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Il vaticano entra gamba tesa nelle vicende politiche italiane invocando il ritorno del confessionalismo

Le questioni dei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose sono state inserite, per la loro rilevante importanza, nella Costituzione. In particolare, secondo lart. 7, lo Stato e a Chiesa cattolica sono, ciascuna nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Indipendenza e sovranità riconosciute dal nostro ordinamento costituzionale e mai messe in discussione.

In verità la disciplina dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica ha origini storiche lontanissime.

Già lo Statuto albertino del 1848 conteneva norme che contrastavano i principi confessionalistici attraverso i quali la Chiesa pretendeva la sua supremazia sullo Stato che, invece, manifestava sentimenti laicistici.

Con l’occupazione di Roma e la caduta del potere temporale della Chiesa cominciava a diffondersi il principio che lo Stato non poteva rappresentare gli interessi di una sola religione, anche se molto diffusa tra il popolo.

L’evoluzione dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato trovava una ragionevole soluzione con i Patti Lateranensi del 1929 (aggiornati di comune accordo tra le parti nel 1984) con il riconoscimento reciproco delle rispettive competenze: la Chiesa era autorizzata al libero esercizio del potere spirituale e del culto, oltre che della giurisdizione in materia ecclesiastica, lo Stato affermava la sua natura laica con il riconoscimento del diritto delle altre confessioni religiose di organizzarsi secondo i loro statuti.

La discussione sull’evoluzione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica non può essere liquidata in uno stringato articolo di giornale.

Quello che interessa qui è l’esame della protesta dello Stato vaticano che non accetta l’autonomia dello Stato italiano nel legiferare in materia di diritti inviolabili della persona.

Ora la presentazione in Parlamento del ddl Zan sull’omotransfobia ha svegliato certi interessi dell’Alto Clero che sembravano sopiti soprattutto durante questo Pontificato.

Il Vaticano non si limita a sottolineare alcuni aspetti giuridici del ddl Zan che, comunque, non impediscono ai cattolici di esercitare i propri diritti di culto, ma le critiche fanno riferimento a verità dettate dalla Sacre Scritture, specialmente in materia di sesso, ritenute indisponibili per volontà divina e, quindi, sempre ad avviso dell’Alto Clero, dovrebbero prevalere sulle leggi dello Stato.

Dunque, un ritorno ai tempi di Galileo Galilei giudicato colpevole di eresia per le teorie in contrasto con quelle della Sacra Bibbia. Solo che adesso eretico sarebbe lo Stato italiano.

Lo Stato Vaticano, che mira a impedire il libero pensiero, sembra ignorare la propria teoria del libero arbitrio (De libero arbitrio di Sant’Agostino), per la quale ogni persona è libera di scegliere il bene o il male, ma rimane responsabile della scelta per il male.

La Chiesa non può, pertanto, arrogarsi il diritto di impedire alle persone di esercitare il diritto di scelta del male, per la quale risponderebbero, sempre secondo S. Agostino, davanti a Dio.

E’ evidente la grave interferenza nelle faccende politiche della Repubblica italiana alla quale il Vaticano vorrebbe negare ogni autonomia nella scelta dei modi e delle forme di tutela dei diritti di tutti, di qualsiasi sesso e di qualsiasi cultura.

Ovviamente nel pieno rispetto delle norme penali.

Salvini e Meloni, dimenticando di essere i teorici italiani del sovranismo, difendono stranamente le posizioni confessionali del Vaticano chiamando a testimone la Vergine che, a quanto ci vogliono far credere, sarebbe l’ispiratrice della loro politica dissennata.

Anzi, avrebbe addirittura preso la tessera della Lega di Salvini. Comunque ad affermare il carattere laico dello Stato è intervenuto con autorevolezza il Presidente del Consiglio che, a quanto pare, ha stoppato le assurde pretese del Vaticano.

Raffaele Vairo

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