Principale Arte, Cultura & Società Le preghiere per proteggere i frutti e un buon raccolto

Le preghiere per proteggere i frutti e un buon raccolto

di Stefano de Carolis

Le rogazioni sono nate nel V sec. nella Gallia Lugdunense, provincia dell’impero romano, allorquando questo territorio venne tristemente flagellato da numerose calamità naturali. Mamerte, vescovo della città di Vienne, poi divenuto Santo, decise di introdurre un triduo di preghiera e di digiuno a ridosso della festa dell’Ascensione di Gesù. In particolare, celebrò solenni processioni chiamate per l’appunto ‘Rogazioni’, dal latino rogatio, (richiesta-preghiera). Nella Roma repubblicana, la rogazione indicava una proposta di legge fatta dal  popolo.

In ogni caso, il vescovo Mamerte diede una veste cristiana ad un rito pagano, ricalcando, in certo senso, la festa veterotestamentaria  “delle primizie”, in ebraico re sciyth, che significa il primo nel tempo (il giorno 16 del primo mese (Abib o Nisan) si presentava al sacerdote un covone, come primizia del raccolto, che veniva agitato davanti all’Eterno.

Gli Ambarvali erano una serie di riti che si tenevano nell’antica Roma alla fine di maggio, per propiziare la fertilità dei campi ed erano celebrati in onore della Dea Cerere, divinità della terra e della fertilità. Nell’anno 816, sotto il pontificato di Papa Leone III, la liturgia cristiana adottò le rogazioni franche e vennero diffuse in tutta la cristianità fino ai nostri giorni.

Le rogazioni sono preghiere, atti di penitenza, altre manifestazioni religiose propiziatorie per implorare da Dio l’auspicio di un buon raccolto e allontanare le calamità naturali. Ancora, le rogazioni si distinguono in maggiori e minori. Le maggiori venivano celebrate nelle giornate del 25 aprile, mentre quelle minori si svolgevano nel triduo antecedente l’Ascensione di Gesù. Inoltre, le rogazioni maggiori hanno origine ancor più antica, e si rifanno ad una celebrazione pre-cristiana dei riti dell’Ambarvalia.

Nel giovedì dopo la 5^ domenica di Pasqua, cioè esattamente 40 giorni dalla Pasqua di Risurrezione, si festeggia la solennità dell’Ascensione del Signore, che, a seguito della legge n. 54/1977, viene trasferita (come altre festività infrasettimanali) alla domenica successiva, nel caso specifico, alla 6^ domenica di Pasqua.

Nella città di Turi e in altre città di terra di Bari e di Puglia si facevano le processioni delle Rogazioni per preservare il raccolto dalle malattie delle piante e dalle calamità naturali (gelate, alluvioni, siccità, grandine, ecc.), un rito fatto di preghiere e invocazioni di buon auspicio per un buon raccolto. Inoltre, si chiedeva a Dio anche la protezione dalle epidemie e dalle guerre.

Nel tesoro della cattedrale di Conversano era conservata una piccola e antica croce astìle d’argento,  detta di “Castiglione”, che veniva portata nelle processioni delle Rogazioni. Oggi il prezioso bene d’arte orafa risulta disperso.

Alla processione delle Rogazioni di Turi partecipava l’intero Capitolo, le tre Confraternite, il clero e l’Arciprete pro-tempore, che con il piviale (dal latino “pluvialis”, cioè che ripara dalla pioggia. Anticamente, l’ampio paramento era dotato di cappuccio, per ripararsi dalle intemperie. Viene indossato dai sacerdoti nelle solenni celebrazioni)  procedeva  sotto il baldacchino processionale, (pallio) chiamato nel gergo, reggendo un antico reliquiario in legno, guarnito nel lato anteriore, da lamina d’argento cesellata ed istoriata, contenente un minuscolo frammento del Santo Legno della Croce. Il corteo processionale era composto dalle tre confraternite turesi: il Purgatorio, Sant’Oronzo e quella dell’ Addolorata. Seguivano i chierichetti (o ministranti), poi la croce astìle d’argento del Capitolo, retta a turno da un Confratello e, a seguire, il Clero ed il baldacchino con l’Arciprete.

La processione partiva dalla Chiesa Matrice. La croce astìle d’argento, (così come gli stendardi delle Confraternite) veniva ornata, con estrema cura, da fiori freschi e dalle primizie di stagione del nostro territorio: ciliegie, baccelli di fave novelle e piselli, spighe di grano, orzo e avenaecc..

Il corteo processionale procedeva pregando e intonando le litanie dei santi e alcuni canti propiziatori, soprattutto quando la processione stazionava davanti alle Porte urbiche della città: (Porta Rossa, adiacente la Chiesa Madre, Porta Vecchia, adiacente al palazzo Orlandi, nell’omonima piazza, Porta Nuova, e  Porta di San Giovanni, nelle vicinanze dell’omonima chiesa. Alle soste, venivano affisse cinque piccole croci di legno (che indicavano le cinque piaghe di Gesù) sulla facciata del muro adicente alla “Porta” in segno di protezione e propiziazione. Tale operazione veniva curata specialmente da Minguccio Valentini, sagrestano della Chiesa Matrice, il quale munito di scala a pioli, martello e chiodi, fissava sul muro le piccole croci; tuttora sono ancora visibili nell’angolo della facciata del palazzo Orlandi e alcuni fori sul lato sinistro della facciata della chiesa di Santa Chiara. Quando si stazionava nel punto prestabilito, l’Arciprete, volgendosi ai quattro punti cardinali, declamava in latino le invocazioni:

da fulmini e tempesta  liberaci Signore

dal flagello del terremoto liberaci

dalla peste, dalla fame, dalla guerra liberaci

i frutti della terra degnati Signore di custodire, ti preghiamo, ascoltaci donaci pace, ti preghiamo ascoltaci…

ed impartiva al paese e alla vicina campagna, la benedizione con il Santo Legno della Croce. La processione, dopo aver percorso piazza Silvio Orlandi, via Sedile, largo Marchesale, via Massari, via Maggiore Orlandi, si concludeva in Chiesa Madre. Purtroppo, nel 1974, vuoi per i mutati tempi , vuoi per una fede illanguidita, vuoi per il particolare e frenetico periodo della raccolta delle ciliegie, e, soprattutto, per la scarsa o nulla partecipazione dei fedeli, l’antica processione delle Rogazioni fu soppressa.

Un sincero ringraziamento rivolgo all’amico Egidio Buccino, stretto collaboratore del compianto Don Vito Ingellis, nonché testimone di questa bella tradizione, che mi ha fornito tante notizie.

Stefano de Carolis

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