa. Pensiamo solo a Bergamo: una tragedia immensa nazionale. Abbiamo visto proprio a Bergamo camion dell’esercito portare via bare su bare. Il tasso della mortalità è aumentato vertiginosamente. Poteva accadere in qualsiasi città di Italia.

A Bergamo sono stati solo più sfortunati.  Ci sono negazionisti che non credono a quello che è successo a Bergamo. Probabilmente il numero dei morti è sottostimato perché ci sono anche anziani che non volevano essere ospedalizzati per non morire soli. Non abbiamo ancora l’esatta percezione delle cose.

Questo virus può toccare a tutti indistintamente. Lo stesso dicasi per la povertà. C’è anche chi cerca di non pensarci e cerca di rimuovere, come se stesse in un incubo da cui spera di risvegliarsi presto. Come scriveva T.S.Eliot “il genere umano non può sopportare troppa realtà”.

Rischiamo di diventare anaffettivi per non cadere nell’angoscia o angosciati per non diventare anaffettivi. Tutto ciò in barba agli esperti della mindfulness!!! Può accadere a tutti da un giorno all’altro di sentirsi male e di essere trasportati all’ospedale e messi in terapia intensiva.

Può succedere anche ora che il virus sembra debellato. Può accadere a tutti da un giorno all’altro di sentirsi male, avere delle crisi respiratorie e morire da soli. Può accadere a tutti di diventare il familiare di una vittima del virus e piangere il proprio caro senza funerale.

Inizialmente sembrava una cosa da nulla questo maledetto virus.  Sembrava che non ci riguardasse o che quantomeno ci sfiorasse soltanto.

Sembrava una cosa lontana ed esotica. Tranne pochi virologi quasi tutti inizialmente hanno sottovalutato il Coronavirus.

Molto probabilmente i politici non sono stati da meno. D’altronde avevano paura dei danni sul lavoro in una nazione già in crisi economica.

Probabilmente molti penseranno che è facile pensare e scrivere col senno di poi. Personalmente non voglio giudicare gli amministratori della cosa pubblica.

Forse una pecca è stata una comunicazione ai cittadini spesso contraddittoria. Allo stesso modo ad ogni modo è difficile scrivere di getto perché si rischia di farsi trasportare dalle impressioni e dalle emozioni del momento.

I social media ci impongono quasi di stare sempre sul pezzo.

C’è chi si improvvisa esperto di virologia.

Ci sono state polemiche, fake news, speculazioni, gaffe, cadute di tono. Secondo alcuni il virus è stato trasmesso dal pangolino all’uomo e per altri dal pipistrello, al pangolino ed infine all’uomo. Però c’era anche chi diceva che fosse stato creato in laboratorio.

È stato detto tutto e il contrario di tutto in televisione, alla radio, su internet. Sapremo valutare con ponderatezza quando potremo soppesare e valutare ogni elemento a distanza di tempo, come si suol dire qui in Toscana a bocce ferme.

Dobbiamo prendere atto che il mondo ante-virus ce lo siamo lasciati alle spalle e con esso alcune nostre certezze granitiche.

È troppo presto per dire cosa avverrà in  questa realtà così mutevole, piena di stravolgimenti e di turbolenze. I primi giorni c’erano giovani che si assembravano nelle città, infischiandosene di tutto perché il Coronavirus era una cosa da “vecchi”.

Abbiamo visto sciami di runners che correvano indisturbati nelle città spettrali. Poi ci sono state ulteriori restrizioni, ma bisogna ricordarsi sempre quello che è successo nelle discoteche in Sardegna nel 2020 così come vanno ricordati  i rave party, le feste nelle ville, le feste negli hotel date da influencer, eccetera eccetera.

Ci sono stati anche negazionisti che rincorrevano con le macchine le autoambulanze per vedere se giravano a vuoto. Ci sono state manifestazioni no mask. Ci sono state palestre che aprivano, infischiandosene dei divieti e delle multe.

Quando la pandemia sarà finita tutto ritornerà come prima.  Forse saremo gli stessi, ci comporteremmo allo stesso modo e si ripresenteranno le stesse problematiche umane, le stesse dinamiche, gli stessi rapporti di forza. Inoltre dobbiamo avere speranza e sentirsi fortunati di quel poco che abbiamo.

Non dobbiamo rinunciare a vivere. Però dobbiamo essere prudenti. A mio avviso chiedersi se vale la pena di uscire o meno è salutare, è una domanda sensata oggi.

Quale è l’alternativa? Tutti in piazza? Gli assembramenti vanno evitati. Dovremmo trovare un giusto mezzo tra “tutti a casa” e “tutti in piazza”. Meglio il sospetto più che giustificato che il contagio. Intendo il sospetto nei confronti di ogni interazione sociale e non nell’umanità.

Il rispetto della dignità umana altrui è  implicito. Essere guardinghi è anche esso un piccolo passo avanti per giungere alla immunità di gregge.

Noi cittadini abbiamo l’obbligo della prudenza. Anche questo è civiltà, rispetto di noi stessi e degli altri. Io parlo di interazioni sociali rischiose perché il contagio è questione di microparticelle. Purtroppo è l’amara realtà. È vero che esiste anche la psicosi collettiva o isteria di massa.

È vero che dall’allarmismo e dal sensazionalismo possono crescere esponenzialmente il panico e l’isteria di massa. Ma fino ad oggi in Italia ciò fortunatamente non si è verificato. Anzi ritengo che nell’estate del 2020  tanti (compresi i politici) abbiano abbassato la guardia e i contagi dopo sono aumentati vertiginosamente.

Il timore del contagio inoltre è più che motivato. Ci vuole responsabilità da parte di tutti. Si pensi solo al fatto che scientificamente è difficile stabilire chi ha contagiato chi. È difficile per gli studiosi fare l’analisi epidemiologica perché la gente si relaziona nei modi più impensabili e questo virus è subdolo.

Quando dico che ci vuole più Stato è semplicemente perché non ci si può affidare totalmente alla coscienziosità, alla responsabilità, alla diligenza dei cittadini.

Non tutti sono coscienziosi come i buoni padri di famiglia. Non penso di essere autoritario ma solo ragionevole e forse ispirato da un minimo di buon senso. In fondo voglio uno Stato che obblighi i cittadini ad essere civili. Per Freud la civiltà è repressione degli istinti più brutali.

In fondo anche per Rousseau il cittadino deve barattare un poco della sua libertà per la sicurezza. Sto parlando del contratto sociale di Rousseau e non di Hitler o Mussolini. Ho paura questa libertà improvvisa possa nuocerci.

Ho paura di ricadere di nuovo nell’incubo di una nuova ecatombe, dovuta al diffondersi della variante Delta.

Davide Morelli

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