Principale Politica Draghi riporta l’Italia al centro dell’Europa

Draghi riporta l’Italia al centro dell’Europa

Draghi lo aveva anticipato nel suo discorso alle Camera in sede di voto di fiducia, aveva sottolineato  quanto fosse importante il ruolo dell’Unione Europea per il mantenimento della pace dopo le guerre che avevano prodotto distruzioni, lacerazioni e divisioni e purtroppo  anche milioni di morti in gran parte giovani  oltre che per favorire lo sviluppo economico, sociale e culturale degli Stati membri.

In quella sede Draghi aveva anche ribadito   l’impegno del nuovo governo ad approntare le iniziative politiche  necessarie  per riportare l’Italia, uno dei fondatori dell’Unione Europea, al centro della stessa e recuperare quel rapporto di coesione e di collaborazione  sfibrillatosi nel tempo  nei rapporti con gli altri stati membri ed in particolare con la Francia e la Germania. Il premier ha ripreso questo tema anche nel corso del Global Health Summit che si è svolto a Roma.

Nel summit  l’Europa è stata al centro del G20 e si è parlato della necessità di dare vita ad una strategia unitaria nel contrasto al Covid e di snellire le procedure per realizzare le grandi opere infrastrutturali di cui le  nazioni europee hanno necessità per attuale le riforme economiche più significative.

Draghi non ha fatto mistero sul suo obiettivo: quello di riportare l’Italia al centro della (buona) amministrazione a Bruxelles.

È probabile che il Global Health Summit  abbia nel futuro a Ancora più  esplicito il richiamo di Draghi nel corso del summit europeo che  si è  svolto a Porto in Portogllo “L’Italia e l’Europa non sono come dovrebbero essere.

Troppe diseguaglianze, non dobbiamo lasciare nessuno indietro” dice il premier nel corso del suo intervento, con il Recovery trasformeremo il mercato del lavoro in Italia”.

A sua volta la presidente della Commissione europea Von der Leyen ribadisce che : “Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo cambiare”.

Nel corso dell’incontro, la Presidente  ha annunciato l’ impegno congiunto a costruire un’Europa sociale Biontech e replicando a Biden ha sostenuto  che forniture e produzione dei vaccini non devono essere  legate a brevetti.

Per Draghi inoltre è: “Prioritario aumentare la produzione vaccini, bene comune mondiale per salvare milioni di essere umani”. I leader Ue, nel summit sociale di Porto, si sono inoltre impegnati a “mantenere le misure d’emergenza finché promuovendo un approccio per facilitare la creazione di posti di lavoro”, ed hanno chiesto che il Consiglio Ue approvi gli obiettivi dell’agenda sociale entro il 2030, tra cui il 78% di occupazione, il 60% di lavoratori adulti impegnati in una formazione annuale.

I leader, nella dichiarazione conclusiva, hanno voluto precisare che tutto dovrà essere fatto “rispettando il principio di sussidiarietà (ovvero le competenze a livello dei singoli Stati) e limitando il peso amministrativo sulle Pmi”.

Al social summit’ in Portogallo, si è anche assistito alla contrapposizione tra i paesi del blocco orientale, con Polonia e Ungheria in prima linea (presente al summit Viktor Orban) in una ‘strana alleanza’ con i Paesi anseatici, promotori di un documento in contrasto con gli obiettivi comuni alla maggioranza degli Stati membri.

Draghi non ci sta e ripete con forte determinazione che questa  non è l’Europa come dovrebbe essere “Da tempo l’Ue ha fatto del suo modello sociale un punto di orgoglio.

Il sogno europeo è di garantire che nessuno venga lasciato indietro. Ma, già prima della pandemia, le nostre società e i nostri mercati del lavoro erano frammentati.

Disuguaglianze generazionali, disuguaglianze di genere e disuguaglianze regionali. Questa non è l’Italia come dovrebbe essere, né l’Europa come dovrebbe essere. Cosi come durante la Grande Recessione e la crisi del debito sovrano in Europa, sono i nostri giovani e le nostre donne a pagare il prezzo di questa tragedia.

