Principale Politica Draghi e Merkel a Berlino, uniti su (quasi) tutto, divisi dal calcio

Draghi e Merkel a Berlino, uniti su (quasi) tutto, divisi dal calcio

Il premier dalla cancelliera: “Posizione comune sulla Libia e i migranti, ma sul ricollocamento bisogna ancora discutere”

Uniti su (quasi) tutto, divisi dal calcio. Mario Draghi arriva per la prima volta a Berlino da capo di governo per incontrare Angela Merkel e apre alla possibilità di un cambio in corsa per la finalissima del campionato europeo prevista per l’11 luglio a Wembley. Alla domanda di un giornalista tedesco che chiede se sia disposto a sostenere la candidatura di Roma come alternativa a Londra per l’ultimo decisivo match del torneo, Draghi risponde secco: “La risposta è sì, mi adopererò perché la finale non si faccia in un paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente”.

Il calcio come filo conduttore

Che il football sarebbe stato il filo conduttore della conferenza stampa si era capito dall’introduzione della cancelliera: “L’unica cosa su cui non siamo d’accordo è il calcio” dice Merkel salutando Draghi. “Non è certo la prima volta che viene Berlino, ma è la prima che è qui come premier. Purtroppo a causa del Covid, non c’è stato il picchetto d’onore, ma recuperemo” scherza la cancelliera.

La consonanza di vedute è sottolineata da entrambi, Draghi definisce “profondo, duraturo e solido” l’asse tra Roma e Berlino, chiede una maggiore unità sul tema migranti, soprattutto per quello che riguarda i collocamenti, tema che sta molto a cuore all’Italia e su cui invece, per esplicita ammissione del premier, “ci sarà da discutere a lungo”. A dividerci “è il calcio – rilancia Draghi a tono con la battuta di Merkel – ma le posizioni dei due paesi nei confronti degli Usa, Russia e Cina e degli Stati del Nord Africa sono molto vicine” e “si è visto anche al G7”.

Il grazie di Draghi per l’aiuto sul Covid

Draghi ringrazia la cancelliera per l’aiuto dato dalla Germania all’Italia nella prima fase dello scoppio della pandemia e nell’appoggio di Berlino durante la drammatica fase di negoziazione del Recovery. Poi rassicura sull’impegno del governo ad andare avanti sulle riforme chieste dalla Ue per poter portare a casa i fondi di Next generation Eu.

“Il governo è impegnato in riforme, si usava dire un tempo strutturali, io direi di sistema, che rendono l’Italia più equa e sostenibile. Questo è l’impegno di questo governo e l’impegno continuerà nei prossimi mesi, per avere un’Europa più forte occorre avere un’Italia più forte”.

Sui migranti meno sintonia

Sui migranti invece le posizioni sono decisamente meno univoche: “L’Italia è un Paese di arrivo, la Germania è più colpita dai movimenti secondari”, riassume Merkel. Ma “siamo d’accordo su come gestire il fenomeno, aiutando i paesi di provenienza, la migrazione illegale deve essere sostituita da quella legale. E siamo dell’avviso che non possiamo andare avanti senza la cooperazione con la Turchia”, ha concluso la cancelliera incassando l’ok di Draghi sul rinnovo dell’intesa con Ankara.

Ma il tema calcio ritorna di nuovo sul tavolo e Merkel ripete varie volte che la fedeltà alla maglia delle rispettive Nazionali resta forse l’unica vera divergenza registrata durante il vertice: “L’Italia è un’ottima squadra ma tengo per la Germania”, insiste la cancelliera, “e una cosa su cui concordiamo è che Robin Gosens è un eccellente giocatore”, aggiunge, citando per nome e cognome il centrocampista tedesco dell’Atalanta trascinatore della vittoria per 4-2 di sabato scorso contro il Portogallo.

E proprio sul calcio si chiude la conferenza stampa con la stoccata di Draghi agli inglesi. La finale degli Europei non si può giocare in una città dove i contagi continuano a crescere, dice chiaramente il premier. Una soglia che ha già sfiorato quota 10mila nel Regno Unito. E che potrebbe allontanare la finalissima dell’11 luglio dal prato di Wembley.

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