Principale Arte, Cultura & Società L’enigma dei crochi, ovvero un aforisma della natura

L’enigma dei crochi, ovvero un aforisma della natura

di Chiara Troccoli Trovo disarmante la misurata spontaneità dell’autrice de -L’enigma dei crochi-. Sapersi raccontare non è da tutti; saper coagulare poi in prosa, poesia e , soprattutto aforismi, la sintesi di riflessioni sul proprio vissuto che non le sfugge, o forse proprio perché non le sfugga, è una dote non comune. Questo libro è strutturato in tre parti. La prima assolve ad un debito col passato: chissà se abbiamo tutti questo debito! Certo Maria Pia sente di averlo e dona al lettore uno svelamento sul suo passato col quale fa pace. Non so se sia serendipity o saggia inventio narrativa il ritrovamento di un diario della giovinezza, come l’autrice ci racconta in -Quarant’anni ferma al rosso. Il passato si è fatto trovare lì e lei fa la spola e riavvolge il filo con una prosa avvincente, intima, profonda ma delicata e confessa con la giusta misura momenti cardine della sua prima vita nella quale il punto più alto è, a mio parere, la pagina in cui parla della madre ( prosa ‘lirica’ se me lo si concede) seguito dal brano onirico su un suo credo immaginifico adolescenziale tutto da gustare. In questa parte prosa e toccanti aforismi giocano a ping pong: arbitra la Poesia. Lei scrive con la delicatezza di un De Amicis e l’incisività di un Bufalino. Ha il dono di saper sentenziare con gli aforismi, veri e propri lampi della mente, decisi e tremuli allo stesso tempo. Segue l’intermezzo di questo ‘concept-book’ con Le Maree, nuova serie di aforismi, tra morali e civili, tra i quali c’è sempre spazio per la ricomposizione del vissuto personale; e poi le Poesie Prime, quasi da moderna Pascoli, da sempre attenta alle scelte lessicali e al suono delle parole. Versi rivelatori dell’io, del noi, di ciascuno. Tutto si perfeziona e viene portato a compimento nella terza parte che fornisce il titolo al libro: “L’enigma dei crochi”. Qui bisogna sostare un attimo a riflettere, vista la rivelazione contenuta nel titulus. La parola enigma deriva dal greco αἴνιγμα, e intende qualcosa che necessita di scoperta; con questa scelta Latorre mette in chiaro che non bisogna abbandonare mai la ricerca del senso che le cose hanno e la unisce, per completarla, al nome di un fiore spontaneo non certo casuale: il croco. In greco κρόκη vuol dire filo. Il riferimento è certamente agli stigmi del fiore dai quali si ricava il prezioso zafferano ma in senso simbolico il rimando è alla ricchezza e alla sorpresa del senso della nostra vita, filo che si svolge e ci avvolge; ecco cosa ci invita a cercare Maria Pia. Personalmente guardo da sempre ai crochi come a una sorpresa che si schiude all’improvviso dalla terra, quasi un ‘aforisma’ della Natura. L’invito a leggere le poesie che seguono è tutto dentro gli ultimi due versi della prima poesia (A vele nel vento): “ Vieni a suggerlo tutto/ il mio stupore nuovo”. Potremmo mai non accogliere questo invito? Cosa c’è di più attraente dello stupore? Sono poesie di dialogo, di domanda, di scavo interiore, di preghiera, di ricerca, liriche più mature che non perdono l’incanto giovanile ma si strutturano di nuove scoperte e maggiori consapevolezze. Questo libro non è, per dirla con un poeta cantautore -per tutti quelli che non hanno dubbi mai- ma per quelli che sanno che la vita è -una corona di stelle e di spine-ma la amano così com’è e, come scrive Cosimo Rodia in postfazione, hanno voglia di celebrare “la danza naturale del ricominciare”.

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