Principale Politica Diritti & Lavoro Gioco d’azzardo e cannabis sono le ‘dipendenze patologiche’ dei giovani

Gioco d’azzardo e cannabis sono le ‘dipendenze patologiche’ dei giovani

La ministra per le Politiche giovanili con la delega per le politiche antidroga, Fabiana Dadone, ha tratteggiato un quadro non incoraggiante aggravato dalla pandemia e dall’uso eccessivo di Internet. Gli under 25 i più esposti alle dipendenze.

Droghe ‘classiche’ e sintetiche, uso frequente di cannabis. Ma anche gioco d’azzardo, alcol e psicofarmaci. Sono le ‘dipendenze patologiche’ dei giovani, spesso anche minorenni, nel quadro delineato dalla ministra per le Politiche giovanili con delega per le politiche antidroga, Fabiana Dadone, in audizione davanti alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza in merito all’indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani. Un quadro aggravato anche dall’isolamento causato dall’emergenza Covid e agevolato da un uso eccessivo di Internet.

“Si è registrata – ha spiegato la ministra – una forte crescita della dipendenza dal gioco d’azzardo, sostenuta da un mercato e da un flusso economico consistente nonché da una rete sempre più capillare di sistemi di gioco”.

Una pratica, ha affermato, che “rientra tra i comportamenti a rischio assunti da una buona parte dei giovani: il 45,2% degli studenti, compresi i minorenni, ha giocato somme di denaro nel 2019, acquistando soprattutto ‘gratta e vinci’ e lotterie a vincita immediata, facendo scommesse, soprattutto sportive, giocando a carte, a Lotto e Superenalotto o ancora alle Slot machine/ Videolottery”.

“L’accesso al gioco d’azzardo – ha sottolineato – è favorito dalla costante connessione a Internet: il 10,4% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha puntato soldi reali nel mondo virtuale accedendo attraverso lo smartphone, senza esclusione per i minorenni i quali, utilizzando un ‘falso profilo’ o quello di un genitore o di un maggiorenne, riescono a superare le restrizioni imposte dalla legge”.

La ministra poi ha allargato lo scenario: “Il 3,2% degli studenti ha fatto uso frequente di cannabis, l’1,3% ha fatto uso frequente di psicofarmaci per via di somministrazione diversa dalla prescrizione medica, lo 0,4% uso frequente di cocaina, lo 0,3% di eroina, allucinogeni e stimolanti” specificando che per “consumo frequente si intendono 10 o più assunzioni al mese”.

“L’1,4% dei ragazzi – ha messo in evidenza – ha assunto sostanze senza sapere cosa fossero e quali effetti avrebbero potuto provocare, aumentando il grado di rischio correlato. La maggior parte dei giovani utilizzatori ha consumato queste sostanze sotto forma di pasticche (42%) e in forma liquida (30%), ma anche di polveri (23%), di miscele di erbe (22%) o di cristalli da fumare (15%), riferendo anche della facilità di reperimento, sia attraverso i luoghi tradizionali del mercato illegale (spaccio di strada, discoteca, ecc.) sia online”.

“Il mondo delle sostanze stupefacenti – ha spiegato ancora la ministra Dadone – si è evoluto e modificato. Molto in voga tra i giovani sono le Nuove sostanze psicoattive (Nps): droghe sintetiche, create in laboratorio e difficili da identificare anche per le loro caratteristiche velocemente modificabili. Il digitale e lo spazio web, soprattutto quello sommerso, il cosiddetto ‘dark web’ e, in parte, il ‘deep web’ sono luoghi virtuali utilizzati per reperire prodotti illeciti, il più delle volte sconosciuti. È questo il nuovo mercato delle sostanze psicoattive, che si integra a quello tradizionale in linea con i nuovi stili di consumo: così alle bevande alcoliche, al tabacco e alla cannabis, ma anche a cocaina, eroina, amfetamine, si affiancano le nuove sostanze, ma anche psicofarmaci, semi e piante”.

“Le Nps – ha proseguito – pur essendo comparse sul mercato solo da pochi anni, hanno dimostrato di avere una forte attrattiva tra i più giovani, tanto che il 9,5% degli studenti riporta di averle utilizzate almeno una volta nella vita. Per la maggior parte si è trattato di cannabinoidi sintetici, comunemente conosciuti come ‘spice’ (5% degli studenti), ma anche di Salvia Divinorum, oppioidi sintetici o, ancora, di ketamina (tutte attorno all’1%)”.

“Alle tradizionali dipendenze da sostanze stupefacenti e alcol si sono aggiunte nel corso degli anni recenti – ha sostenuto ancora la ministra – la dipendenza alimentare connessa a disturbi alimentari e a disturbi della percezione di sè, collegati alla distorsione della propria immagine anche a causa dei modelli estetici e comportamentali sempre più influenti”.

Dadone ha sottolineato infine che, come è emerso dalla Relazione al Parlamento 2020 sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia e dall’indagine Espad Italia (European School Survey Project) elaborata dal Cnr, “la popolazione under 25 resta in assoluto la più esposta all’adozione di comportamenti a rischio di dipendenza, in particolare i giovanissimi fra i 15 ed i 19 anni”.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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