Principale Estero Freddezza a Ginevra nel summit tra Biden e Putin

Freddezza a Ginevra nel summit tra Biden e Putin

Statico faccia a faccia tra Casa Bianca e Cremlino in Svizzera, in un incontro dapprima strettamente riservato, poi aperto alle diplomazie

Gelide strette di mano e senza mascherine.

Non sarebbe stato il Co.Vi.D./19, dunque, la causa principale del distanziamento tra Joe Biden e Vladimir Putin, visto che nemmeno su tutto il resto non si sono trovate parole per concreti impegni in comune.

I due leader si sono dati appuntamento oggi a Villa La Grange, a Ginevra, per cercare di scaricare la tensione che da mesi contrassegna i rapporti tra i due Paesi: Stati Uniti e Russia auspicavano, infatti, che i colloqui fissati potessero portare a relazioni “più stabili e prevedibili” su temi quali Donbass, Nord Stream 2, Navalny, attacchi informatici, Bielorussia e diritti umani. Ma il vertice, previsto in due fasi (la prima, in cui Biden e Putin sono stati accompagnati dai rispettivi ministri degli esteri Antony Blinken e Sergej Lavrov – che doveva durare un’ora e un quarto ma che è durata oltre due ore – e la seconda, che è stata allargata a cinque consiglieri per parte), a quanto si apprende si sarebbe concluso con un nulla di fatto.

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USA e Russia, la storia si ripete. Ma ora si gioca in tre

Le relazioni tra Mosca e Washington si sono gradualmente incrinate nel corso degli ultimi anni, in particolare dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, dopo il suo intervento in Siria nel 2015 e dopo le accuse – sempre negate dai russi – di ingerenze nelle elezioni che nel 2016 hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca, fino ad arrivare a marzo quando, durante un’intervista, Joe Biden aveva definito Putin un “assassino”. Tra Putin e Biden, in sintesi, regnava ultimamente un gelo “da guerra fredda” e pare che nemmeno oggi si sia trovato alcun punto di incontro, dato che non ci sarà nemmeno una conferenza stampa congiunta alla fine del vertice (a breve ognuno terrà separatamente la propria).

Secondo l’editorialista del Corriere della Sera, il giornalista Ferruccio de Bortoli, una chiave di lettura del bilaterale – di cui al momento non si hanno ulteriori indiscrezioni – ruoterebbe intorno ai rapporti delle due superpotenze con la Cina:
“[…] Oggi a Ginevra Biden e Putin hanno discusso soprattutto per chiarire la linea di demarcazione tra ciò che li divide. […] Nei confronti di Pechino tra Trump e Biden non vi sono grandi differenze: il fronte occidentale è più unito nel contrastare il neo-imperialismo cinese. Pechino domina alcune tecnologie e fa incetta di terre rare, specialmente in Africa. La minaccia, più che militare, è tecnologica. […] L’Italia, nel suo piccolo, dovrà rivedere qualche posizione un po’ troppo filo-cinese lungo la “Via della seta”, che ha portato assai pochi vantaggi. Siamo filo atlantici, e si è chiusa un’incerta stagione in cui forze di governo (Lega e 5 Stelle) si avvicinavano a cinesi e russi con troppa disinvoltura”.

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Cambio di rotta: cui prodest?

A detta del de Bortoli, quindi, sarebbe in corso un riequilibrio di forze che vedrebbe coinvolto anche il nostro Paese, i cui partiti “il cambio di rotta lo hanno subito senza battere ciglio, come se nulla fosse cambiato”.

Non sarebbe però solo l’Italia a dover “raddrizzare il timone”, ed in fretta: nemmeno Berlino, ad esempio, vorrebbe rinunciare agli ottimi introiti ottenuti in questi anni grazie alle esportazioni nella Repubblica Popolare Cinese e, sulla linea “anti-dragone” di Biden, pone più di qualche resistenza.

Resta il fatto che – fanno filtrare dalle due delegazioni – si continueranno a cercare “terreni comuni per poter esibire almeno un risultato”. Ma, come ha fatto notare chi conosce bene i tempi e i modi della diplomazia, il primo vero risultato è che i due capi di Stato si siano intanto parlati.

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Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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