Principale Politica Diritti & Lavoro L’esercizio abusivo della professione di giornalista

L’esercizio abusivo della professione di giornalista

Esiste una convinzione latente, diffusa e, ahimè, condivisa da vittime e rei in Italia cioè quella che non sia tanto grave abusare di un titolo professionale.

Un abbaglio autolesionistico e clamoroso da cui occorre riaversi alla svelta.

Perché?

Perché sono pochi i giornalisti che hanno piena coscienza del proprio ruolo professionale nella società e che capiscono quindi quanto dannoso, ingiusto e pericoloso sia, per tutti (lettore compreso), lasciare a chiunque, in tema di informazione, “libertà di titolo“.

Perché l’ ‘Italia è piena di falsi giornalisti.

Perché nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell’albo professionale. La violazione di tale disposizione è punita a norma degli articoli 348 e 498 del codice penale, ove il fatto non costituisca un reato più grave.

Lasciando stare quelli che vengono trattati come giornalisti senza che lo siano o quelli che lo lasciano credere e si fanno chiamare tali senza affermarlo apertamente , vorrei concentrarmi su quelli che lo scrivono sul biglietto da visita, i curriculum e addirittura sui social: io stesso ne conosco una buona decina e forse di più.

È la logica balzana dei tanti che dicono che “giornalista è chi lo fa“.

No, giornalista è chi lo è .

Chi lo fa senza esserlo, invece, esercita abusivamente la professione e usa abusivamente il correlato titolo.

Da nessun’altra parte, si sente dire che “carabiniere è chi lo fa“, “chirurgo è chi lo fa“, “ingegnere è chi lo fa“ :ogni qualifica professionale ha una sua ragione d’essere.

Anche per i giornalisti.

Ripetiamolo a chiare lettere e a gran voce perché i risultati di questa confusione si vedono.

Notizie vere, notizie finte, notizie manipolate, e propaganda finiscono tutte nel medesimo calderone che appunto non mira certo a informare, bensì a manipolare l’opinione pubblica, a sollecitare mercati e consumi, a camuffare la fantasia da realtà, a fare marketing.

Altro che abuso della professione, purtroppo. Siamo all’abuso della credulità delle persone che inconsapevolmente appaiono contente di essere abusate

La confusione non è solo nel manico, ma anche nel lettore.

Gli italiani del resto si sono talmente abituati alla confusione dei ruoli che ormai non li distinguono più. Opacità totale. Perduti di vista gli interessi, non si coglie neppure il conflitto tra i medesimi.

Bisogna fare le necessarie segnalazioni riguardanti l’esercizio abusivo della professione da parte di persone che esercitano attività giornalistica senza essere iscritte all’Ordine professionale, e di concorsi di enti pubblici o conferimenti di incarichi di uffici stampa senza la precisa indicazione della qualifica di giornalisti per coloro che vi partecipano.

Lo ritengo opportuno!

E dovrebbero ritenerlo tale anche i vertici di tutti gli ordini regionali .

Bisogna ricordare ai colleghi le principali norme che regolano la materia.

La necessità che chi esercita la professione di giornalista sia iscritto all’Ordine è particolarmente evidente nel caso degli uffici stampa degli enti pubblici. In base alla legge 150 del 2000, infatti, c’è una netta distinzione tra la figura del Portavoce (Art. 7) che ha “compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione” ma può non essere un giornalista, e gli Uffici stampa (art. 9), “costituiti da personale iscritto all’albo nazionale dei giornalisti”.

Il capo ufficio stampa “…cura i collegamenti con gli organi di informazione, assicurando il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell’amministrazione”.

Se non si contrasta l’abuso ci sarà un’abolizione di fatto della categoria.

Nella qualità di editore, nonostante le difficolta del momento, cerco di fare il possibile per far crescere questa professione in quanto credo fortemente e ancora nella libera informazione indipendente non finanziata da partiti e da Enti pubblici e dallo Stato.

Aiutateci a fare crescere i professionisti della libera informazione del nostro domani!

Ecco che diviene essenziale la vostra donazione del 5×1000, C.F.  93479870722 – all’ Anim’ Associazione Nazionale Italiani nel Mondo, editrice dei giornali on line IL CORRIERE NAZIONALE, www.corrierenazional, CORRIEREPL.IT,net, www.corriere.pl.it, RADICI, www.progetto-radici.it, che ha come scopo avvicinare i giovani alla giusta formazione e informazione

https://www.corrierepl.it/2021/04/14/il-5-per-mille-allanim-associazione-nazionale-italiani-nel-mondo-aps-per-una-libera-informazione/

Antonio Peragine

direttore@corrierepl.it

1 COMMENTO

  1. Come fa a paragonare il mestiere del giornalista con professioni tecniche come quelle del chirurgo e dell”ingegnere? Tutti – ma proprio tutti – possono scrivere articoli (è lo stesso art. 21 della Costituzione a garantirlo) e viene persino insegnato al liceo, mentre non tutti sanno fare il lavoro dell’ingegnere e del chirurgo senza adeguata istruzione. Quando si scrivono articoli bisogna conoscere le leggi sulla diffamazione, bisogna sapere quali sono le regole quando si parla di minori? Certo, ma a verificare tutti questi aspetti e prendere tutte le misure necessarie quando non venissero rispettati devono essere il direttore di giornale e l’editore. Non un ordine professionale, che in tanti paesi occidentali neanche esiste per il giornalismo, che viene considerato una professione libera.
    La verità è che potervi definire giornalisti solo perché fate parte del club, perché possedete un tesserino, serve solo a farvi sentire speciali, una spanna avanti a tutti quelli che scrivono anche ottimi articoli su un blog ma non sono iscritti all’albo o a tutti i ragazzi sfruttati dalle redazioni con la promessa dell’iscrizione all’albo dei pubblicisti senza che gli venga mai concessa, per quanto preparati e bravi siano.
    Il giornalista lo si dovrebbe fare, non lo si dovrebbe essere. È il momento che abbandoniate certi privilegi e smantelliate l’Ordine dei giornalisti una volta per tutte, responsabilizzando di più editori e direttore, esattamente come funziona in tanti paesi esteri.

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