Queste fratture hanno profonde radici storiche e culturali. Ma svelano anche evidenti carenze istituzionali e giuridiche”. Per Draghi:” Troppi paesi dell’Unione europea hanno un mercato del lavoro a doppio binario, che avvantaggia i “garantiti” – in genere i lavoratori più anziani e maschi – a spese dei “non garantiti”, come le donne e i giovani.

Mentre i cosiddetti garantiti sono meglio retribuiti e godono di una maggiore sicurezza del lavoro, i non garantiti soffrono una vita lavorativa precaria”, ha rimarcato il presidente del Consiglio. “Questo sistema è profondamente ingiusto e costituisce un ostacolo alla nostra capacità di crescere e di innovare.

L’Italia, grazie al Piano di Ripresa e Resilienza, sta cercando di porre rimedio a questa triste situazione”.

La Presidente della Commissione europea Von der Leyen ribadisce che: “Tutto deve cambiare. Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo cambiare. Dobbiamo agire sul cambiamento climatico e vogliamo che l’Europa sia all’avanguardia nella transizione digitale, ma anche dare vita alla promessa sociale dell’Europa e questo ci ha portato oggi a Porto”, ha aggiunto. “Ora arriva un secondo passo importante, il Recovery: l’Europa fornirà un grande pacchetto di 750 miliardi di Next Generation Eu, ma dobbiamo assicurarci che l’aspetto sociale sia prioritario”.

Obiettivo principale del Summit è stato il rilanciare l’azione del Coronavirus Global Response,  l’iniziativa della Commissione Europea voluta per contrastare il Covid, nata ad Aprile 2020 in risposta alla sollecitazione dell’Oms per un’azione comune.

A Roma vi è stato un innegabile successo diplomatico per Bruxelles, riuscita a rilanciare il Coronavirus Global Response in occasione di un appuntamento istituzionale del G-20, ovvero monopolizzando come proprio un evento riconducibile ad un forum con ben 16 membri permanenti non-Ue (inclusa Russia e Cina).

E’ un risultato che non sarebbe stato possibile senza un importante gioco di sponda dell’Italia, Presidente di turno del G-20, e del netto taglio pro-attivo europeista dato alla sua politica estera dal nuovo Presidente del Consiglio a Roma.

Che Mario Draghi sia mosso da un preciso e non generico disegno di sostegno a Bruxelles  con l’obiettivo di riportare l’Italia al centro dell’Europa  è provato dalla generosa visibilità che il summit romano ha dato sul piano istituzionale alla Commissione Europea e su quello personale alla sua Presidente, Ursula Von der Leyen appena un mese dopo che il Sofagate consumatosi ad Istambul ne aveva anche plasticamente sottolineato lo scarso affiatamento con il Consiglio Europeo ed il suo Presidente, Charles Michel.

Si comprende perché il momento più incisivo del summit sia stata la congiunta conferenza stampa finale tenuta da Draghi e dalla Von del Leyen, non a caso unici tra i partecipanti ad essere presenti fisicamente, quasi a rimarcarne la maggiore autorevolezza.

Con l’incerto destino dell’asse politico franco-tedesco (la rielezione di Emmanuel Macron è tutt’altro che scontata; mentre Angela Merkel in uscita è per molti versi già un leader dimezzato rispetto al passato), Draghi – da tecnocrate – sembra giocare la carta dell’alleanza burocratico amministrativa con quelle istituzioni europee che ha conosciuto bene nel suo mandato da presidente della BCE.

In vista delle delicate questioni che ci saranno da discutere nei mesi a venire (come il nuovo modello di approccio europeo all’immigrazione) l’Italia non ha che da avvantaggiarsi e rallegrarsi di questo protagonismo “dall’interno” delle istituzioni europee, garantitole dal suo Presidente del Consiglio.

Piuttosto, presa come è dalla ossessione della narrazione del dietroscenismo quotidiano della sua politica, Roma non sembra accorgersi del fatto che di questo passo il futuro di Draghi non necessariamente è al Quirinale.  Non è azzardato prevedere, infatti, un suo autorevole ritorno in Europa.

Marcario Giacomo

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Tags: Draghi, Eu, Merkel,

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