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Calcio, figlio di un dio maggiore

Ogni tanto è utile ricordare, se non altro per chiedersi se in Italia ci stanno figli e figliastri.

Senza dubbio sono stati “figli” i debiti che la gestione Cragnotti della Roma aveva accumulato nei confronti del fisco negli anni 2000. Questi furono graziosamente rateati per una durata di circa trent’anni (la Roma ne avrà sino al 2028). Poteva lo stato fare fallire la squadra mal gestita? No, per carità! Meglio trovare un compromesso senza precedenti in nome della pace sociale tra tifosi e la “cosa pubblica”.

Possono però fallire per debiti i “figliastri”: il pizzicagnolo sotto casa, il piccolo imprenditore, l’albergatore e il carrozziere, il ristoratore e l’officina. Trent’anni di tolleranza tributaria ai vessati non è cosa pensabile.

Muore Maradona, l’Inter vince lo scudetto, ecco che i “figli” si riversano disordinatamente nelle piazze, facendo a pezzi le norme anti Covid, stracciando ogni prudenza, umiliando ogni accorto comportamento. Libertà d’infezione! Nessuno avrà conseguenze amministrative. Prefetto, Questore, Sindaco non osano fermare la folla, e rispedirla a casa, con le forze dell’ordine a rischio di essere fagocitati dai tifosi, azzardando un urlo di rivolta.

A essere multati sono i “figliastri”, i poveri cristi, che senza l’usbergo della massa aprono un locale per necessità, deambulano solinghi, magari a passi tardi e lenti, quando la parola d’ordine è “tutti in casa”. Ovvero quando l’imperativo è: “tutti all’aperto”, anche se un improvviso acquazzone consiglia il gestore di far rientrare i clienti nel locale.

Ma quello che più sconcerta non è tanto l’esistenza di figli e figliastri, cosa risaputa in ogni famiglia, ma è l’atteggiamento di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. Chi non ha nulla da perdere non ha nulla da temere, se ne può infischiare delle ganasce fiscali, delle iscrizioni al Crif degli avvisi di mora, ma se si possiede qualcosa al sole, ecco che ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza, la Pubblica Amministrazione se ha crediti non perdona e ti inseguirà oltre la tomba. A meno d’essere figli di un Dio maggiore.

Giuseppe Rinaldi

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