Principale Politica Diritti & Lavoro Scandalizzarsi per Fedez? Non è proprio il caso!

Scandalizzarsi per Fedez? Non è proprio il caso!

Perché, se al concertone del 1° Maggio fosse stato invitato un intrattenitore che la pensa sul tema delle coppie gay in maniera opposta a quella del signor Fedez, niente sarebbe cambiato.

GretaCC BY-SA 2.0, attraverso Wikimedia Commons

Sarebbe bello se la discussione sul “caso Fedez” affrontasse i veri problemi che ancora una volta sono venuti alla ribalta e non quelli fittizi in tema di libertà e informazione.

Le opinioni del sig. Fedez interessano relativamente, ma nessuno può censurarlo o chiedergli di autocensurarsi. A maggior ragione perché lo “scandalo” poggia su dichiarazioni certamente rese e documentate di esponenti leghisti. Secondo me aberranti ma anch’esse legittime e non censurabili.

Il problema è: chi decide e come le presenze e i contenuti, e in che misura, nei grandi mezzi di informazione, soprattutto radiotelevisiva? Perché, se al concertone del 1° Maggio fosse stato invitato un intrattenitore che la pensa sul tema delle coppie gay in maniera opposta a quella del signor Fedez, niente sarebbe cambiato.

In Italia, si è creata una condizione tale, che questo è diventato il più grosso nodo per la nostra democrazia. A tal punto che la condiziona e la limita. Da trenta anni, cioè dal golpe mediatico-giudiziario di Tangentopoli, i partiti sono semplici larve, gusci vuoti. Non c’è discussione e, soprattutto, nessuna decisione viene realmente messa ai voti. La politica italiana si è ridotta ad un Truman Show. Il sistema televisivo, e ora anche i social media, creano e assicurano la vita da protagonista o da comparsa degli attori della politica nostrana. Nei talk show si scelgono gli ospiti assegnando le parti. E gli invitati sanno bene il ruolo che devono sostenere se vogliono essere convocati nuovamente. E, come se non bastasse, si vorrebbe anche decretare in anticipo l’esito delle elezioni attraverso il dilagare di sondaggi per lo più farlocchi.

Quello di garantire “par condicio” a tutti i soggetti ( partiti, espressioni culturali e sociali, singole persone) è tema antico e variamente affrontato. Un quarto di secolo fa, su sollecitazione del presidente della Repubblica, Scalfaro fu varata una legge per la par condicio in politica. Ne venne fuori un testo all’italiana: un ginepraio di norme e immancabili severe sanzioni tali da consigliare di farsi accompagnare dal proprio avvocato ai giornalisti che volevano scrivere di politica durante le campagne elettorali. Nel frattempo il sistema si è perfezionato: sotto la grande campana del Truman show si è determinata la saldatura di quei poteri che in democrazia dovrebbero restare separati: governo, camere, giustizia, partiti. Sempre più svuotati nel loro ruolo a favore del potere dei media e dei loro padroni (editori e inserzionisti pubblicitari). Evidentemente a molti sta bene così.

Nicola Cariglia 

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