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Mozione per la cittadinanza a Zaki anche alla Camera, ma la Lega si sfila

Il documento, già approvato dal Senato con la sola astensione di FdI, impegna il governo ad avviare le procedure per far diventare italiano lo studente dell’Università di Bologna detenuto in Egitto. La maggioranza vuole che si esprima a favore anche Montecitorio, ma il partito di Salvini non ci sta e avverte: potrebbe essere controproducente, meglio i canali diplomatici

© Credits/social Zaki – Zaki

La maggioranza, su input del Pd, chiede la rapida calendarizzazione nell’Aula della Camera della mozione per riconoscere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna detenuto in carcere in Egitto. Ma non solo l’opposizione, con FdI, si è sfilata (a palazzo Madama sulla stessa mozione i senatori del partito di Giorgia Meloni si sono astenuti), ritenendo che esistono i canali diplomatici per arrivare alla soluzione della vicenda Zaki, ma anche la Lega ha preso le distanze: “E’ velleitario credere di risolvere il problema con una mozione”.

Il Pd denuncia il silenzio sulla vicenda e chiede un voto dell’Aula, si uniscono M5s e Iv

La questione della scarcerazione di Zaki e del voto anche della Camera sulla mozione per chiedere al governo di riconoscere la cittadinanza italiana al ragazzo è stata sollevata ad inizio seduta dal dem Filippo Sensi: “Chiedo a nome del mio gruppo del Pd e a tutti i gruppi di calendarizzare per l’Aula al più presto la mozione sulla richiesta della cittadinanza italiana a Patrick Zaki per chiudere il cerchio aperto dal Senato”, “e perchè non ci sia silenzio” sulla vicenda dello studente dell’Università di Bologna. Alla richiesta si sono associati il deputato Iv Massimo Ungaro e il capogruppo di Leu Federico Fornaro, Guido Pettarin di Coraggio Italia, Antonio Federico di M5s.

“Oggi Zaki compirà per la seconda volta gli anni in carcere, in condizioni che non possiamo nemmeno immaginare, accusato di niente, niente. Qualche settimana fa il Senato unito, con l’astensione di FdI, ha chiesto al governo di muoversi per riconoscere la cittadinanza italiana a Zaki” e c’è una petizione on line che ha “già raccolto circa 300 mila firme”.

Il governo – ha ricordato Sensi – due mesi ha preso formalmente l’impegno a valutare le condizioni per conferire la cittadinanza italiana, ma sono passati due mesi e c’è stato l’ennesimo rinvio farsa di 45 giorni della carcerazione e mi duole dirlo, troppo silenzio. Noi abbiamo fiducia nell’operato del nostro governo, l’Italia sa trovare la sua strada per essere rispettata come merita ma qui non c’è più tempo, non possiamo più stare zitti e buoni. L’Egitto deve sapere che Zaki è un cittadino italiano ed europeo e ciò che viene fatto a lui viene fatto a ciascuno di noi. Oggi Zaki compie 30 anni in carcere, solo e malato, per questo chiedo a nome del gruppo Pd e a tutti i gruppi di calendarizzare al più presto la mozione”.

Lega e FdI contrarie a voto su mozione, meglio i canali diplomatici

Giovanni Doinzelli di FdI ha però messo in guardia dal rischio effetto boomerang: “Siamo tutti convinti” della necessità di agire per la liberazione di Zaki, e “l’opposizione ha offerto al governo la sua collaborazione, mentre la maggioranza chiede una mozione per fare scena, chiedo alla maggioranza di adoperarsi per stimolare il governo a fare di più o invece c’è la volontà di raccattare voti in più? Mi auguro di no. C’è un problema serio, grave, l’Italia sta facendo abbastanza? Se non lo sta facendo allora bisogna fare di più, altrimenti non c’è bisogno di creare tensioni con una mozione. Il mio appello è a essere responsabili e a non fare campagna politica. Mi fa specie che a fare appello alla responsabilità è l’unico partito di opposizione”.

Sulla stessa linea la Lega che con Guglielmo Picchi ha osservato: “Mi sembra velleitario credere di risolvere il problema con una mozione. Abbiamo tutti gli elementi per risolvere la vicenda con i canali diplomatici. La Lega c’è per sostenere ogni iniziativa, ma dobbiamo anche dire che esiste uno Stato sovrano che è l’Egitto che gestisce in autonomia i propri processi e noi dobbiamo fare chiarezza ma non si può pensare che una mozione risolva il problema, anzi potrebbe essere anche controproducente”.

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