Principale Arte, Cultura & Società Musica, Eventi & Spettacoli Nomadland

Nomadland

finalmente riaprono le sale cinematografiche …lentamente, con cautela, distanziati, con mascherina potremo finalmente sederci e assistere a tutto quello che ci siamo persi in questo lunghissimo periodo di pandemia. Cominciamo allora a raccontare del film vincitore del Leone d’oro a Venezia e di tre Oscar.

Regia Chloé Zhao, la prima regista di colore (dieci anni dopo Kathryn Bigelow Oscar nel 2010) che alla sua prima nomination ha ritirato ben 3 statuette: miglior regia, miglior film…

Con Frances McDormand Oscar quale miglior attrice protagonista e anche produttrice del film.

Ho sognato che uscivamo a riveder le stelle e nel buio ho visto una luce, pareva da lontano la luce di un proiettore  e nel cielo, ancora buio, quasi schermo gigante di una infinita sala, comiciavano a disegnarsi titoli, nomi, personaggi, festival, Leoni d’oro, Oscar. Tutto questo solo per dirvi che finalmente riaprono le sale cinematografiche …lentamente, con cautela, distanziati, con mascherina potremo finalmente sederci e assistere a tutto quello che ci siamo persi in questo lunghissimo periodo di pandemia. Cominciamo allora a raccontare del film vincitore del Leone d’oro a Venezia e di tre Oscar Miglior regia, miglior film, migliore attrice protagonista, confermando così la tradizione che spesso i film premiati a Venezia aprono le porte alle nomination e ai premi all’Oscar.

E’ la storia di un nomadismo attuale figlio di un sogno americano disilluso.  Si può essere nomadi per scelta, per spirito di avventura o per lasciarsi alle spalle le ferite imputabili alla vita passata. Cosa muove la protagonista del film  della cinese, trapiantata prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti – anche lei nomade –  Zhao a muoversi  con un camper arrangiato tanto da essere qualcosa di simile ad una mini casa, come vanno tanto di moda adesso. Spazi ridotti che ingegnosamente Fern (Frances McDormand) utilizza al meglio. Tanto che alla fine dell’ultimo lungo viaggio acquistare un furgone le costerebbe meno che farlo riparare, ma tutte le ingegnose modifiche andrebbero perdute: a questo punto la dolorosa scelta di chiedere aiuto alla sorella. Un prestito risolverebbe la situazione, ma a che prezzo? La sorella, che vive in una casa vera, con un marito vero e dei vicini veri, tenta un ricatto morale che suona di rimpianto a lungo tenuto segreto. La vita di Fern, spirito nomade fin dall’inizio, lascia un vuoto nella vita di chi l’aveva conosciuta prima che intraprendesse il viaggio, sia fisico, per le strade dell’America, sia metafisico, all’interno di se stessa. Cosa spinge Fern a questa vita da nomade? Il crollo di un’attività imprenditoriale nel Nevada e la morte del marito, ma anche la sua vita passata, il non essersi mai sentita a casa in nessun luogo, neppure in quello in cui è nata.

E’ un film di incontri, dove i vari personaggi che si lasciano si incontrano nuovamente “sulla strada”.  Fern ha più di una possibilità di fermarsi, non solo dalla sorella, ma anche a casa dell’amico di nomadismo interpretato da David Strathairm, che si è innamorato di lei lungo il viaggio. Fern preferisce la vita che si dipana da uno stato all’altro di un’America fatta di spazi, natura selvaggia, seguendo l’esempio di una sorta di santone che vuol fare qualcosa di buono per sé e per gli altri, per rendere utile una vita minata dal suicidio del giovane figlio.

E’ questa vita precaria, rivitalizzata da lavoretti stagionali, come lo stressante impiego da Amazon all’inizio e alla fine del film una scelta definitiva? Per Fern sì per il suo amico no: alla fine decide di fare il nonno, visto che non ha mai imparato a fare il padre. Stabilirsi in casa del figlio diventa allora un riscatto, una possibilità nuova, come la giovane vita del nipote.

Le atmosfere della pellicola sono sottolineate dal paesaggio che muta ad ogni destinazione e dalle musiche di Ludovico Einaudi che qualcuno ha voluto vedere troppo malinconiche, ma che a noi appaiono appropriate. La McDormand dà vita ad film che senza il suo apporto sarebbe ‘solamente’ bello.  L’attrice che ha prodotto il film dopo aver acquistato i diritti del libro che tratta questo particolare nomadismo afferma: “ci sono persone che cambiano vita perché non si riconoscono nei dettami del consumismo. Queste comunità sono ecologiche, autosufficienti e solidali. Fare quel tipo di vita, spostarsi continuamente nei grandi spazi, mantenersi con lavori stagionali e occasionali sono scelte difficili, ma hanno molto a che fare con il sogno americano che non è solo il sogno di aver successo a livello economico”.

Maria Rita Monaco

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.